La quarta portaerei cinese avrà propulsione nucleare?

 

La Cina continua ad affermare la sovranità e i diritti sul Mar Cinese Meridionale che secondo la sua narrazione ufficiale, risalerebbero a “tempi antichi”. In generale, rivendica tutto quello che è dentro la linea dei nove trattini (linea tratteggiata a forma di U), una rappresentazione visiva delle rivendicazioni che appare su alcune mappe ufficiali cinesi. Questa linea si estende per 2.000 chilometri dalla terraferma cinese, abbracciando oltre la metà del mare.

Pechino non è il solo ad avere delle pretese sul mare in questione, ma è in buona compagnia: Indonesia, Brunei, Malesia, Vietnam, Filippine, tutti membri dell’ASEAN. In passato si sono verificati alcuni scontri tra la Cina e alcuni di questi paesi. Nel corso degli anni, Pechino ha aumentato rapidamente il suo dispiegamento militare nel Mar Cinese Meridionale.

Per far fronte a questa situazione, gli Stati Uniti, che pur non avendo pretese sulle acque in questione, hanno schierato navi da guerra e aerei per pattugliare e promuovere la libertà di navigazione (FONOP) e sorvolo nel Mar Cinese Meridionale. Negli ultimi anni hanno aumentato la frequenza delle operazioni per contrastare le rivendicazioni della Cina nella regione in questione. Washinton, in particolare, non riconosce le rivendicazioni della Cina e non accetta le richieste di notifica preventiva o di autorizzazione per le missioni di sorveglianza in prossimità delle acque territoriali reclamate da Pechino.

La Cina, da parte sua, ha rafforzato il suo dispositivo militare con un rapido potenziamento navale che, ultimamente, risulta piuttosto evidente. Numericamente, possiede la più grande marina militare del mondo con circa 370 tra navi e sottomarini, tra cui più di 140 grandi navi da combattimento di superficie, contro  la flotta degli Stati Uniti che ne conta 291. Pechino lo scorso anno ha incrementato la sua flotta, con altre navi, incrociatori, cacciatorpediniere e un’altra portaerei per un totale di 30 nuovi mezzi. La Marina cinese è composta in gran parte da moderne navi e sottomarini multi-missione.

Per controllare le acque contese, Pechino pattuglia regolarmente la zona con l’aiuto delle sue portaerei. Due sono in servizio, mentre altre due sarebbero in costruzione. Attualmente le due in servizio sono la Liaoning da 60,000 tonnellate e la Shandong da 65,000 tonnellate (nelle foto che illustrano l’articolo).

La Liaoning, di costruzione sovietica, è stata venduta ai cinesi dall’Ucraina nel 1998. La seconda portaerei, la Shandong, è una copia della Liaoning ma di produzione cinese. È entrata in servizio nel 2019 e da allora ha navigato principalmente nel Mar Cinese Meridionale. Le due navi non sono a propulsione nucleare e non dispongono di un sistema di catapulta. La terza portaerei, la Fujian (80,000 tonnellate), con un sistema di alimentazione convenzionale è stata varata nel 2022 e si troverebbe ancorata in un cantiere navale a Shanghai. Si prevede che entrerà in servizio nel 2025. Quest’ultima è più grande delle due attualmente in servizio e utilizza catapulte elettromagnetiche, è sottoposta a test di ormeggio e si prevede che effettuerà prove in mare quest’anno.

Secondo recenti indicazioni la Cina starebbe costruendo una quarta portaerei. La notizia è stata riportata nei primi giorni del mese scorso, dal South China Morning Post, ed è stata attribuita all’ammiraglio della Marina Yuan Huazhi.

Alcuni analisti presumono che la portaerei possa essere a propulsione nucleare, garantendole così maggiore autonomia e maggiore velocità, mentre altri sostengono che sia ad alimentazione convenzionale come la terza, la Fujian, giustificando la scelta in base ad un rapporto tra i costi e una più rapida generazione di capacità di combattimento.

Altre fonti stampa riportano che Pechino abbia bisogno ancora di alcuni anni affinché possa essere in grado di costruire una portaerei a propulsione nucleare. Indiscrezioni riferiscono che i cinesi ambiscono ad avere un totale di cinque o sei portaerei nella loro flotta entro il 2030-35.

L’aumento del budget per la difesa della Cina riflette la crescente ambizione militare del paese. La spesa per la difesa cinese salirà quest’anno a 215,5 miliardi di dollari, segnando un aumento del 7,2% rispetto allo scorso anno e rappresentando circa l’1,2% della produzione economica totale della nazione.

La quarta portaerei cinese, darebbe alla forza navale una maggiore proiezione marittima e una maggiore capacità di risposta globale con la possibilità di effettuare schieramenti navali in mari lontani. L’obiettivo principale cinese rimane comunque il Mar Cinese Meridionale.

Secondo la valutazione annuale del Pentagono sull’Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLA) del 2023, “la capacità della Marina cinese di svolgere missioni al di là della prima catena di isole (dalle Curili, inglobando il Giappone e Taiwan, la porzione nordoccidentale delle Filippine e termina nel Borneo) rimane modesta, ma starebbe crescendo man mano che acquisisce maggiore esperienza nell’operare in acque lontane e acquisisce piattaforme più grandi e avanzate”.

Il potenziamento militare cinese non fa dormire sonni tranquilli agli Stati Uniti e ai paesi che hanno dispute territoriali con la Cina nel Mar Cinese Meridionale, mentre altri paesi come la Russia non ne sembrano affatto turbati.

Secondo quanto riportato dal giornale cinese China Daily, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, alla domanda sul perché non sia preoccupato della militarizzazione della Cina, incluse le notizie sulla quarta portaerei cinese, ha risposto che negli ultimi decenni Cina e Russia hanno sviluppato una partnership strategica caratterizzata da un alto livello di fiducia e di cooperazione politica, economica tecnologica e sulla cooperazione militare e tecnica.

Foto PLA

 

Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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