L’Indonesia è ancora interessata ai Sukhoi Su-35?  

 

A distanza di un anno e mezzo dalle ultime dichiarazioni fornite è ancora l’ambasciatore indonesiano presso la Federazione Russa Jose Tavares a mantenere aperti gli spiragli (minimi a dire il vero) sull’accordo tra Mosca e Giacarta.

In poche parole l’accordo non sarebbe stato annullato e l’Indonesia potrebbe tornare sulla questione dell’acquisto dei caccia Su-35.

Come ha spiegato Tavares, l’accordo con la Russia non è mai stato cancellato ma il Paese attende una situazione “più confortevole” per tornare su questo tema: – «In effetti un tempo è stato firmato un accordo tra la parte indonesiana e quella russa. L’Indonesia non ha violato l’accordo, ma è stato sospeso per evitare possibili inconvenienti» – ha dichiarato Tavares, ricordando a tal proposito che circa il 30% dell’hardware militare indonesiano è di fabbricazione russa.

Come ampiamente trattato da Analisi Difesa, la commessa, in origine valutata nel 2012, fu approfondita tre anni dopo nel marzo del 2015 quando i vertici della locale Forza Aerea (TNI-AU) decisero di sostituire gli obsoleti caccia americani F-5 Tiger; l’accordo si trascinò poi con i numerosi colloqui tra Giacarta e Mosca avvenuti negli anni successivi fino alla firma del contratto del valore di 1,14 miliardi di dollari siglato nel febbraio 2018.

Com’è noto Mosca e Giacarta si accordarono anche sulle modalità di pagamento dei caccia Sukhoi: il 50% dell’importo sarebbe stato infatti compensato attraverso la fornitura alla Russia di prodotti di fattura locale, beni prevalentemente agricoli tra cui olio di palma, ma anche derivati della gomma, calzature, carta, resine, materie plastiche e prodotti dell’industria della Difesa.

Nel luglio 2019, l’ambasciatore dell’Indonesia presso la Federazione Russa, Mohamad Wahid Supriyadi, affermava che il ritardo nella sua attuazione era dovuto alla complessità del sistema commerciale che coinvolgeva sia dipartimenti governativi che aziende.

Agli inizi del 2020 l’agenzia TASS informava che le autorità indonesiane avevano abbandonato ogni proposito di acquisire i Su-35 a causa delle pressioni statunitensi attraverso il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA), un provvedimento che colpisce con sanzioni quei paesi che acquistano equipaggiamenti dall’industria della Difesa russa.

Nel luglio successivo Rosoboronexport proponeva un’occidentalizzazione dei velivoli ma evidentemente senza esito, poiché già nello scorso aprile  il Ministero della Difesa indonesiano stilava un piano di acquisizione di armamenti per le esigenze dell’Aeronautica rivelando così la possibilità di acquistare una serie di piattaforme di “generazione 4++”  tra cui il Dassault Rafale, l’Eurofighter Typhoon e il McDonnell Douglas F-15.

Nello febbraio del 2022 Giakarta decise così di acquistare ben 42 caccia francesi Dassault Rafale con un contratto del valore di 8,1 miliardi di dollari; iniziativa che sembrò effettivamente mettere la parola fine alla vendita dei Su-35.

Mosca dal canto suo ha sempre dichiarato di essere pronta a fornire all’Indonesia i caccia multiruolo Su-35 nonostante le pressioni di alcuni stati e come disse all’epoca Valeria Reshetnikova, rappresentante ufficiale del Servizio Federale per la Cooperazione Tecnico-Militare (FSVTS) della Federazione Russa: – «il progetto per la consegna di 11 Su-35 a Giakarta ha attirato l’attenzione della comunità mondiale sin dagli esordi»

Non sorprende pertanto che dopo la firma del contratto il governo indonesiano abbia subìto forti pressioni da parte di alcuni paesi; secondo la Reshetnikova infatti a Giakarta sarebbe stato fortemente “raccomandato” di abbandonare il progetto.

Foto: Sukhoi

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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