Il dibattito sulla presenza di armi nucleari in Polonia
La Polonia è “pronta” ad ospitare armi nucleari sul proprio territorio se la NATO decidesse di rinforzare ulteriormente il suo fianco orientale. Lo ha dichiarato il 22 aprile il presidente polacco, Andrzej Duda, in un’intervista rilasciata al giornale Fakt.
“La Russia sta militarizzando sempre più Kaliningrad. Recentemente ha trasferito le sue armi nucleari in Bielorussia”, ha premesso Duda, che poi ha aggiunto che “siamo pronti se i nostri alleati decidono di dispiegare armi nucleari anche sul nostro territorio come parte della condivisione nucleare per rafforzare la sicurezza del fianco orientale della Nato”. Duda ha precisato che “da qualche tempo” la condivisione nucleare è oggetto di colloqui tra Polonia e Stati Uniti. “Ne ho già parlato diverse volte. Devo ammettere che, quando mi è stato chiesto, ho dichiarato la nostra disponibilità”, ha detto.
Il tema del posizionamento in Polonia di armi nucleari tattiche statunitensi non è certo nuovo ed emerse per la prima volta nel 2014, dopo il cambio di governo a Kiev in seguito al colpo di stato/rivoluzione del Maidan e l’annessione russa della Crimea, quando l’allora vice ministro della Difesa, Tomasz Szatkowski, rese noto il desiderio della Polonia di ospitare armi nucleari statunitensi.
La questione è stata poi sollevata in più occasioni dopo l’attacco russo all’Ucraina nel febbraio 2022 ma è sempre stata sollecitata dal precedente governo polacco del partito Diritto e Giustizia mentre quello attuale, guidato da Donald Tusk, non ne ha mai fatto cenno pur appartenendo anch’esso a un’area politico filo-statunitense e atlantista che punta a sviluppare le forze armate.
Come noto, Varsavia ha progetti ambiziosi in ambito militare puntando a investire nella Difesa addirittura il 4 per cento del PIL (il doppio di quanto chiesto dalla NATO agli stati membri) con mastodontici programmi di acquisizione di armamenti che puntano a far disporre alla polonia entro dieci anni del più forte dispositivo militare convenzionale europeo.
Sul piano nucleare i velivoli F-35 ed F-16 di produzione statunitense in dotazione alle forze aeree polacche consentirebbero l’imbarco di bombe nucleari tattiche B-61 della versione più aggiornata schierate già da decenni in Italia, Germania, Belgio e Olanda pronte a essere imbarcate sui velivoli statunitensi e dei paesi alleati in ambito NATO.
La presenza di ordigni nucleari statunitensi da un lato costituisce una sorta di deterrenza contro attacchi rivolti contro le nazioni che li ospitano e per le aspirazioni militari della Polonia rappresenterebbero un più elevato status di cooperazione con gli Stati Uniti anche se, in caso di guerra con la Russia, è evidente che le basi di stoccaggio delle armi atomiche diverrebbero obiettivi prioritari.
Le dichiarazioni di Duda si prestano a diverse interpretazioni. Innanzitutto costituiscono una risposta allo schieramento di armi nucleari tattiche russe in Bielorussia nel giugno 2023 ma evidenziano anche l’obiettivo perseguito da Varsavia di porsi come baluardo militare della NATO sul fianco orientale sostituendo in questo ruolo la Germania.
Di certo le dichiarazioni del presidente hanno spiazzato il premier Tusk che ha espresso il desiderio di “conoscere tutte le circostanze che hanno portato il presidente Duda a fare questa dichiarazione. Tengo molto a che la Polonia viva in sicurezza, a che sia ben armata, ma vorrei anche che ogni iniziativa venga, prima di tutto, molto ben preparata dalle persone responsabili”, ha detto Tusk parlando a giornalisti a Varsavia.
Presidente e premier dovrebbero in contrarsi in questi giorni per un chiarimento. Anche la Costituzione polacca prevede che il presidente della Repubblica sia formalmente il capo supremo delle forze armate e al vertice di Vilnius del 2023, la NATO ha riaffermato che farà “tutto ciò che è necessario per garantire la credibilità, l’efficacia e la sicurezza della sua missione di deterrenza nucleare, compreso continuare a modernizzare le sue capacità nucleari e aggiornare il suo processo di pianificazione” ma è evidente l’irritazione del governo di Varsavia per le dichiarazioni di Duda, peraltro smentite dai vertici dell’Alleanza Atlantica.
Il 23 aprile il segretario generale Jens Stoltenberg ha affermato che non ci sono piani né trattative in merito all’espansione della condivisione delle armi nucleari tra gli stati membri e lo ha detto proprio a Varsavia dopo il vertice con Tusk e il premier britannico Rishi Sunak in cui Polonia e Gran Bretagna hanno ulteriormente ampliati e rafforzato la cooperazione militare bilaterale (nella foto qui sopra).
Prevedibile la replica del Cremlino dove il portavoce, Dmitry Peskov, ha detto che la Russia adotterà misure per “garantire” la propria sicurezza nel caso in cui la Polonia decidesse di ospitare armi nucleari sul proprio territorio. “I militari, ovviamente, analizzeranno la situazione e, in ogni caso, prenderanno tutte le misure di ritorsione necessarie per garantire la nostra sicurezza”, ha detto alla stampa Peskov.
Per il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova (nella foto sotto), le dichiarazioni del presidente polacco Andrzej Duda sono “una provocazione” che fa parte della “politica ostile” della Polonia. “Varsavia (…) sta conducendo ossessivamente degli sforzi per ottenere ancora più attenzione dallo Stato maggiore russo. Non è difficile supporre che, se le armi nucleari statunitensi fossero schierate sul territorio polacco, sarebbero immediatamente aggiunte alla lista degli obiettivi legittimi per l’attacco in caso di confronto militare diretto con la NATO”, ha sottolineato Zakharova.
Lo stesso giorno delle dichiarazioni di Duda, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in collegamento video con la Conferenza di non proliferazione di Mosca, ha affermato che “oggi gli Stati Uniti e i loro stati clienti della NATO sognano ancora di infliggere una sconfitta strategica alla Russia e sono pronti a portare avanti la loro politica di deterrenza verso il nostro Paese fino all’ultimo ucraino. Allo stesso tempo, l’Occidente si trova sull’orlo pericoloso di uno scontro militare diretto tra le potenze nucleari, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche”.
Il 24 aprile il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov, ha ribadito che “gli assetti nucleari della NATO, se dispiegati permanentemente in Polonia, diventeranno un obiettivo militare per la Russia. Tutti i politici che stanno discutendo di tale opzione dentro e fuori la Polonia dovrebbero capire che qualsiasi passo in questa direzione non aumenterà la sicurezza della Polonia e le strutture pertinenti diventeranno inevitabilmente un obiettivo. E saranno in prima linea nei piani delle nostre forze armate”, ha spiegato Ryabkov.
Il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski (nella foto sotto) ha replicato sostenendo che un attacco russo alla NATO si concluderebbe con una sconfitta per Mosca, aggiunge do che la NATO deve aumentare le sue difese.
In Polonia il livello del dibattito sul tema delle armi nucleari rischia di scadere pesantemente di livello non solo a causa delle diatribe tra premier e presidente appartenenti a diverse forze politiche ma anche per i contenuti
Lo stesso Sikorski (che meno di due anni or sono, quando non era ancora tornato a fare il ministro, si fece notare per il tweet “Grazie USA” pubblicato e poi cancellato pochi minuti dopo, il giorno dell’esplosione dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico) il 28 aprile ha dichiarato che la Polonia non teme un attacco nucleare russo in Ucraina, ritenendo che non vi sia attualmente alcuna indicazione di una eventualità del genere.
“Ci sono zero segnali che (i russi) sarebbero pronti a un attacco nucleare”, ha detto Sikorski, in un’intervista alla Bild am Sonntag. “Putin dovrebbe convincere i generali a eseguire un comando del genere. E questi generali saprebbero che un ordine del genere li porterebbe a diventare criminali di guerra. Avrebbero quindi la scelta fra l’esecuzione dell’ordine o lasciare cadere Putin”.
Senza entrare nel merito delle valutazioni di “fantapolitica” e “fantaguerra” di Sikorski, appare quasi superfluo evidenziare che l’impiego di armi nucleari in Ucraina determinerebbe una ricaduta radioattiva gravissima anche sulla Russia e sulle popolazioni russe o filo-russe dell’Ucraina.
Foto: NATO, Ministero Esteri Russo, Governo Polacco, Presidenza Repubblica Polacca
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.