Il petrolio riaccende le tensioni anglo-argentine nel Sud Atlantico

 

A 42 anni dal conflitto anglo-argentino per il controllo delle Isole Falkland e degli arcipelaghi australi circostanti in cui la posta in gioco era anche il controllo delle risorse di quell’area marittima e l’accesso alla regione Antartica, il territorio britannico nell’Atlantico del Sud torna al centro delle tensioni tra Londra e Buenos Aires dopo l’annuncio, il 2 luglio, dell’avvio dello sfruttamento delle risorse petrolifere rivenute nelle acque circostanti le Falkland (Malvinas per gli argentini).

Una svolta che potrebbe portare a un boom economico per gli abitanti locali poiché il consiglio governativo del territorio, autonomo da Londra per gli affari interni, ha chiesto agli isolani, circa 3.700 persone, di sostenere il piano che punta all’estrazione di 500 milioni di barili di petrolio dal giacimento Sea Lion.

La compagnia israeliana Navitas Petroleum Development ha acquisito la maggior parte dei diritti sul giacimento, con i profitti principali destinati ai suoi azionisti in Israele e negli Stati Uniti. Tuttavia, secondo quanto riporta il quotidiano britannico “The Telegraph” (ripreso in Italia da Agenzia Nova), gli abitanti delle isole Falkland beneficerebbero di milioni di sterline in royalties e tasse imposte sui profitti a cui aggiungere la fornitura di servizi e l’indotto determinato dalla presenza in mare di maestranze qualificate che dovranno disporre di una base logistica a terra per gestire anche i turni di lavoro sulle piattaforme in mare.

Una svolta che trasformerebbe l’economia delle isole che attualmente dipende dall’allevamento di pecore e dalla pesca mas aumenterebbe anche la popolazione.

Si stima che il giacimento Sea Lion contenga circa 1,7 miliardi di barili di petrolio, rendendolo molto più grande di Rosebank, il piu’ grande progetto previsto per il Mare del Nord del Regno Unito. Secondo il quotidiano, questi piani potrebbero creare “imbarazzo politico” per il Regno Unito, poiché la produzione di petrolio potrebbe compromettere gli impegni sulle riduzioni delle emissioni.

Il dipartimento per le Risorse Naturali del governo delle Falkland ha reso nota la presentazione degli studi di impatto ambientale da parte della società israeliana Navitas Petroleum Development riguardante la perforazione di pozzi petroliferi e la produzione offshore nelle acque al largo delle isole.

Il Partito laburista, dato per vincente nelle elezioni di oggi in Gran Bretagna, ha promesso di vietare nuove esplorazioni di petrolio e gas nelle acque britanniche. Il divieto, tuttavia, non sembrerebbe riguardare le Falkland, visto che sull’isola è l’amministrazione locale a decidere sui diritti delle trivellazioni nelle acque circostanti.

Il governo dell’Argentina “sta analizzando un’eventuale risposta diplomatica” alla decisione del governo delle isole Falkland di avanzare nell’esplorazione di risorse petrolifere in un’area che è oggetto di una disputa di sovranità riconosciuta anche dalle Nazioni Unite, hanno riferito il 3 luglio all’Ansa fonti del ministero degli Esteri di Buenos Aires che non hanno voluto fare ulteriori commenti sulla vicenda.

Nel 2022 il governo argentino ha bandito per 20 anni dal suo territorio Navitas Petroleum in seguito alle prospezioni petrolifere nelle acque delle Falkland.

Foto: Navitas Petroleum e BBC

 

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