Riflessioni su impegni e criticità della Marina Militare
Nel corso della Giornata della Marina, ricorrenza annuale tenutasi lo scorso 10 giugno presso il porto di Civitavecchia, le più alte cariche istituzionali della Forza Armata, dello stato maggiore e ministero della Difesa hanno fatto il punto sulle attività e sviluppi della Marina Militare alla luce degli importanti impegni e criticità che la medesima sta affrontando, a fronte del repentino mutare degli scenari operativi e geostrategici degli ultimi anni.
Durante la celebrazione, in commemorazione dell’anniversario dell’Azione di Premuda del 10 giugno 1918, un’importante ed audace operazione navale della Prima Guerra Mondiale, le Navi Paolo Thaon di Revel e Francesco Morosini hanno ricevuto la bandiera di combattimento e lo stendardo di Nave Vulcano è stato insignito della medaglia d’oro al merito di Marina per l’impegno umanitario profuso a favore della popolazione colpita dal conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, mentre l’ammiraglio Francesco Ricci è stato insignito della Medaglia d’oro al valore di Marina per la valorizzazione del Castello Aragonese di Taranto.
Dall’impresa di Premuda e dalle qualità e valori espressi dal personale e dai vertici dell’epoca, che oggi i loro successori e la stessa istituzione come grande equipaggio ripropongono ogni giorno, il mondo è ovviamente cambiato, “ma negli ultimi due anni, questo passaggio è stato repentino”, come ha rimarcato il Capo di Stato Maggiore, ammiraglio Enrico Credendino.
Nuovi scenari ed il Gruppo Navale con la portaerei Cavour in Indo-Pacifico
“Di fronte a tale scenario complesso e sfidante, la Marina sta operando su più livelli e su più fronti, con uno straordinario output operativo, quantitativo e qualitativo, secondo uno schema di manovra senza precedenti, capace di avere assetti sempre posizionati dove servono e quando servono, capaci di produrre sicurezza e assicurare alla nazione libertà d’azione sul mare e nell’ambiente subacqueo che sono essenziali per il nostro benessere e per la nostra prosperità,” ha sottolineato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone nel corso del suo intervento, riferendosi al sistema di crisi che parte del Mar Rosso per collegarsi ad Israele ed al Sudan per arrivare all’Africa Occidentale e spingersi fino alle sponde del Mare Nostrum, in uno scacchiere in cui il Mediterraneo Allargato ha una centralità rinnovata.
In tale contesto, il CSM della Difesa ha rimarcato come il paese stia esprimendo posizioni di leadership nell’ambito delle linee di comando e fornendo assetti pregiati a tutte le operazioni navali sotto l’egida dell’Unione europea. Le operazioni Irini, Atalanta, (di cui l’Italia ha ceduto nei giorni scorsi il comando) e Aspides (il 15 giugno il comando tattico è passato ai Paesi Bassi) ne sono l’evidenza.
“Un anno particolare il 2024, che vede la Forza Armata proiettare il proprio Carrier Strike Group attraverso l’Oceano Indiano fino al Pacifico, consentendo alla difesa di rafforzare e consolidare la propria proiezione strategica con assetti e capacità di pregio. Ben oltre il tradizionale bacino di riferimento.
Mi riferisco nello specifico alla campagna appena partita verso il Pacifico del Gruppo Navale incentrato sulla portaerei Cavour e la scorta dalla fregata Alpino, che contribuirà a sviluppare forme di cooperazione con le marine alleate e amiche presenti in una regione sempre più centrale per la definizione degli equilibri internazionali. Da non trascurare poi che (la portaerei Cavour) imbarcherà velivoli (STOVL) F-35B di Marina ed Aeronautica, in perfetta simbiosi interforze, cosa impensabile fino a qualche anno fa,” ha annunciato l’ammiraglio Cavo Dragone, dando finalmente la conferma ufficiale della campagna nell’Indo-Pacifico e dell’attività interforze e multinazionale che si svilupperà in Australia con l’esercitazione ‘Pitch Black’ e la notizia dell’imbarco dei velivoli AMI a bordo di nave Cavour.
Scenari operativi sempre più complessi
Lo spazio temporale degli ultimi due anni, “ci ha visto passare bruscamente dall’essere impegnati per lo più in operazioni di peace-keeping, ad affrontare primariamente lo spettro più alto del confronto militare,” è subito arrivato al punto l’ammiraglio Credendino, come accade nella regione mediterranea, dove la flotta della Federazione Russa distribuita tra il Mediterraneo ed il Mar Nero, “pur non costituendo una minaccia diretta al territorio nazionale aumenta la tensione nell’area richiedendo un costante monitoraggio perché può evolversi in una minaccia immanente nel caso del deteriorarsi della situazione.”
Un non velato riferimento alla potenza espressa da tale flotta con missili Kalibr ed ipersonici ed all’ombreggiamento delle unità russe. Secondo una chiave di lettura più ampia non soltanto quelle di prima linea ma anche a quelle di supporto che sempre di più sono coinvolte in attività dai contorni non definiti, come lo stazionamento nell’area di conduttore o cavi sottomarini.
Avendo ben presente le attività di intelligence ed i sabotaggi già verificatesi nel Nord Europa, unitamente alla dipendenza energetica nazionale da alcuni principali gasdotti sottomarini, la Marina è impegnata nell’operazione “Fondali Sicuri” per il controllo delle infrastrutture critiche che peraltro conduce da anni, ma non con l’intensità più recente.
Il controllo e la difesa degli spazi subacquei rappresenta la nuova frontiera della Difesa come è stato ed è ancora lo Spazio, a cui il sistema Paese ha risposto con l’istituzione del Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS) che richiede ingenti investimenti non solo nella ricerca ma anche nello sviluppo e produzione di nuovi assetti e sistemi per la protezione degli interessi nazionali legati agli spazi marittimi non soltanto sotto ma anche sopra la superficie.
Espressione degli importanti cambiamenti geostrategici, il CSM della Marina ha subito concentrato l’attenzione sulla crisi del Mar Rosso e del Golfo di Aden, “dove le nostre unità stanno impiegando missili ed artiglieria per intercettare le minacce poste dagli Houthi ai danni del traffico mercantile. Nave Fasan negli ultimi quattro giorni (prima della Giornata della Marina) ha abbattuto due droni che stavano puntando a bassa quota ad alta velocità contro il mercantile che stava scortando. Così come due mercantili negli ultimi giorni sono stati colpiti da missili balistici.”
Un nuovo scenario operativo, che ha portato le più importanti Marine Europee e non solo ad un brusco risveglio, a fronte di un mix di nuove minacce asimmetriche ed antinave tradizionali e non, rappresentate da droni a basso costo e velocità volanti a bassa quota, nonché razzi e missili balistici con e senza guida a basso costo, a cui s’aggiungono veicoli di superficie kamikaze e mine.
Un insieme di minacce che ha messo a dura prova le difese aree delle unità europee ed alleate mandate in zona di operazioni. Se buona parte dei droni è stato abbattuto dall’artiglieria in cui la parte del leone è stata fatta dalla famiglia dei cannoni da 76/62 mm Compatto e Super Rapido di Leonardo, le parole dell’ammiraglio Credendino confermano quanto finora non divulgato in ordine all’effettivo impiego dei sistemi missilistici basato sulla munizione MBDA Aster contro le minacce degli Houthi, annoverando la MM fra gli utilizzatori ‘combat proven’ del sistema.
“A fronte di un cambio così dinamico dello scenario, abbiamo messo in campo la nostra indole adattiva, intensificando e rifocalizzando l’addestramento, e adottando un vero e proprio cambio di mentalità nel perseguire il realismo attraverso la valorizzazione quotidiana dei ritorni dal campo, anche insieme ai nostri partner con cui stiamo cooperando in Mar Rosso, in piena attinenza al paradigma del trains as you fight”.
La MM difficilmente diffonde informazioni specifiche sulle attività addestrative attagliate ad uno specifico teatro operativo ma recentemente sulla scia delle operazioni nel Mar Rosso ha alzato un velo sulle più recenti attività evidenziando come il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), grazie al supporto del Centro di Addestramento Aeronavale della Marina Militare (MARICENTADD), abbia creato degli scenari e dei temi addestrativi orientati a massimizzare il livello di realismo e coinvolgimento generale degli equipaggi, destinati ad essere impiegati in attività operative nell’area del ‘Mediterraneo allargato’.
Le attività addestrative sono state condotte in diversi contesti, come lo Stretto di Messina, quale ‘choke point’ ideale per simulare i transiti attraverso l’insidioso stretto di Bab el Mandeb, con simulazione d’ingaggi di minacce come quelli che si presentano nel Mar Rosso e Golfo di Aden.
Secondo quanto dichiarato, tutti gli obiettivi addestrativi sono stati pienamente raggiunti, e in particolare, è stato possibile perfezionare delle tecniche e delle procedure per la difesa dalle principali minacce che caratterizzano l’area di operazioni (missili, mezzi unmanned aerei e di superficie, barchini e mine).
Sempre rimanendo nel settore addestrativo, il CSM MM ha sottolineato il successo del format addestrativo ad altissima intensità e spiccato realismo rappresentato dall’esercitazione recentemente conclusasi Mare Aperto/Polaris, a cui hanno partecipato ben 50 navi, 6 sottomarini, 63 velivoli, ben 300 mezzi anfibi e personale di 26 nazioni, esercitazione “che ben si presta a diventare un riferimento per l’Unione Europea e la NATO.”
In tema di una maggiore interoperabilità fra le Forze Navali ed alla luce del sempre più ridotto numero di unita navali dispiegabili, l’ammiraglio Credendino ha rimarcato il sempre più spinto concetto d’intercambiabilità promosso dalla MM, in particolare la contribuzione in termini di assetti scorta ai gruppi portaerei alleati, ricordando come lo scorso anno unità italiane siano state integrato nello stesso momento in CSG americani in tre diversi Oceani, come al tempo stesso unità navali alleate siano state integrate in gruppi nazionali.
Sempre con riferimento al dispiegamento della Flotta, il CSM MM ha parlato di un impegno che in occasione della Giornata della Marina, vedeva in operazioni 35 navi, 1 sommergibile e 18 sezioni aeree, di cui una dozzina si trovavano fuori dal Mediterraneo.
“È uno sforzo eccezionale, che lo scorso 18 maggio ha visto un picco di ben 56 navi in attività. Un impegno che grava sui mezzi e, soprattutto, sugli equipaggi e le relative famiglie, che con grande senso di abnegazione e responsabilità servono il Paese. Non senza difficoltà, se pensiamo che negli ultimi anni la maggior parte delle unità di prima linea hanno trascorso oltre 6 mesi all’anno lontane dalla propria base.”
Fuori dal Mare Nostrum erano ed in parte sono ancora dispiegati fra gli altri, la nave scuola Vespucci ed il PPA Montecuccoli impegnati nel giro del mondo, quest’ultimo con importanti impegni nel Pacifico, la fregata Rizzo ritornata dal Baltico, l’IT CSG con Cavour e Alpino, la fregata Fasan e Martinengo rispettivamente nel Mar Rosso e Golfo di Aden/Oceano Indiano, il pattugliatore Bettica nel Golfo Guinea, in aggiunta ai quattro pattugliatori costieri classe Esploratore nell’ambito della MFO (Multinational Force and Observers) nel Mar Rosso settentrionale.
Carenza organica e capacità d’attrarre personale
“Impegni operativi pressanti da un lato e organici insufficienti dall’altro, ci portano ogni giorno a confrontarci con il dilemma tra l’ipotesi di “rallentare il ritmo” per dare maggior respiro e tempo di ricondizionamento a persone e mezzi, cui si contrappone la consapevolezza di “non poter lasciare spazi scoperti, perché sarebbero riempiti dall’iniziativa altrui, a scapito del nostro interesse nazionale.”
Con questa consapevolezza, il CSM ha dichiarato che la Forza Armata ha messo in atto numerose iniziative volte a migliorare la condizione del nostro personale, “con una rinnovata attenzione ai loro bisogni primari, a innalzare la sostenibilità dei carichi di lavoro e la velocità dei processi, rivisitando normative, procedure e strumenti di lavoro per meglio capitalizzare la tecnologia, digitalizzando la Forza Armata, decentralizzando alcune funzioni e intervenendo sull’alimentazione delle catene del valore affinché le risorse umane e materiali siano focalizzate sul core business, l’andar per mare.”
Un’attenzione che vista dall’esterno – e quindi non affermata dall’ammiraglio Credendino per inciso – non è sufficientemente mostrata da parte del Parlamento con concreti atti di supporto sia del personale che delle stesse famiglie, ma anche di risposta in tempi brevi ai cambiamenti di scenari operativi come quello del Mar Rosso, che richiedono fondi per nuovi sviluppi e sistemi per incrementare la sicurezza degli equipaggi così come il personale di volo e quello della Brigata di Marina San Marco, in un contesto operativo completamente diverso dal passato. E non solo per la sicurezza degli equipaggi militari ma anche di quelli civili delle navi mercantili scortate, così come accadrebbe se fossero impiegato il personale delle altre Forze Armate in altri contesti.
Per sopperire alla sempre più grave carenza di personale e fondi per il supporto in esercizio, l’ammiraglio Credendino ha rivelato che la Forza Armata ha avviato e accelerato a partire dall’inizio dell’anno, “il piano di disarmo delle unità di vecchia generazione, prevedendo – nell’arco di 18 mesi – la dismissione delle ultime due fregate classe Maestrale, del caccia Durand de La Penne, della portaeromobili Garibaldi e di altro naviglio minore, in modo da recuperare risorse per armare le Unità di prossima immissione nella flotta, a partire dalla LHD Trieste, FREMM e PPA, essenziali per mantenere la massima qualità nella nostra risposta operativa.”
Sebbene il CSM della MM non abbia dato ulteriori dettagli, nel corso del 2024, sono destinati ad essere consegnati prima il quarto PPA, Giovanni delle Bande Nere, e successivamente nave Trieste. Nel corso della prima metà del 2025 è prevista la consegna della FREMM Spartaco Schergat nella versione migliorata con capacità ASW mentre nella seconda parte dell’anno sarà la volta della gemella Emilio Bianchi, seconda ed ultima fregata nella medesima configurazione. Sempre nel corso del 2025 è prevista la consegna della LSS Atlante e fra le unità di supporto dovrebbe annoverarsi il primo dei nuovi rimorchiatori. Insieme alle unità in corso di dismissione già indicate, nella prima parte di quest’anno vi è stata la cerimonia di ultima ammaina bandiera per nave Vesuvio e nave Bormida, ed altre unità di supporto si prevede che siano ritirate dal servizio nei mesi avvenire.
“Infine, abbiamo incrementato la qualità degli investimenti sulla formazione e sul supporto logistico e adattato il nostro schema di manovra per avere le nostre Unità sempre posizionate al posto giusto, in modo da impiegarle dove serve e quando serve, sulla base delle minacce, per assicurare alla Nazione libertà d’azione sul mare e nell’ambiente subacqueo, essenziali per il nostro benessere e prosperità. Ma questo sforzo non è sufficiente”, ha detto l’ammiraglio Credendino riferendosi alla carenza del personale.
“Auspichiamo che nel tempo si possa perseguire l’incremento degli organici della Forza Armata per raggiungere un modello a 39.000 militari e 9.000 civili, uniformandoci alle consistenze di Marine paragonabili alla nostra (UK e Francia). Questi numeri costituiscono la massa critica indispensabile per rendere sostenibili gli impegni anche in prospettiva futura.” 1
Adattamento alle esigenze ed interazione con l’industria
Il CSM della MM ha inoltre ricordato come la Forza Armata “abbia accelerato la sperimentazione già in corso di alcune capacità e l’adattamento di altre, esplorando ogni utile forma di sinergia con l’industria nazionale, alla quale abbiamo chiesto un indispensabile cambio di passo sia per quanto attiene la produzione di mezzi e munizionamento, sia nell’innovazione dei prodotti e dei relativi processi di realizzazione, affinché ciò che progettiamo e realizziamo possa recepire, in modo “adattivo”, le esigenze dettate dallo scenario e dai ritorni dal campo, che sono sempre più dinamici e, per certi versi, imprevedibili.”
Una richiesta non soltanto indirizzata all’industria ma anche alle istituzioni tutte affinché si facciamo promotrici di tutti quegli interventi strutturali e procedurali atti a ridurre e semplificare la burocrazia e quindi ridurre le tempistiche in una fase storica dove il tempo va di pari passo con i fondi, anche questi necessari per rivoluzionare i processi e la supply chain industriale. “Sono tutti processi che hanno come comune denominatore la ricerca di soluzioni tecniche e organizzative che imprimono velocità ai processi, stimolano la capacità di adattarsi e riducono le frammentazioni: fare insieme e velocemente è la chiave di volta per mantenere l’iniziativa e la rilevanza.”
Oltre al drastico cambio di passo e di mentalità nel settore delle operazioni, addestramento e dello sviluppo delle capacità, “la MM sta lavorando e investendo nel Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, mosso dalla cooperazione tra strutture pubbliche e private, in un ecosistema nato per rendere protagoniste le competenze operative, scientifiche e industriali del nostro Paese.
Il prossimo ottobre, a Venezia, la subacquea sarà protagonista della la 14^ edizione del Trans Regional Sea Power Symposium, al quale parteciperanno oltre 100 Marine e 350 rappresentanti del cluster marittimo da tutto il mondo (organizzazioni internazionali, centri di ricerca, università, industria, etc…).”
Nell’evidenziare lo sforzo profuso dal personale della MM così come da quello delle altre Forze Armate, il Ministro della Difesa Guido Crosetto, ha ricordato la flessibilità, l’impegno e sacrificio richiesto al medesimo come nel caso del rapido dispiegamento di nave Vulcano, evidenziando come lo scenario d’impiego della MM così come delle altre Forze Armate sia evoluto verso contesti sempre più pericolosi che prima non si materializzavano. “…se noi abbiamo costruito un modello dove non abbiamo tenuto conto di fare queste operazioni e abbiamo bisogno di modificarlo, perché non bastano le Forze Armate che fino a qualche anno fa avevamo preventivato, dobbiamo avere il coraggio di dirlo. Non è una richiesta per far vedere che siamo più grandi e più forti, è la necessità di difendere il Paese…. Io penso che tu non puoi affidare il compito di difenderti a qualcuno se non dimostri di rispettare anche le loro esigenze. Che sono tecnologiche, che sono di protezione, ma che sono anche di rispetto umano.”
Foto Marina Militare
Luca PeruzziVedi tutti gli articoli
Nato a Genova nel 1966 e laureato in giurisprudenza, è corrispondente per l'Italia e collaboratore delle riviste internazionali nel settore della difesa del gruppo inglese IHS Markit (Jane's Navy International e Jane's International Defence Review) e della casa editrice tedesca Mittler Report Verlag (European Security & Defense e pubblicazioni collegate) nonché delle riviste di settore Armada International, European Defence Review e The Journal of Electronic Defense. In Italia collabora anche con Rivista Marittima, Aeronautica & Difesa e la testata online dedicate al settore marittimo ed economico The MediTelegraph (Secolo XIX).