I russi mostrano un blindato Puma italiano distrutto in Ucraina
(aggiornato alle 21,30)
Un veicolo blindato italiano Puma 6×6 sembra sia stato distrutto in Ucraina, colpito dal fuoco russo nei giorni scorsi nel settore di Belogorovka. Si tratta del primo mezzo di questo tipo di cui si abbia notizia sui campi di battaglia ucraini.
I social ucraini e russi che hanno diffuso le immagini del blindato distrutto sottolineano che la consegna dei Puma da parte dell’Italia non era stata annunciata ma del resto Roma ha sempre posto il segreto su quantità e tipologia degli equipaggiamenti militari consegnati a Kiev anche se in molti casi informazioni in proposito sono trapelate dall’Ucraina o da nazioni NATO.
Prodotti dal “consorzio Iveco-Oto Melara dal 1999 in 580 esemplari (250 6×6 e 330 4×4), i Puma vennero consegnati all’Esercito Italiano tra il 2001 e il 2004 venendo impiegati in Iraq (nella foto sopra) e in Afghanistan prima di venire ritirati anticipatamente dal servizio nei teatri operativi a causa della loro vulnerabilità a mine e ordigni improvvisati (IED).
Secondo il Military Balance 2024 ben 199 Puma 6×6 sono ancora in servizio nell’Esercito italiano ma questo tipo di veicolo è assente dalla lista dei mezzi in dotazione all’Esercito Ucraino. Elemento che sembra rafforzare la tesi che i Puma siano stati consegnati recentemente e senza che né fonti ucraine né alleate ne dessero notizia.
Finora i mezzi dell’Esercito di cui era nota la consegna a Kiev erano i cingolati trasporto truppe M-113, i semoventi d’artiglieria M-109 e la versione più vecchia del 4×4 protetto Lince oltre ad alcuni autocarri impiegati per il traino di obici da 155mm FH-70. Nei giorni scorsi il ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha reso noto che anche l’Italia, come Francia e Gran Bretagna, ha fornito parte dei propri missili da crociera Storm Shadow alle forze aeree ucraine.
Non si può escludere che il relitto del Puma venga esposto a Mosca al Parco della Vittoria sulla Poklonnaya Gora dove è stata allestita una mostra dei mezzi militari di costruzione occidentale o comunque forniti a Kiev dalle nazioni aderenti alla NATO e catturati alle forze ucraine.
Oltre una trentina di mezzi e sistemi d’arma tra cui carri Leopard 2A6 e M1A1 Abrams, cingolati da combattimento Marder e Bradley e CV90 cingolati M113, obici M777, cacciacarri AMX-10, veicoli blindati MRAP MaxxPro, Husky, Saxon, Mastiff, Mamba e autocarri leggeri Pinzgauer.
Nell’attribuzione dell’origine dei mezzi di preda bellica Non mancano le gaffes. Il Pinzgauer viene attribuito all’Austria (che non ha fornito aiuti militari a Kiev) ma si tratta di un esemplare realizzato sui licenza in Svizzera e appartenuto all’Esercito Elvetico (come spiega un articolo del Corriere del Ticino): poiché Berna non ha mai accettato di cedere propri equipaggiamenti all’Ucraina è probabile che alcuni Pinzgauer dismessi dalle forze armate della Confederazione siano stati acquistati da privati e poi forniti alle forze ucraine.
Anche i veicoli 4×4 protetti Mamba attribuiti al Sudafrica (che non ha mai fornito aiuti militari a Kiev né posto sanzioni a Mosca) sono in realtà stati costruiti in Gran Bretagna dalla Alvis per le esigenze del British Army che, dopo averli dismessi, li ha ceduti all’Ucraina come spiega un articolo di DefenceWeb.
La mostra è divisa in diverse aree tematiche e per ognuno degli oltre 30 mezzi e armamenti esposti illustra origine, caratteristiche tecniche, luogo e circostanze della cattura.
Si tratta di mezzi prodotti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Svezia, Finlandia, Austria, Turchia, Australia, Sud Africa e Ucraina ma la mostra vede la presenza anche di armi leggere, veicoli ed equipaggiamenti per il Genio, droni e sistemi di comunicazione di diversa origine e appartenuti alle forze ucraine.
L’esposizione ha un elevato valore simbolico e propagandistico dal momento che è stata aperta a ridosso delle celebrazioni per la vittoria nella Seconda guerra mondiale del 9 maggio e si tiene nel Parco della Vittoria, che celebra il successo sovietico nella Grande Guerra Patriottica (la Seconda Guerra Mondiale).
In questo stesso luogo, sulla collina Poklonnaya, venne allestita nel 1943 l’esposizione dei mezzi dell’Asse caduti in mano sovietica. Inoltre, l’attuale esposizione risponde su scala più grande a un’analoga mostra organizzata lo scorso anno nel centro di Kiev con mezzi corazzati russi caduti nelle mani delle forze di Kiev.
Mosca ha sempre sostenuto l’abbinamento tra la Grande Guerra Patriottica del 1941-45 e l’Operazione Militare Speciale: i canali Telegram russi evidenziano con ironia come un grande cartello all’entrata dell’esposizione assicuri un ingresso prioritario (senza fare code) al personale delle ambasciate presenti a Mosca di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Polonia e Francia.
Foto Telegram e G. Gaiani
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.