I russi avanzano: contractors americani e genieri nord coreani in Ucraina?   

 

L’ultimo successo annunciato dal ministero della Difesa russo risale a ieri pomeriggio quando unità d’assalto del Gruppo Centro avrebbero espugnato una roccaforte ucraina alla periferia orientale della cittadina di Kirov (Severnoye) nel settore di Toretsk (regione di Donetsk) dove il 29 giugno era stata conquistata Shumy.

L’attacco ha visto l’impiego di un tunnel lungo più di 3 chilometri lungo il canale Seversky Donetsk che ha permesso alle truppe di Mosca di cogliere di sorpresa i difensori del caposaldo attaccandolo alle spalle. Le truppe di Kiev si sarebbero ritirate lasciando diversi prigionieri in mano al nemico.

Nelle ultime 24 ore i russi hanno annunciato anche la conquista dei villaggi di Yasnodobrovka (a ovest di Avdiivka), Spornoye, Novoaleksandrovka e Novopokrovskoye, sempre nella regione di Donetsk dove progressi russi si segnalano anche a Chasov Yar.


Nei giorni scorsi i media ucraini hanno ammesso l’avanzata delle forze russe nelle località di Novooleksandrivka e Sokil e nei pressi di Novopokrovske e Volodymyrivka che minacciano la strada tra Pokrovsk e Kostiantynivka, arteria cruciale per i rifornimenti per le truppe ucraine nella porzione della regione di Donetsk ancora in mano alle forze di Kiev.

Il 29 giugno le truppe russe avevano conquistato anche Rozdolivka, 20 chilometri a ovest di Bakhmut Fonti ucraine confermano le difficoltà e lo stesso presidente Volodymyr Zelensky ha dovuto ammettere che i russi avanzano. Nella regione di Kharkiv i russi hanno conquistato nelle ultime ore il villaggio di Stepovaya Novosyolovka, a una decina di chilometri dalla roccaforte ucraina di Kupyansk, mentre nel settore nord della stessa regione continuano a premere su Volchansk, 20 chilometri a nord della città di Kharkiv dove il governatore regionale Oleh Synehoubov il 26 giugno ha ammesso che la situazione è “instabile” .

“Decine di occupanti sono stati bloccati in uno dei siti industriali della città di Vovchansk. I russi stanno cercando di sfondare, ma registrano costantemente perdite”, ha scritto su Telegram il governatore. “Il compito del nostro esercito è infliggere il massimo danno nei settori di Lyptsi e Vovchansk. Dobbiamo distruggere quante più truppe, equipaggiamenti militari e armi possibile”.

Sempre secondo fonti russe almeno due grandi depositi di armi occidentali sono stati distrutti nei giorni scorsi da attacchi missilistici nelle aree di Kiev e Odessa mentre altri depositi minori sarebbero stati colpiti dal fuoco dell’artiglieria in diversi settori delle retrovie con la distruzione di alcuni lanciarazzi campali HIMARS e obici di artiglieria di diversi modelli.

 

Kiev chiede più difese aeree

Al martellamento delle postazioni e dei depositi ucraini a ridosso del fronte contribuisce il crescente impiego da parte delle forze aeree russe di bombe d’aereo guidate: ben 800 solo nell’ultima settimana secondo quanto reso noto ieri da Zelensky che chiede agli alleasti occidentali i “mezzi necessari per distruggere i vettori di queste bombe, inclusi gli aerei da combattimento russi, ovunque si trovino”.

L’Ucraina “ha bisogno di più sistemi di difesa aerea, abbiamo bisogno di maggiore aiuto da parte dei nostri partner”.

Secondo il direttore esecutivo della società energetica ucraina DTEK, Dmytro Sakharuk, la difesa aerea ucraina non è in grado di proteggere efficacemente il settore energetico a causa di un significativo squilibrio nel numero di missili. Per ogni missile antiaereo ucraino ci sono 5-6 missili russi che colpiscono le infrastrutture energetiche ucraine provocando solo negli ultimi mesi danni per un miliardo di dollari secondo un rapporto del del Fondo monetario internazionale (FMI).

Secondo  The Economist l’Ucraina è vicina al fallimento: il 1° agosto scade il termine per la sospensione dei pagamenti sul debito, pari al 94 per cento del PIL, e se le autorità non riescono ad accordarsi con gli investitori sulla ristrutturazione del debito, dovranno dichiarare default.
Un rapporto del think-tank britannico Royal United Services Institute (RUSI) valuta che la produzione di mezzi, armi e munizioni in generale e in particolare di missili balistici e da crociera russi sia aumentata notevolmente nonostante le sanzioni occidentali. Se nel 2021 la Russia ha prodotto 56 missili da crociera Kh-101, l’anno scorso ne ha prodotti 460. Le scorte di missili balistici Iskander sono aumentate da circa 50 a 180, nonostante il loro impiego continuo contro obiettivi ucraini.

Nel tentativo di fornire rapidamente ulteriori sistemi di difesa aerea all’Ucraina, gli Stati Uniti starebbero negoziando il trasferimento di 8 batterie di missili Patriot da Israele secondo quanto riportato dal Financial Times che cita cinque diverse fonti, secondo cui il trasferimento dovrebbe avvenire attraverso gli Stati Uniti.

Ieri l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, ha fatto sapere che vi sarebbero “conseguenze politiche” in caso di fornitura di sistemi di difesa aerea Patriot da parte di Israele all’Ucraina.

Nei giorni scorsi la CNN aveva svelato che la Casa Bianca sta valutando l’invio di contractors militari americani in Ucraina per sostenere le forze di Kiev nella manutenzione e nelle riparazioni dei sistemi d’arma forniti dagli Stati Uniti. Il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, non ha confermato né smentito la notizia precisando però che “non è stata presa alcuna decisione” ma che in ogni caso non verranno inviati militari statunitensi in Ucraina.

 

Malcontento e crisi sociale

Del resto la carenza di personale e soprattutto di personale militare addestrato e motivato rappresenta oggi la maggior fonte di preoccupazione per Kiev e i suoi alleati. Media ucraini e occidentali ormai riconoscono apertamente le crescenti difficoltà ad arruolare nuove reclute, tema fino a ieri definito “propaganda russa”. Moltissimi maschi in età d’arruolamento si nascondono o vengono catturati nell’ambito di vere e proprie cacce all’uomo nelle città ucraine.

In molti casi questi uomini vengono inviati al fronte dopo poche settimane di addestramento incompleto e scarsamente equipaggiati. Non sembra andare meglio tra le reclute inviate ad addestrarsi all’estero considerate le molte voci di casi di diserzioni e autolesionismo al termine dell’addestramento.

Un’inchiesta del giornale tedesco Die Welt che ha sentito diverse fonti militari valuta che siano non più di 250 mila i militari ucraini al fronte, meno della metà dei russi e rivela che Kiev dovrebbe arruolare almeno  50.000 militari ogni tre mesi, circa la metà di quanto indicato da fonti militari francesi che avevano calcolato il fabbisogno di reclute delle forze ucraine in 35.000 combattenti al mese.

Una fonte citata dal giornale tedesco valuta infatti che per compensare le perdite sia necessario reclutare ben più di  50.000 militari a trimestre rivelando che molti reparti al fronte sono esausti e vicini al collasso psicologico.

Ieri Kiev ha deciso di concedere la libertà ai detenuti nelle carceri ucraine se accetteranno di imbracciare le armi contro le forze armate russe. Una libertà condizionata che riguarda anche chi è in carcere per aver commesso un omicidio, ma non se ha ucciso due o più persone. Esclusi dall’offerta di arruolamento anche gli stupratori, chi ha commesso un reato di violenza sessuale oppure chi ha compiuto un crimine contro la sicurezza nazionale.

Secondo le stime del ministero della Giustizia ucraino, circa 27mila detenuti su un totale di 42mila potrebbero potenzialmente avere diritto al nuovo programma militare. I carcerati possono ottenere la liberazione condizionata dopo un colloquio con i reclutatori dell’esercito, una visita medica e una revisione della loro condanna.

Il morale fiacco negli ucraini, determinato dall’andamento della guerra e dall’inutile sacrificio di così tante vite in battaglie senza speranze di successo (dalla difesa di Bakhmut alla controffensiva dello scorso anno) e dal crollo verticale della fiducia nel governo di Kiev stanno determinando gravi carenze di personale, sia per le mansioni che richiedono maggiore specializzazione sia per i compiti di combattimento.

Un malcontento che potrebbe avere anche risvolti politici qualora emergessero chiarimenti l’operazione effettuata dal Servizio di sicurezza interna ucraino (SBU) che ha annunciato di aver smascherato e arrestato (nella foto sopra) un gruppo di “attivisti” civili che stavano preparando una serie di azioni a Kiev che avrebbero dovuto prendere il via il 30 giugno.

Secondo le indagini, il gruppo era guidato dal co-fondatore di una Ong nota per le sue azioni anti-ucraine dal 2015, riferisce l’SBU, e progettava di annunciare la “rimozione dal potere” dell’attuale leadership militare e politica dell’Ucraina, per poi impossessarsi dell’edificio del Parlamento (Verkhovna Rada).

Per radunare le persone, gli organizzatori avrebbero dovuto tenere una presunta assemblea pacifica nel centro di Kiev, riferisce sempre l’SBU precisando però che la maggior parte dei partecipanti all’evento era “all’oscuro” dell’obiettivo della manifestazione. Gli arrestati progettavano anche di diffondere informazioni sui “disordini” a Kiev attraverso canali nazionali ed esteri per minare la stabilità del Paese e favorire la Russia.

In assenza di dettagli e informazioni da fonti indipendenti la notizia va presa con le molle ma potrebbe indicare un crescente e organizzato malcontento sociale che il governo tende a liquidare come iniziative dei “filo-russi”, definizione utilizzata già nel 2022 per mettere fuori legge ben 11 partiti di opposizione.

 

Contractors americani e genieri nordcoreani?

La crescente carenza di truppe ucraine addestrate potrebbe contribuire a richiedere l’impiego di military contractors statunitensi (peraltro già da tempo presenti non ufficialmente in Ucraina, probabilmente con contratti messi a punto da agenzie diverse dal Pentagono), che potrebbe assumere dimensioni considerevoli mentre nel settore di Kharkiv, dove gli ucraini hanno mandato in prima linea anche poliziotti e guardie di frontiera, sono stati segnalati volontari (“mercenari” secondo i russi) provenienti dalla Colombia e altre nazioni dell’America Latina.

Secondo fonti russe dall’inizio della guerra sarebbero circa 25 mila i volontari/mercenari stranieri che hanno combattuto sotto le bandiere ucraine mentre il numero di contractors e di consiglieri militari inviati con compiti diversi da molte nazioni aderenti alla NATO resta un segreto ben custodito (anche se svelato in diverse occasioni da fonti sia russe che ucraine).

Del resto anche Mosca non esita a raccogliere combattenti stranieri anche in questo caso con compiti vari. Dopo le notizie emerse su volontari nepalesi, afghani, siriani e di altre nazionalità che sarebbero andati a ingrossare le fila delle forze russe in cambio di retribuzioni intorno ai 2mila dollari mensili Mosca ha arruolato e inviato in Ucraina circa 10mila immigrati naturalizzati che avrebbero dovuto registrarsi per il servizio militare.

Aleksander Bastrykin, alla testa del Comitato investigativo russo, ha sottolineato che “abbiamo catturato più di 30mila persone che hanno ottenuto la cittadinanza russa, ma non volevano fare il servizio militare, e li abbiamo inseriti nella lista”, cioè la banca dati che raccoglie i nomi di persone che potrebbero essere arruolate.

“Già circa 10mila persone sono state inviate nella zona dell’operazione militare speciale” in Ucraina. Bastrykin ha riconosciuto che alcuni lavoratori hanno iniziato “lentamente ad andarsene” a causa dell’aumento delle ispezioni, ma non ha quantificato il fenomeno.

La “fame di truppe” imposta da due anni e mezzo di conflitto convenzionale su vasta scala è certo più grave per gli Ucraini ma coinvolge anche i russi. Citando fonti militari occidentali e della NATO, il New York Times ha riferito nei giorni scorsi che in maggio le forze di Mosca avrebbero perso in media ogni giorno più di mille militari tra morti e feriti.

Numeri non meglio documentati che non è possibile verificare ma gli stessi funzionari che li hanno resi noti sotto anonimato hanno aggiunto che la Russia riesce a reclutare 25.000/30.000 volontari al mese per l’Operazione Militare Speciale in Ucraina, compensando di fatto le perdite.

Il maggior supporto allo sforzo bellico russo in termini di personale potrebbe giungere presto dalla Corea del Nord anche se non sembrerebbe riguardare forze da combattimento.

Il Trattato di cooperazione siglato il 19 giugno tra Russia e Corea del Nord include l’assistenza militare reciproca e nonostante nel testo non vi siano riferimenti al conflitto in Ucraina la tv sudcoreana Chosun ha riferito che Pyongyang prevede di inviare reparti del genio militare nei territori occupati dell’Ucraina per intraprendere lavori di ricostruzione, probabilmente nelle città e villaggi conquistati dai russi.

Notizie fornite da “fonti ufficiali” di Seul, probabilmente d’intelligence, secondo le quali Mosca pagherebbe 115 milioni di dollari all’anno per poter impiegare tre o quattro delle dieci brigate del Genio dell’esercito nordcoreano nelle operazioni di ricostruzione, soprattutto nella regione di Donetsk dove centri abitati e infrastrutture sono stati devastati dalle lunghe ed estenuanti battaglie.

Il portavoce del Pentagono Pat Ryder il 26 giugno ha commentato l’ipotesi che Pyoingyang invii i propri genieri in Ucraina sostenendo che le forze nordcoreane verrebbero usate come carne da cannone. “Se fossi la dirigenza del personale militare nordcoreano, metterei in dubbio la mia scelta di inviare le mie forze come carne da cannone in una guerra illegale contro l’Ucraina”.

Al di là delle interpretazioni dei belligeranti e dei rispettivi alleati appare evidente che il conflitto in Ucraina in questa fase sta ampliando il coinvolgimento internazionale, diretto o indiretto,

Finora la Corea del Nord avrebbe fornito alla Russia, secondo fonti sudcoreane e statunitensi 4,8 milioni di proiettili d’artiglieria trasportati a bordo di 11mila container posti su altrettanti carri merci ferroviari mentre in febbraio l’Ucraina riferì di aver abbattuto almeno 20 missili balistici nordcoreani utilizzati dalla Russia. Forniture sempre negate da Pyongyang.

Il 29 giugno Jonah Leff, direttore esecutivo di Conflict Armament Research (organizzazione investigativa con sede nel Regno Unito che segue le forniture di armi nelle aree interessate dai conflitti) ha detto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che cCi sono prove “incontrovertibili” che i resti di missili balistici trovati in Ucraina provengano dalla Corea del Nord.

Leff ha fornito al Consiglio un’analisi dettagliata dei resti di un missile che ha colpito Kharkiv il 2 gennaio. L’esperto ha detto che l’organizzazione ha documentato il motore del missile, la sezione di coda e quasi 300 componenti prodotti da 26 aziende di 8 Paesi e ha stabilito che si trattava di un missile KN-23 o KN-24 prodotto nel 2023 in Corea del Nord.

“L’organizzazione è giunta a questa conclusione basandosi sulle caratteristiche uniche del missile: il suo diametro, vari azionamenti delle pale che controllano la spinta e la traiettoria del missile, il disegno attorno all’accenditore, la presenza di caratteri coreani su alcune componenti del missile, così come altri segni e componenti relativi al periodo precedente fino al 2023”, ha affermato. “Dopo la documentazione iniziale, le nostre squadre hanno verificato altri tre missili nordcoreani identici che hanno colpito Kiev e Zaporizhzhia all’inizio di quest’anno”, ha aggiunto Leff.

 

Tensioni al confine ucraino-bielorusso

Mosca ha definito oggi “preoccupanti i rapporti in merito al dispiegamento di truppe ucraine al confine bielorusso”, come ha riferito il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov.

La scorsa settimana, il capo di Stato maggiore e primo viceministro della Difesa bielorusso, Pavel Muraveiko, ha affermato che la situazione lungo il confine con l’Ucraina “rimane tesa e sta cambiando ogni giorno in peggio”.

Peskov ha spiegato che “questa situazione é un motivo di preoccupazione non solo per Minsk, ma anche per Mosca, perché siamo alleati e partner”.

La Bielorussia aveva schierato rinforzi e sistemi di difesa aerea per coprire obiettivi militari e infrastrutture civili critiche vicino al confine con l’Ucraina in seguito al drastico aumento del numero di voli di ricognizione effettuati da droni ucraini.

“La situazione nello spazio aereo è tesa”, ha dichiarato il capo delle forze missilistiche antiaeree bielorusse generale Andrei Severinchik. “lo spazio aereo bielorusso viene costantemente violato” ha dichiarato il generale aggiungendo che “le forze e i mezzi di ricognizione sono stati ulteriormente rafforzati per individuare gli aerei nello spazio aereo del nostro Paese.

@GianandreaGaian

Foto: ministero della Difesa Russo, US DoD, Ministero della Difesa Ucraino, RIA-Novosti, RvVoenkory, Anadolu, SBU e KCNA

 

 

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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