C’è un italiano, un americano e un russo…..
Il titolo sembra introdurre una barzelletta ma la notizia in realtà è molto seria, anche se non priva di ironia in un’epoca di stravolgimenti africani e di nuova Guerra Fredda.
Il 3 maggio militari russi appartenenti al contingente del cosiddetto “Africa Corps” giunto in Niger il 10 aprile hanno preso possesso di un’area adiacente le basi statunitense e italiana presenti all’aeroporto internazionale di Niamey mentre ieri due aerei cargo hanno consegnato attrezzature militari destinate alle forze nigerine secondo quanto riferito da Tele Sahel, l’emittente nazionale del Niger (nella foto più in basso).
Dopo le indiscrezioni dei media, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha confermato che militari russi sono entrati nell’area militare dell’aeroporto che ospita anche le truppe statunitensi destinate a lasciare presto il Niger dopo che il governo locale ne ha decretato l’espulsione annullando gli accordi bilaterali che garantivano la loro presenza nella Base 101 a Niamey e nella Base 201 presso l’aeroporto della città settentrionale di Agadez.
La base aerea 101 “è una base dell’aeronautica militare del Niger che si trova vicino all’aeroporto internazionale della capitale. I russi si trovano in un edificio separato e non hanno accesso alle forze statunitensi o alle nostre attrezzature. La sicurezza delle nostre truppe è essenziale per me. Ma per ora non vedo grossi problemi”, ha aggiunto Austin.
Secondo un alto funzionario della Difesa americana – contattato da Reuters – le forze russe non sono direttamente a contatto con le truppe statunitensi ma stanno utilizzando un hangar separato presso la base, situata nei pressi dell’aeroporto internazionale. Gli Stati Uniti stanno ancora trattando con il Niger le modalità e i tempi del ritiro di circa mille soldati americani presenti nelle due basi.
Una decisione era attesa per le prossime settimane, ha dichiarato il 29 aprile il comandante dell’Africa Command (AFRICOM), il generale Michael Langley durante una visita in Costa d’Avorio ma non si può escludere che il dispiegamento dei militari russi a ridosso del contingente statunitense abbia l’obiettivo di mettere in difficoltà, o quanto meno in imbarazzo, i militari statunitensi accelerandone il ritiro.
Non a caso una fonte delle forze di sicurezza del Niger ha riferito all’agenzia di stampa russa RIA Novosti che il personale militare americano nella Base 101 è stato posto in “elevato stato di allerta” a causa della presenza dei militari russi.
Già da diversi anni nella Siria Orientale pattuglie motorizzate russe e statunitensi si muovono lungo le stesse strade con frequenti incontri ma sono dislocate in aree e basi molto distanti tra loro.
Al Cremlino il portavoce Dmitry Peskov si è limitato a sottolineare che Mosca “sta sviluppando le sue relazioni con vari Stati africani in tutti i settori, compresa la difesa” senza entrare nel merito del curioso caso di coabitazione con gli americani e con il contingente italiano della MISIN dopo che gli ultimi reparti francesi (presenti nella stessa aerea dell’aeroporto della capitale) hanno lasciato il Niger nel dicembre 2023 su richiesta perentoria della giunta militare nigerina.
L’Italia potrebbe quindi essere l’unica nazione occidentale a mantenere e rinnovare gli accordi di cooperazione di sicurezza col Niger, elemento che porrebbe il nostro contingente a stretto contatto con le forze russe dislocate nella nazione del Sahel con curiose e inedite prospettive (almeno teoriche) di cooperazione o quanto meno di buon vicinato tenuto conto che russi e italiani offrono formazione, consulenza e addestramento alle forze di sicurezza del Niger.
Per Washington un ulteriore motivo di allarme in Niger giunge dalla notizia resa nota da Africa Intelligence (ripresa in Italia da Agenzia Nova) che l’Iran sta negoziando con la giunta militare del Niger l’acquisizione di 300 tonnellate di uranio per un valore complessivo di circa 56 milioni di dollari. Secondo le fonti Teheran si impegnerebbe a fornire generatori di grande capacità a Niamey per colmare il deficit energetico del Paese, oltre che a sostenere gli sforzi di trasformazione agricola avviati dal governo di transizione nigerino, salito al potere con un colpo di Stato lo scorso 26 luglio.
Il piano, riferiscono le stesse fonti, coinvolgerebbe anche il primo ministro nigerino Ali Lamine Zeine, guidato dal generale Salifou Modi, numero due della giunta militare nigerina, che ha incontrato discretamente emissari iraniani durante un viaggio a Bamako, in Mali, nell’agosto 2023.
Foto: Kanal 13, RTN, RIA Novosti, US DoD e Difesa.it
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.