Cossiga (AIAD): investire nella Difesa è necessario ma l’industria non è pronta per una guerra”

 

”Assicurare la sicurezza nazionale significa avere delle forze armate in grado di difendere il Paese e quindi purtroppo è necessario, più che utile, investire in Difesa” ha detto ieri ai microfoni di ”On Air The Skill”, il podcast del Gruppo The Skill, il presidente della Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD), Giuseppe Cossiga.

“Come ha detto anche il ministro Crosetto il nostro Paese, come molti altri Paesi europei, non è pronto a entrare in guerra. Io posso parlare solo dal punto di vista dell’AIAD. L’industria della Difesa non è pronta perché in tutti questi anni, in particolare nei più di 30 anni dal crollo dell’Unione Sovietica, noi non ci siamo preparati alla guerra.

Abbiamo creato un’industria in grado di soddisfare le esigenze per un esercito di pace. Se oggi, a questa industria, chiediamo di produrre quello che è necessario per combattere una guerra del tipo quella in Ucraina la risposta è: non siamo pronti. Non tanto dal punto di vista delle tecnologie, ma proprio dal punto di vista della capacità produttiva. Siamo in grado di produrre armi molto sofisticate e di grande qualità, ma ne produciamo troppo poche”.

Per Cossiga “sino alla guerra in Ucraina l’argomentazione che l’industria della difesa portava sempre era che per ogni euro dato a questo comparto le ricadute sul sistema produttivo del Paese e quindi sull’economia sono quattro volte più grandi.

Ma in realtà il tema centrale è che, per vivere, la gente ha bisogno della sicurezza e la sicurezza quando siamo in pace è la polizia, i vigili urbani, i vigili del fuoco, mentre quando ci avviciniamo a situazioni più complesse come quella di una guerra la sicurezza è avere delle forze armate in grado di difendere il Paese. E qui nasce il problema, perché noi abbiamo le tecnologie, ma il nostro Paese non è pronto, non ha gli stabilimenti industriali, non ha materie prime per poter realizzare, nella tempistica che è diventata oggi prioritaria, i sistemi che le vengono richiesti.

“Se, in pratica – ha aggiunto Cossiga – ci siamo abituati a una certa quantità al mese, in stato di necessità siamo in grado di incrementarla? Se si tratta di poco di più, forse sì, ma se l’incremento è più significativo non ho il personale, non ho gli stabilimenti e non ho le componenti perché, ad esempio, un missile è fatto poi da sottoinsiemi che vengono fabbricati anche in altri Paesi e se il mio il motore del mio missile è fatto in Italia e ci sarà un’altra azienda che avrà gli stessi problemi ha fatto dieci motori al mese, adesso gliene chiedo cinquanta. Ma se la mia testata è fatta in Francia e la Francia ha triplicato la sua produzione di missili magari per noi, come azienda e dunque come Italia, non ve ne sono più disponibili”.

Per il presidente di AIAD “come vediamo da quello che accade in Ucraina, è confermato il principio che gli eserciti si preparano sempre per la guerra che hanno appena finito di combattere, non per quella che combatteranno. Noi oggi vediamo una serie di necessità confermate e incrementate: di difesa dagli attacchi aerei o dagli attacchi missilistici contro le città e le infrastrutture critiche. E in questo la difesa aerea tradizionale, continua a rivestire un ruolo centrale.

Poi però abbiamo una nuova minaccia che prima non si concepiva. Fino a poco tempo fa era stato sottovalutato il pericolo rappresentato da sciami di piccoli oggetti a basso costo che sono però in grado di fare molto male sul campo di battaglia e con incursioni a lunga a lunga gittata. Ebbene oggi noi siamo prevalentemente dotati di missili antiaerei estremamente efficaci, e ciascuno costa magari alcuni milioni di euro, che però non è esattamente il sistema più efficace per abbattere un drone da poche migliaia di euro”.

Cossiga ha concluso ricordando che “in ambito internazionale, per quanto riguarda il livello tecnologico in tutti i settori dell’industria della Difesa, l’Italia è sempre tra i Paesi più importanti del mondo, abbiamo però una capacità produttiva estremamente limitata sia noi, sia i nostri partner e alleati in Europa. Quindi non possiamo neanche pensare di soddisfare le nostre esigenze andando a comprare all’estero, perché in questo momento tutti i Paesi sono impegnati allo stremo delle forze e delle capacità produttive a soddisfare le esigenze del proprio cliente di riferimento che per l’industria la difesa come potete immaginare  è sempre il sistema militare del proprio Paese”.

(con fonti agenzie DIRE e Adnkronos)

 

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