2027 – La guerra per il porto franco di Trieste 

 

Dimentichi dell’ ammonimento di Hobbes che nel Leviatano scriveva” “Le parole son trombe di guerra”, i leader politici europei e la gran parte dei media parlano ormai apertamente e insistentemente di coinvolgimento diretto in una guerra sul suolo europeo e della necessità di una corsa agli armamenti.
L’ opinione pubblica, però, non si rende ben conto di dove possa realmente portare questa deriva e quali siano le concrete conseguenze sulle vite di ciascuno.

Trieste è un sensibile sismografo delle turbolenze geopolitiche internazionali e da questo osservatorio sono precocemente evidenti i segni delle tempeste che si vanno formando nella generale inconsapevolezza da sonnambuli.  L’ allusione al libro di Christopher Clark  “I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra” è voluta.

Trieste è’ infatti un porto internazionale posto su una faglia geopolitica attiva e all’ incrocio tra i mondi latino, slavo e tedesco.
La città, nata come Porto Franco dell’ Impero Asburgico, e legata da intensi rapporti con il Porto Franco “gemello” di Odessa fondata dalla zarina Caterina II, è stata investita in pieno dalle grandi tragedie del ‘900: dai funerali di  Francesco Ferdinando e consorte assassinati a Sarajavo, le cui salme furono qui sbarcate dalla  SMS Viribus Unitis, “casus belli” della Grande Guerra, a territorio annesso al Terzo Reich con tanto di lager con forni crematori (Risiera) gestito dalle SS anche ucraine durante la Seconda Guerra Mondiale, a Territorio Libero “indipendente” fino al 1954, alle vicinissime e sanguinose “guerre jugoslave” degli anni ‘90.

Ognuna di queste crisi belliche aveva colto di sorpresa la gente comune che non si aspettava un tale tragico precipitare degli eventi.
L’ attuale crisi del Mar Rosso e del Canale di Suez, alla cui costruzione Trieste aveva contribuito in modo determinante – conseguenza delle azioni belliche degli Houthi in solidarietà con i palestinesi di Gaza – ha immediatamente causato un calo di ben il 27% del traffico container nel porto giuliano, con conseguenze anche sull’ occupazione dei lavoratori portuali.

Lo strategico oleodotto che parte da Trieste per trasportare petrolio fino alla Baviera, e che nel 1972 subì un attentato devastante ad opera dei palestinesi di Settembre Nero, era fino a poco fa alimentato con greggio  russo proveniente dal Mar Nero.

E’ ormai operativo il “corridoio” ferroviario che collega Trieste sull’ Adriatico a Kiel e Rostock sul mar Baltico.
Recentemente gli Stati Uniti si sono posti di traverso alla possibilità che il porto triestino, collegato all’ Europa da una estesa rete ferroviaria eredità dell’ Impero, diventasse il terminal europeo della “Nuova Via della Seta” proposta da Pechino, paventando un “dual use” civile/militare dei traffici commerciali cinesi.

E non hanno nemmeno visto di buon occhio i recenti investimenti tedeschi che hanno visto la società pubblica che controlla il porto di Amburgo acquisire la concessione di un importante terminal nel porto della città giuliana.

Paolo Deganutti ha pensato di portare un necessariamente piccolo contributo al lento “risveglio” dell’ opinione pubblica, ancora incredula rispetto al possibile precipitare di una crisi bellica favorita da discorsi e comportamenti irresponsabili delle élite politiche, ponendo in forma narrativa dei temi geopolitici generalmente percepiti come ostici e ipotizzando l’ evolversi della situazione attuale sulla base di precedenti storici e delle tendenze delle forze in campo. Ne è nato un “thriller geopolitico” ambientato in un futuro vicino, descritto sulla base dei dati geopolitici e militari attuali, che a poche settimane dalla pubblicazione ha già visto, purtroppo, realizzarsi alcune ipotesi di “escalation”.

La narrazione di 2027 – La guerra per il porto franco di Trieste (Amazon 2024 Euro 13,99) simula un racconto storico scritto in un ipotetico futuro per descrivere gli avvenimenti del 2027 e le loro dettagliate origini geopolitiche, storiche e culturali.

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La trama

La “Guerra Mondiale a pezzi”  tra Oriente e Occidente, denunciata da Papa Francesco, e che coinvolge le aree di maggior attrito tra i due schieramenti, sta ormai interessando  i Balcani, l’ Europa centro-orientale e l’Adriatico e Trieste ne è investita direttamente.
Il suo strategico Porto Franco, storico fulcro tra Europa centrale  e l’ Oriente, è conteso tra chi lo vuole considerare un porto della  NATO, condizionato dalla logistica militare al servizio delle basi americane di Aviano e Vicenza e degli schieramenti di truppe e  armamenti nel teatro europeo, e chi vuole invece affermarne l’ uso civile e commerciale al servizio dell’ intera comunità internazionale, nessuno escluso, come previsto dal Trattato di Pace del 1947 che lo istituisce.

La “Questione di Trieste” è tornata dunque sotto i riflettori internazionali in un quadro che vede l’ Europa, e la sua economia a guida tedesca, diventata il principale perdente nello scontro per l’ egemonia tra Stati Uniti e Oriente emergente.

La situazione internazionale da un difficile inizio del 2024, che evidenzia drammaticamente la crisi dell’ ordine mondiale, evolve caoticamente: le forze navali occidentali nel Mar Rosso si dimostrano inefficaci nel  contrasto alla guerra asimmetrica degli Houthi e incapaci di ripristinare la regolare navigazione attraverso Suez. Intanto il conflitto in Medio Oriente, dopo ulteriori massacri nel sud della striscia di Gaza, si allarga a partire dal sud del Libano, e a sua volta innesca scontri nei Balcani: mai veramente sedati e sempre più inquieti con ripetuti scontri tra Kosovari musulmani e Serbi cristiano ortodossi, storici alleati della Russia.

Nel frattempo la crisi dell’ Ucraina, sia per la carenza di munizioni dovute all’ incapacità del sistema industriale occidentale di reggere una guerra di logoramento di tale intensità, sia per la carenza di uomini, si manifesta anche con divisioni interne ai vertici di Kiev e apre la strada ad un’ avanzata russa fino ad Odessa e alla Transnistria che  realizza la storica aspirazione russa all’ accesso ai “mari caldi”.

La tensione aumenta anche nell’ area baltica e particolarmente intorno al Corridoio di Suwalki attraverso cui avviene il trasporto degli approvvigionamenti all’ exclave russa di  Kaliningrad, che Polacchi e Lituani intendono bloccare in seguito al precipitare degli eventi in Ucraina.

In questo quadro di crescente disordine mondiale emerge nei fatti, se non nell’ ufficialità, la tendenza alla inevitabile coagulazione degli interessi dei paesi eurasiatici:  in particolare della Russia, detentrice di enormi fonti energetiche e di materie prime, e delle principali potenze industriali che le utilizzano: Cina e Germania.

Tende a realizzarsi così il principale incubo per la potenza americana: il “triangolo eurasiatico” Pechino, Mosca e Berlino. La Germania, infatti, e la sua estesa area di influenza economica che comprende il nord-est italiano,  sono entrati in una forte recessione ed hanno la necessità di ripristinare il naturale modello economico basato sull’ importazione di energia a basso costo dalla Russia,  compromessa anche militarmente dall’ attentato al gasdotto Nord Stream.

Tanto da giustificare la gestazione di una “coalizione eurasiatica multipolare”, almeno informale, con il compito di ricondurre il caos crescente a un maggior ordine che l’egemone americano, in declino e grave crisi interna, non è più in grado di assicurare.
Emerge, nelle difficoltà e con i dolori di un parto, una nuova concezione dell’ ordine mondiale basata sul multipolarismo che già si era manifestata con la crescita dei BRICS.

Il tentativo eurasiatico di riprendere la normale circolazione delle merci, cinesi e russe comprese, dopo un lungo periodo di sanzioni e blocchi che hanno provocato in Europa una grave crisi economica, si concretizza in un convoglio commerciale, fortemente simbolico e scortato militarmente, diretto allo strategico Porto di Trieste, “gate” naturale  per l’Europa centro orientale e  l’unico dotato dello status internazionale di Porto Franco e quindi aperto a tutti i paesi.

Nonostante la Germania, dove il governo è ormai cambiato, sia favorevole il convoglio viene interpretato dagli Stati Uniti e i loro stretti alleati come una provocatoria violazione alle unilaterali sanzioni occidentali, fatte assurgere al rango di leggi internazionali “erga omnes”. Il conseguente tentativo di blocco degenera, per un incidente, in uno scontro navale in cui emerge il forte ritardo degli USA riguardo alla tecnologia delle armi ipersoniche.

Anche la città di Trieste viene coinvolta con azioni di spionaggio e sabotaggio, come già negli anni ’50 del secolo scorso, e da un’ azione bellica “ibrida” di taglio terrorista che provoca numerose vittime civili.  Cui, poco dopo, si sovrappone il precipitare degli eventi intorno a Taiwan in seguito ad altri prevedibili incidenti, legati alle armi autonome dotate di AI, nel corso delle sempre più frequenti esercitazioni militari nello stretto che la separa dalla Cina.

L’evoluzione dello scenario geopolitico e bellico, portato alle estreme conseguenze ma descritto con realismo e ricco di interessanti riferimenti storici e culturali poco noti al pubblico italiano, s’intreccia con le storie personali di un gruppetto di giovani tra paura, amore e speranza. E con la volontà di pace, libertà di commercio e civile convivenza delle popolazioni coinvolte loro malgrado. Alle speranze dei giovani si contrappongono gli echi sinistri dell’ inizio delle precedenti Guerre Mondiali che sono entrati nella coscienza collettiva di quest’ area del mondo che lì ha vissuti in prima persona poche generazioni prima.

 

L’autore

Paolo Deganutti ha scritto i seguenti articoli pubblicati dalla rivista di geopolitica Limes sui temi inerenti al Porto Franco di Trieste e alla faglia geopolitica su cui è posta la città:

Il porto franco di Trieste piace a Mitteleuropa e Cina. L’ Italia è altrove” Limes n.4 – 2017
Siamo tornati agli splendori asburgici: conversazione con Zeno D’ Agostino presidente dell’ Autorità portuale del mar Adriatico orientale” Limes n.4 – 2017
L’ irriducibile alterità di Trieste” Limes n.10 -2019

Suoi sono diversi articoli sull’ edizione on-line di Limes inerenti i temi trattati nel libro : “Il Porto Franco di Trieste è realtà: non sprechiamola” 14/09/2017; “Trieste come snodo europeo delle nuove vie della seta, da ipotesi a realtà” 20/09/2018; “Il ruolo internazionale del Friuli Venezia Giulia è un vantaggio per l’ Italia. Conversazione con Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia” 18/10/2018.
Ha organizzato numerosi convegni di geopolitica col Limes Club Trieste e il Club Geopolitica Trieste di cui è uno degli animatori.

 

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