Le missioni militari italiane all’estero nel 2024

 

Da tempo non si vedevano le deliberazioni del Consiglio dei Ministri sulle missioni militari all’estero delle nostre Forze Armate in questo periodo dell’anno. La celerità con cui sono state approvate è da ascrivere al fatto che il 19 febbraio scorso, dopo alcune settimane di gestazione, il Consiglio Affari Esteri della Unione Europea ha dato il via libera alla missione EUNAVFOR Aspides, destinata ad assicurare la protezione del traffico mercantile dagli attacchi dei ribelli Houthi Yemeniti nel Mar Rosso.

Oltre a essere stato uno dei Paesi promotori di questa iniziativa e avendo visto assegnarsi il comando tattico dell’operazione, per l’Italia diventava importante accelerare al massimo l’iter parlamentare di approvazione della missione e di conseguenza di tutte le altre. L’approvazione definitiva (limitatamente alle sole nuove missioni) è arrivata il 5 marzo, con il voto favorevole della Camera dei Deputati e del Senato, quando le navi dei vari Paesi in attesa di confluire in Aspides erano già presenti in zona di operazioni e impegnate nell’ingaggio di bersagli Houthi.

Ecco dunque emergere ancora una volta i limiti di alcuni processi decisionali, i cui tempi sono incompatibili con le attuali dinamiche degli eventi internazionali. Non a caso, lo stesso Governo (su spinta del Ministro della Difesa) ha provveduto a varare nel Consiglio dei Ministri del 25 gennaio scorso un Disegno di Legge avente come oggetto una serie di modiche alla Legge 145/2016; la cosiddetta “legge quadro sulle missioni internazionali”.

Questo Disegno di Legge è già stato depositato in Senato ed ha la finalità di rendere il procedimento di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali italiane più snello nonché più rispondente alle sempre più rapide evoluzioni del contesto internazionale.

Per sommi capi, gli interventi in oggetto consentiranno di agevolare l’impiego a livello operativo delle unità e dei mezzi impiegate nella stessa area al fine di incrementarne la interoperabilità e quindi la funzionalità.

Ma soprattutto, le nuove norme consentiranno di individuare ed approntare delle forze ad alta/altissima prontezza, da impiegare al verificarsi di crisi o in situazioni di emergenza. L’attivazione di queste ultime sarà disposta tramite una procedura accelerata, con delibera del Consiglio dei Ministri da inviare alle Camere per l’autorizzazione e con successiva decisione delle Camere stesse da assumere entro cinque giorni dalla deliberazione. Il tutto, per garantire una tempistica più rapida, in linea (per l’appunto) con le esigenze derivanti dagli scenari di crisi attuali.

Un altro intervento di non poco conto riguarda la semplificazione della procedura per la ripartizione delle risorse tra le varie missioni all’estero e la soppressione dell’obbligo di previa acquisizione del parere parlamentare sugli schemi di decreto di ripartizione delle risorse stesse. Anche in questo caso, la misura serve per rendere più snello il processo di assegnazione dei fondi alle singole missioni, il cui arrivo spesso ritardato creava problemi non indifferenti in termini di operatività.

Un’ultima modifica riguarda lo spostamento al 31 gennaio (dal 31 dicembre) del termine per la presentazione da parte del Governo alle Camere della relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della loro prosecuzione.

Dunque, un passo che non sottrae nulla in termini di controllo e valutazione del Parlamento dove il dibattito sulle missioni rinnovate anche per il 2024 è ancora in corso nelle competenti Commissioni.

 

Il contesto

L’analisi complessiva del contesto in cui si inseriscono le missioni è contenuta nella Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, illustra come l’Italia intende agire quest’anno e si apre sì con la seguente considerazione di carattere generale: «L’attuale contesto geostrategico di riferimento è caratterizzato dal moltiplicarsi di focolai di crisi, di crescente rilevanza e complessità». Poi però passa subito dopo a evidenziare l’aspetto legato alla contrapposizione per il predominio globale tra gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Popolare Cinese per poi concentrarsi su quel Mediterraneo Allargato che costituisce in maniera ormai solida la nostra area di primario interesse strategico.

E lo fa ricordando che esso rimane ancora pervaso da varie dinamiche destabilizzanti; da quelle più tradizionali (terrorismo, instabilità endemica di diversi Paesi e, soprattutto, situazioni di conflitto più o meno latenti ovvero esplicite), a quelle relativamente più recenti (sicurezza energetica e fenomeni migratori).

L’Italia rimane a tutti gli effetti al centro di un arco di crisi che, partendo dal confine orientale dell’Alleanza Atlantica influenzato dal conflitto Russo-Ucraino, si estende verso Sud evidenziando una tensione/conflittualità diffusa dapprima nel Caucaso (Georgia e Armenia), poi in Medio Oriente (scosso dal conflitto in corso a Gaza e dai diversi altri focolai di crisi più o meno recenti come quello nel Mar Rosso), si prolunga ancora verso Sud piegandosi al tempo stesso anche verso Occidente per evidenziare le condizioni di instabilità di molte regioni Africane (Nord Africa, Sahel e Corno d’Africa in particolare) e, infine, chiude questa sorta di cerchio ritornando a quello che è il nostro immediato vicinato (cioè i Balcani Occidentali).

Una analisi questa che ci conduce direttamente alle aree geografiche di intervento delle Forze Armate per il 2024: con il Mediteranno sempre centrale, dal quale puntare verso i Balcani e verso il fianco Orientale della NATO quando si parla di Europa. Partendo ancora dal Mare Nostrum si sviluppa poi un’altra direttrice tutta Africana che ci porta nel Nord del continente e poi verso la fascia Subsahariana e in direzione del Corno d’Africa con puntate anche verso altre zone specifiche, Con infine una ulteriore direttrice che punta direttamente verso il quadrante Medio-Orientale.

La Deliberazione in oggetto fa anche uno specifico riferimento a come si articolerà la nostra presenza militare nell’Indo–Pacifico; ritenuta comunque necessaria sia per contribuire al mantenimento della stabilità nella regione, sia per le crescenti collaborazioni in campo economico/industriale (anche della Difesa, Global Combat Air Program o GCAP in testa) con i Paesi della regione.

Essa, di fatto, avverrà attraverso strumenti di cosiddetta “diplomazia militare” ed esercitazioni congiunte; dunque, meccanismi che non rientrano tra quelli previsti dalla Legge 145/2016. A questo proposito, si ricorda che tale presenza potrebbe essere davvero importante e avere come protagonista principale la Marina Militare.

Nella seconda metà dell’anno è infatti previsto l’invio nell’Indo-Pacifico di un gruppo navale incentrato sulla portaerei Cavour che dovrebbe partecipare alle esercitazioni “Pitch Black” in Australia (per quale si unirebbe anche uno schieramento di diversi velivoli dell’Aeronautica Militare) e, successivamente, alla RIMPAC (o Rim of the Pacific) e cioè la più grande esercitazione aeronavale del mondo.

A meno di eventuali altri “sconvolgimenti” sul piano internazionale…

 

Le nuove missioni 

Nel 2024 sono dunque due le nuove missioni militari contenute nella Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali.

La scheda 13-bis-2024 propone la nuova operazione “Levante”, con un chiaro profilo umanitario destinato a fornire supporto alla popolazione civile (Palestinese) nella Striscia di Gaza. Una attività che prevede lo schieramento di una unità navale con capacità sanitaria, un ospedale da campo dell’Esercito (ove possibile), la analoga possibilità di effettuare aviolanci di beni di prima necessità e, più in generale, di rafforzare la nostra presenza nel Mediterraneo Orientale.

La missione avrà durata di un anno e potrà collaborare con il dispositivo aeronavale della operazione “Mediterraneo Sicuro” e le «forze mantenute in elevatissima prontezza da impiegare come riserva strategica per i Teatri in cui operano personale e contingenti nazionali (scheda 33-bis/2024)». Passaggio quest’ultimo invero opaco dato che in nessun documento compare la scheda in oggetto.

La consistenza massima dei militari in teatro è fissata in 192 unità, mentre quella media è di appena 16 con 10 mezzi terrestri, uno navale (fregata FREMM o nave Vulcano) e un aeromobile, per un costo di 3,2 milioni di euro.

Davvero importante invece il capitolo riguardante la già ricordata nuova missione “Aspides” nel Mar Rosso sia per la sua natura sia perché con il suo avvio la Difesa ha optato per una ridefinizione dei suoi impegni nell’area. La scheda 26-bis/2024 fa ora infatti riferimento all’impiego di un dispositivo multidominio impegnato in attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area del Mar Rosso e Oceano Indiano Nord-Occidentale.

Per la precisione, un unico dispositivo che riunirà al proprio interno gli impegni in “Aspides” stessa, nella missione UE antipirateria “Atalanta”, nella iniziativa multinazionale Europea “European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz” (EMASOH), nell’iniziativa a guida USA nota come “Combined Maritime Forces” o CMF (operante in più zone dello scacchiere Mediorientale) e, infine, come presenza/sorveglianza su base nazionale.

E multidominio perché esso sarà composto da navi (per la precisione, 3 FREMM) e 5 mezzi aerei tra i quali un velivolo CAEW, un UAV Reaper e gli elicotteri imbarcati. Il tutto, per una consistenza massima di 642 militari e una media di 247. Il costo della missione (o meglio, delle missioni) è indicato in 42,7 milioni per l’intero 2024.

E’ tuttavia evidente che gli elementi forniti da questa scheda portano alla luce alcuni elementi “anomali”: il primo è rappresentato dal fatto che il cacciatorpediniere Caio Duilio, nave sede-comando della operazione “Aspides” non sia menzionata. Il secondo è invece costituito dal fatto che l’Italia in questo 2024 ha assunto o assumerà il comando non solo della missione appena citata ma, anche, di Atalanta e della CTF 153 (una delle Task Force facenti parte della sopramenzionata iniziativa CMF) assicurando al contempo la presenza in EMASOH e il tutto con 3 sole FREMM più nave Duilio.

Qualcosa dunque non torna. Anche perché, alla fine, l’area di operazioni assegnate è davvero molto vasta: Mar Rosso, Golfo di Aden, Mar Arabico, bacino somalo, Canale del Mozambico, Oceano Indiano, Stretto di Hormuz, Golfo Persico, Golfo di Oman, Bahrein, Gibuti, Emirati Arabi Uniti e altri Paesi rivieraschi. Anche troppo vasta, si direbbe..

Anticipando in parte l’analisi di dettaglio legata alle missioni invece rinnovate anche per il 2024 e riallacciandosi ai numeri di quelle nuove, appare utile tracciare già in questa sezione un bilancio complessivo dell’impegno militare proprio per quest’anno anche in funzione di confronto con il 2023.

Per quanto riguarda il Personale impegnato, in virtù del fatto che la scheda 24-bis/2024 va a raggruppare impegni vecchi e nuovi, diventa difficile fornire un valore pienamente attendibile sull’impatto su questi ultimi. Riportando fedelmente i dati contenuti nelle due deliberazioni, si osserva che saranno comunque in tutto 834 le unità di personale massime e 263 di media nell’ambito delle operazioni Levante più Aspides che però assorbe anche missioni già esistenti e ora confluite in un’unica scheda-missione.

Più chiaro invece il quadro delle missioni già in essere e rinnovate anche per il 2024: 11.166 militari previsti quale consistenza massima e 7.632 quale consistenza media. I numeri finali, in questo caso gli unici attendibili per sviluppare un confronto omogeneo anno su anno, dunque riferiscono di 12.000 unità di personale massimo e 7.895 unità in media dispiegati in missioni all’estero.

Valori cioè in ulteriore crescita rispetto al 2023 che vedevano rispettivamente in 11.495 e 7.777 circa il numero dei militari dispiegati. Numeri davvero consistenti, che però dovrebbero indurre a riflettere su quanto essi siano davvero compatibili con diversi fattori:

  • il quadro delle risorse assegnate alle Forze Armate e più in particolare con gli insufficienti fondi per l’Esercizio,
  • i problemi in termini di Personale soprattutto sul fronte delle carenze di organico in alcuni ruoli,
  • l’insieme delle operazioni di concorso ad altre Amministrazioni dello Stato tra le quali spicca, evidentemente, Strade Sicure/Stazioni Sicure, davvero esigente in quanto a Personale impegnato,
  • gli impegni su base nazionale (si pensi a quelli nell’Indo-Pacifico), senza dimenticare infine le sempre più numerose e complesse esercitazioni in ambito NATO.

Ecco perché, mentre si aspettano eventuali decisioni in merito a possibili aumenti degli organici delle Forze Armate, così come richiesto dallo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa, senza troppi giri di parole appare decisamente arrivato il momento di rivedere (oltre agli impegni sul territorio nazionale!) la nostra presenza militare all’estero dando una maggiore priorità a ciò che è davvero importante rispetto agli interessi del Paese e a ciò che lo Strumento Militare nazionale è effettivamente in grado di sostenere dal punto di vista operativo.

Per quanto riguarda i costi, e considerando quelli di stretta competenza del solo Ministero della Difesa, il conto finale deve anche tenere conto degli stanziamenti legati alle “Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze Armate” (scheda 35/2024) per un totale di 81 milioni, a loro volta rappresentate dalle spese di “Assicurazione, trasporto, infrastrutture”, con un totale di 78 milioni di e dagli “Interventi disposti dai Comandanti dei contingenti militari delle missioni internazionali” per 3 milioni.

Ricapitolando dunque e sempre tenendo conto delle modifiche legate alla riorganizzazione già ricordata, le nuove missioni militari per il 2024 avranno un impatto economico di 45,9 milioni mentre quelle rinnovate si assesteranno sui 1.365,1 milioni.

Ne risulta un costo complessivo dell’intero impegno delle nostre Forze Armate per il 2024 pari a 1.492 milioni contro i 1.313,1 milioni del 2023, con un significativo aumento di 178,9 milioni.

Al fine poi fornire un più puntuale quadro informativo, si ricorda anche di quei 1.492 milioni, 1.192 fanno riferimento a quote di spesa relative a obbligazioni esigibili nell’anno 2024 mentre i restanti 300 si riferiscono invece al 2025. Per quanto tecnicamente di competenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per completare il quadro degli stanziamenti appare opportuno ricordare anche il “Supporto info-operativo delle Forze Armate” svolto dall’AISE (cioè l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna), con uno stanziamento di 30 milioni (scheda 36/2024).

Quale informazione finale sempre dal punto di vista finanziario, si aggiunga che l’insieme dei provvedimenti inseriti nelle deliberazioni (compreso dunque quanto di competenza per missioni civili e interventi vari) porta il totale dell’impegno finanziario per il 2024 a 1.825,4 milioni mentre nel 2023 era stata toccata la cifra di 1.708 milioni.

Il quadro complessivo precisa che sono 9 le missioni svolte in ambito NATO, 9 quelle in ambito UE/Europa e 5 in quello ONU. A queste se ne aggiungono altre 3 che si svolgono in quello che potremmo definire un contesto di “coalizione” mentre le rimanenti 10 (più Gibuti e Golfo Persico, missioni non vere e proprie ma basi/impegni in prevalenza logistici) sono esclusivamente nazionali.

Un quadro in linea con quelli degli ultimi anni che da una parte dimostra un forte ancoraggio alle Organizzazioni internazionali di riferimento ma anche una sempre presente ricerca di forme di presenza autonoma del nostro Paese sulla scena internazionale. Complice poi la guerra in Ucraina le missioni in ambito Alleanza Atlantica sono inevitabilmente le più “esigenti” in termini di militari dispiegati: per la precisione (e facendo sempre riferimento al numero massimo) 5.370, in leggera diminuzione sul dato dell’anno scorso.

Seguono gli impegni su base nazionale con 2.200 militari (anch’essi in leggera diminuzione rispetto al 2023) mentre per quanto riguarda l’UE/Europa si arriva alla soglia dei 1.700 militari (e qui la crescita è notevole). Abbastanza allineate ai dati dell’anno scorso seguono poi le missioni ONU con circa 1.300 militari e quelle su base “coalizione” con circa 1.130. Oltre, ovviamente alle basi/impegni logistici a Gibuti e nel Golfo Persico.

Interessante anche il dato della ripartizione geografica della nostra presenza militare all’estero: con l’Europa che, ancora una volta inevitabilmente, assorbe la maggior parte dell’attenzione con i suoi 6.900 militari circa (in linea con il valore del 2023), a fronte di un drastico aumento del nostro impegno in Asia (in realtà Medio Oriente) con oltre 3.500 militari. Al contrario la nostra presenza in Africa segna con i suoi 1.500 militari circa una non modesta diminuzione nel confronto con lo scorso anno.

Poco sopra, si accennava a una “missione” che raggruppa la partecipazione di militari a diverse missioni civili della Unione Europea. La scheda 34/2024 ci ricorda infatti che sono 64 i militari (con 8 mezzi terrestri) a rafforzare le missioni “EULEX Kosovo”, “EUBAM Libia”, “EUCAP Sahel Niger” e “EUCAP Somalia” per un costo di 2,3 milioni.

Difficilmente collocabile sempre geograficamente anche la missione “Implementation of the Enhancement of the Framework for the South”, una iniziativa NATO di assistenza/ stabilità nelle regioni lungo il Fianco Sud dell’Alleanza e che coinvolge Paesi Africani cosi come del Golfo Persico e che impegna 7 militari per un costo di 600 mila euro.

 

Le missioni in Europa

Come sempre, questa sezione del documento presentato dal Governo prende in considerazione solo le missioni propriamente dette che si sviluppano all’interno dell’Europa. I costi indicati sono quelli totali, dunque comprensivi anche delle obbligazioni esigibili nel prossimo anno. Allo stesso tempo il numero dei militari è quello autorizzato massimo; con i valori medi ovviamente più bassi. Fermo restando che per un maggiore dettaglio, le deliberazioni medesime offrono ampie informazioni in proposito.

Come accennato, sono 6 le missioni in corso. Si comincia con “Joint Enterprise” in Kosovo (ma con ramificazioni anche in Bosnia), operazione condotta in ambito NATO e che prevede un contingente massimo di 1.550 militari (compresi i 700 di riserva), in leggera diminuzione rispetto all’anno scorso. Tale contingente dispone di 455 mezzi terrestri e 1 aereo per un costo di 112,1 milioni. (scheda 1/2024).

Segue dunque “EUFOR Althea”, in Bosnia Erzegovina in ambito UE. Per il 2024 si registra un discreto aumento del personale impiegato che raggiunge le 247 unità, con 53 mezzi terrestri e 4 aerei e un costo previsto è di 23,3 milioni (scheda 2/2024).

Si evidenziano quindi 2 aspetti: il primo è che (in caso di necessità) la riserva prevista per “Joint Enterprise” può essere impiegata anche in Althea mentre la seconda fa riferimento proprio al fatto che molte delle varie missioni e potenziamenti dispositivi nei Paesi limitrofi finiscono con l’essere collegati dalla possibilità di “travasare” personale e assetti tra di essi secondo necessità.

Segue la missione ONU “United Nations Peacekeeping Force in Cyprus” (UNFICYP) a Cipro, con 5 militari e 400 mila euro di costo (scheda 3/2024). La missione “Sea Guardian” (in ambito NATO) dispiegata nel Mediterraneo; qui si registra un lieve aumento della consistenza massima autorizzata fino a 268 unità, con 2 mezzi navali, più 2 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario complessivo è di 9,8 milioni (scheda 4/2024).

La missione Ue “EUNAVFOR MED Irini” si sviluppa nel teatro di operazioni del Mediterraneo e anche in questo caso si registra un incremento del personale assegnato fino a 459 militari, con 2 mezzi navali e 3 aerei; il costo è pari a 36,6 milioni (scheda 5/2024).

L’ultima missione che, come detto, la Deliberazione del Consiglio dei Ministri assegna al territorio Europeo è “EUMAM Ucraina” (European Union Military Assistance Mission), avviata lo scorso in ambito UE e destinata alla formazione/addestramento di militari ucraini. Questo impegno (che rimane ancora avvolto da un certo mistero…) assorbe 80 militari, per un costo complessivo di 10,3 milioni (scheda 6/2024).

Come già ricordato però, altre ancora riguardano sempre il cosiddetto Vecchio Continente. Si comincia con “Mediterraneo Sicuro” che impiega un articolato dispositivo aeronavale di presenza/sorveglianza nel Mediterraneo centrale e orientale su base esclusivamente nazionale; al cui interno si aggiunge la missione di supporto alla Marina Libica, con potenziale ulteriore supporto anche alla missione “Levante”. Sostanzialmente invariata la consistenza massima del Personale autorizzato e pari a 822 militari, con 6 mezzi navali (uno dei quali dedicato proprio all’assistenza della Marina Libica) e 8 mezzi aerei; il fabbisogno finanziario è indicato in 132,3 milioni (scheda 26/2024).

Circa il rafforzamento dei dispositivi NATO diventati davvero consistenti, si registra il “Potenziamento del dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza”; 75 unità di personale per il 2024 (in consistente aumento rispetto al 2023) con 3 mezzi aerei. Il costo è fissato in 20,6 milioni (scheda 29/2024) e anche per questa missione sarà possibile la collaborazione con l’altro dispositivo NATO in ambito sorveglianza/protezione dello spazio aereo; quello cioè di “Air Policing/Air Shielding” che sarà trattato a breve.

Si prosegue con il “Potenziamento del dispositivo per la sorveglianza navale dell’area di responsabilità dell’Alleanza”, che si traduce nella partecipazione del nostro Paese alle “Standing Naval Forces” della NATO che operano poi sia nell’ambito del fianco Sud, sia in quello Nord. L’Italia anche nel 2024 assicurerà una presenza su entrambi i fronti, con l’impiego di 452 militari (oltre un centinaio meno del 2023), 3 mezzi navali e 2 aerei con un fabbisogno di 49,3 milioni (scheda 30/2024)

A seguire, il “Potenziamento dell’Air Policing e dell’Air Shielding della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza”; come noto, si tratta di una attività condotta in quei Paesi per l’appunto dell’Alleanza che non posseggono le capacità sufficienti ad assicurare in proprio la difesa dello spazio aereo. Per il 2024, rimane confermato il contingente di 300 unità di personale, con 12 mezzi aerei per un costo di 70,9 milioni (scheda 31/2024).

L’impegno più consistente in termini numerici per le Forze Armate Italiane nel è costituito dal “Potenziamento della presenza della NATO nell’area sud-est dell’Alleanza (enhanced Vigilance Activities– Forward Land Forces). Un dispositivo piuttosto complesso, dato che prevede la presenza in più Paesi (in Bulgaria in particolare ma anche in Ungheria, Romania e Slovacchia; laddove però per quest’ultima è previsto il ritiro della batteria antiaerea SAMP/T).

Anche nell’ambito di questo dispositivo sarà peraltro possibile spostare militari e assetti. Impegno importante si diceva: 2.340 unità di personale (in ulteriore aumento rispetto al 2023), ben 1.052 mezzi terrestri (più del doppio del 2023) e 9 mezzi aerei. Il costo previsto è di 170,9 milioni (scheda 31/2024).

Infine, l’ultima missione per così dire Europea è il “Potenziamento della presenza della NATO in Lettonia (enhanced Forward Presence – Forward Land Forces)”. Un impegno avviato nel 2016, come misura di rassicurazione per le Repubbliche Baltiche e la Polonia dopo la prima invasione Russa dell’Ucraina nel 2014. La nostra presenza vede un leggero calo in termini di militari (303) e mezzi terrestri dispiegati (103) rispetto al 2023; il costo sarà di 35,4 milioni (scheda 32/2024).

 

Le missioni in Asia

In realtà, più che di Asia ormai si dovrebbe parlare di Medio Oriente poiché praticamente tutto l’impegno militare Italiano nella regione è infatti racchiuso in questa sua specifica porzione.

In Libano operano due diverse missioni. La prima è “United Nations Interim Force in Lebanon” (UNIFIL), ovviamente in ambito ONU e una delle più “antiche” (ma anche discusse) per il nostro Paese; il personale dispiegato è in leggero aumento fino a 1.292 unità di personale rispetto al 2023, con un numero simile di mezzi terrestri (375), con un uguale numero di mezzi aerei (9) nonché navali (1) e un fabbisogno finanziario di 160,6 milioni (scheda 7/2024).

La seconda missione è invece a carattere Nazionale, ovvero la classica “MIssione BILaterale di addestramento” (MIBIL), in questo caso delle Forze di sicurezza Libanesi; qui si registra un discreto calo rispetto allo scorso anno con un contingente che scende a 105 militari, per un costo di 8 milioni (scheda 8/2024).

Detto dell’altra “MIssione BILaterale di addestramento (MIBIL)” ma a favore delle forze di sicurezza Palestinesi che quest’anno impegnerà 39 militari a un costo di 1,3 milioni (scheda 9/2024).

Anche in Iraq la nostra presenza militare si caratterizza per lo schieramento di due diverse missioni. La prima è quelle che vede impegnati i nostri militari nella “Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (o ISIS)”, con un dispositivo complesso/articolato che vede militari e assetti operativi dispiegati in questo stesso Paese ma anche nel Kuwait. E’ da evidenziare che questa missione (scheda 10/2024), che impiega 1.005 unità di personale, 180 mezzi terrestri e 16 aerei, con i suoi 242,1 milioni rimane la più costosa tra quelle prorogate e quelle nuove.

Altro dato importante, la possibilità di “travaso” con la seconda missione impegnata sempre in Iraq; ovvero, la “NATO Mission in Iraq (NM-I) che comunque vede una drastica diminuzione del nostro impegno, sia in termini di militari (che scendono a 75) che di mezzi terrestri e aerei (addirittura non più presenti). Il costo arriva dunque quasi a dimezzarsi, con i suoi 17,3 milioni (scheda 11/2024).

Altra missione “minore” e altro cenno veloce; “United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP)”, ovviamente in ambito ONU, essa impegna 2 militari per un costo di 200 mila euro (scheda 12/2024).

Infine, la presenza di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait e in Qatar (ma anche negli USA, presso la sede del “Central Command”), per le esigenze connesse con le varie missioni internazionali operanti in Medio Oriente. L’impegno complessivo rimane sostanzialmente immutato, con 145 militari e 2 mezzi aerei per un costo di 23,7 milioni (scheda 13/2024).

 

Le missioni in Africa

Proprio l’impegno militare in questo continente finisce con il diventare una sorta di riepilogo di molte contraddizioni del nostro impegno militare all’estero. Grande numero di missioni (a fronte però di un impegno complessivo modesto) e qualche opacità rispetto ad alcune di esse in termini di rapporti con alcuni Paesi oggetto di golpe.

Si parte dunque dalla Libia, protagonista di due missioni diverse: la “United Nations Support Mission in Lybia” (UNSMIL) che prevede una sola unità di personale per una spesa di quasi 125.000 euro (scheda 14/2024) e la ben più significativa “Missione bilaterale di assistenza e supporto”, ovviamente su base nazionale, che impegna lo stesso numero di personale del 2023 (200 militari) e un mezzo aereo per un fabbisogno finanziario di 25 milioni (scheda 15/2024).

Il capitolo Nord Africa si chiude con la “Missione bilaterale di cooperazione” in Tunisia dove sono schierati ancora 15 militari per un costo di poco più di 300.000 euro (scheda 16/2024).

In Nigeri viene confermata la “missione bilaterale di supporto”, che conserva lo stesso numero di militari (500) del 2023 ma segna un deciso calo di quelli terrestri (appena 15) e conserva quelli aerei (5). Il costo per il 2024 è di 58,2 milioni (scheda 17/2024). Sempre in Niger è presente la missione Europea EUMPM (European Union Military Partnership Mission); anche qui assistiamo alla conferma del numero dei militari impegnati e pari a 20, per un costo di 1,8 milioni (scheda 24/2024).

Infine, l’altro impegno con una giunta golpista (come in Niger), ovvero la “Missione bilaterale di supporto” in Burkina Faso; anche qui i numeri sono confermati sui livelli dello scorso anno, con 50 militari e 8 mezzi terrestri per un costo di quasi 1,1 milioni (scheda 25/2024),

Da evidenziare che anche qui è prevista la solita flessibilità tra questi dispositivi, con personale e assetti che possono passare da una missione all’altra secondo necessità. L’elenco delle missioni in Africa riprende quindi seguendo l’elenco impostato dalla deliberazione. E’ dunque la volta della “United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara” (MINURSO), nel Sahara Occidentale; impegno evidentemente in ambito ONU che prevede l’impiego di 2 militari per costo di 300 mila euro (scheda 18/2024).

Altra missione “storica” è quella svolta in ambito multilaterale e nota come “Multinational Force and Observers” (MFO), in Egitto; anche qui abbiamo la conferma dei 75 militari e dei 3 mezzi navali impegnati, per un costo di 7,3 milioni.

La nostra presenza nel Corno d’Africa si esprime attraverso la missione Europea “European Union Training Mission” (EUTM) in Somalia, con consistenza sostanzialmente invariata rispetto al 2023; ovvero, 171 militari e 35 mezzi terrestri, con un costo di 19,6 milioni (scheda 20/2024) e la “Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane, di funzionari yemeniti e delle forze armate gibutine”, con uno schieramento di 115 militari e un impegno finanziario pari a 6,9 milioni (scheda 21/2024).

Infine, la “Base militare nazionale di Gibuti” (oggi più che mai importante) che prevede la presenza di 115 militari e 9 mezzi terrestri, per un costo di 11,7 milioni (scheda 22/2024).

La rassegna delle missioni in Africa si chiude con l’analisi dell’impegno evidentemente in ambito UE, “EUTM Mozambico” che conferma la presenza di 15 militari, per un costo di poco meno di 1,5 milioni (scheda 23/2024).

Infine, la proroga del “Dispositivo nazionale aeronavale nel Golfo di Guinea”, che risulta incentrato sulla presenza di una nave con 162 militari (e un mezzo aereo); il tutto per un costo di 11,9 milioni (scheda 27/2024).

Foto: Difesa.it

 

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Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli

Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.

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