Il generale Masiello fa il punto in Parlamento sull’Operazione Strade Sicure

 

“L’operazione ‘Strade Sicure’, avviata il 4 agosto del 2008 ai sensi della Legge n. 125 che autorizzò allora l’impiego di 3000 unità di personale delle Forze armate, in concorso e congiuntamente alle Forze di Polizia, per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione e contrasto della criminalità. Si inquadra nell’ambito della quarta missione che attribuisce alle forze armate il compito di concorrere alla salvaguardia delle istituzioni in circostanze e casi di straordinari di necessità e urgenza. Il contingente non avrebbe dovuto superare le 3.000 unità per un periodo massimo di 6 mesi ma dal 2008 i volumi di forza del contingente sono stati incrementati”.

Questo il quadro delineato in Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Carmine Masiello (nella foto d’apertura).

“Allo stato attuale, la legge di bilancio 2024 autorizza fino al 31 dicembre di quest’anno una forza complessiva di 6.800 unità, tra Esercito, Marina e Aeronautica” – ha spiegato il generale.

“Di queste 800 sono impegnate a rafforzare i dispositivi di controllo e sicurezza delle principali infrastrutture ferroviarie del Paese, nell’ambito della cosiddetta esigenza ‘stazioni sicure’, un’operazione che prevede la vigilanza di 20 stazioni nelle città di Genova, Milano, Torino, Bologna, Venezia, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo”.

Non solo. Il generale Masiello ha elencato anche gli altri ambiti di impiego dei militari di Strade Sicure, tra la vigilanza di 929 siti e obiettivi sensibili individuati dall’autorità di pubblica sicurezza, nei 20 centri per l’immigrazione su tutto il territorio nazionale, il contrasto all’ingresso e soggiorno lungo la rotta balcanica, la vigilanza presso i siti frontalieri per il contrasto dei flussi migratori illegali nelle aree di Bardonecchia, Ventimiglia e del Traforo del Monte Bianco. E poi la sicurezza del cantiere dell’Alta Velocità in Piemonte, i controlli alla circolazione stradale.

“Dal suo avvio oggi, nell’ambito dell’operazione ‘Strade Sicure’ l’Esercito ha concorso all’effettuazione di 17.959 arresti, 46.507 denunce e 38.306 fermi – ha specificato – nonché al sequestro di 1.793 armi e 2.529 chilogrammi di droga. In particolare, nell’ultimo anno, sono stati eseguiti con successo 650 interventi principalmente riconducibili per il 36% ad aggressioni, colluttazioni e risse, per il 22% decoro pubblico, molestie e vandalismo, 18% rapine, furti e scippi, 16% consumo e spaccio di sostanze stupefacenti, 8% possesso di armi e oggetti atti ad offendere.

Fornendo così un contributo alla sicurezza delle nostre città e delle loro periferie la cui efficacia è garantita dalla tempestività di intervento, dalla capillare distribuzione delle forze sul territorio e della capacità di rischieramento dell’unità in ogni condizione ambientale. Fattori decisivi che in molteplici circostanze assicurano la salvaguardia della vita umana e la tutela del bene comune”.

Il generale Masiello  ha preso in esame la sostenibilità dell’Operazione Strade Sicure, nata anche per compensare le carenze di organici delle Polizia di Stato e Carabinieri, ormai strutturali.

“L’Operazione Strade Sicure è stata concepita per sostenere un volume di forze contenuto e per una breve durata. Tuttavia, dopo ormai 16 anni, il contributo richiesto alla Forza Armata è considerevole in termini di volume di forze impiegate, anche a fronte della riduzione nel tempo degli organici. In tal senso, è all’esame, in accordo con il Ministro della Difesa, la sostenibilità dell’attuale impegno nell’operazione, affinché non rischi di compromettere l’operatività dello strumento militare nel suo complesso in relazione ai crescenti compiti connessi con le ulteriori missioni della Difesa, anche assunti in ambito Alleanza”.

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ha aggiunto che “l’impiego della Forza Armata nell’operazione Strade Sicure sottrae costantemente l’equivalente di 12-14 reggimenti di manovra all’addestramento al combattimento. Altrettante forze, in preparazione, focalizzano il proprio addestramento su compiti per operazioni sul territorio nazionale – continua – Tale costante e prolungato impiego ha un effetto diretto e cumulativo sul livello di preparazione della Forza Armata rispetto all’assolvimento delle missioni istituzionali. Una situazione è acuita dal recupero psico-fisico e dal ricondizionamento delle unità al termine dei cicli di impiego semestrale.

Infatti, sebbene il personale goda di un’indennità omnicomprensiva e del compenso per lavoro straordinario, nella misura media mensile di 55 ore al termine dei 6 mesi di impiego, accumula mediamente circa 55 giorni di recupero di cui 40 per aver prestato servizio durante le festività e i giorni non lavorativi e 15 per lavoro straordinario che eccedono la quota parte corrisposta. Ciò non consente di far fronte all’esigenza di addestrare l’Esercito e preparare le forze all’impiego in contesti operativi sempre più competitivi, ad alta intensità e intrinsecamente letali come dettato dal citato cambiamento dei paradigmi di sicurezza”

(con fonte Adnkronos)

Foto Esercito Italiano

 

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