Le truppe USA lasciano Niamey: Niger, Mali e Burkina Faso si uniscono in una confederazione

 

Entro domani gli Stati Uniti lasceranno la Base 101 presso l’aeroporto della capitale del Niger, Niamey, ed entro agosto completeranno il ritiro di truppe ed equipaggiamenti evacuando gli ultimi 500 militari dalla Base 102 presso l’aeroporto di Agadez che gli Stati Uniti aveva ricostruito e ampliato investendovi oltre 100 milioni di dollari.

Washington intende quindi completare il ritiro delle forze militari dal Niger prima del 15 settembre, data concordata in seguito ai negoziati con la giunta militare nigerina nel maggio scorso.

Il Magg. Gen. dell’USAF Kenneth Ekman, direttore della strategia presso l’U.S. Africa Command (AFRICOM), ha detto che un certo numero di piccole squadre di 10-20 soldati statunitensi, comprese le forze per le operazioni speciali, si sono trasferite in altri paesi dell’Africa occidentale. Il grosso delle altre forze andrà, almeno inizialmente, in Europa, dove peraltro ha sede lo stesso comando per le operazioni in Africa AFRICOM, basato nella città tedesca di Stoccarda.

Secondo l’accordo raggiunto con le autorità nigerine due terzi delle truppe e delle attrezzature statunitensi devono lasciare il Paese entro il 26 luglio, ha affermato Ekman aggiungendo che sono in corso trattative con altre nazioni dell’Africa Occidentale forse disponibili ad accogliere truppe statunitensi. Il generale ha citato il Togo che però non ha ancora definito una sua eventuale disponibilità

Domani ci sarà una cerimonia che segnerà il ritiro completo dalla base dell’aeroporto di Niamey e subito dopo partiranno gli ultimi 100 soldati e l’ultimo aereo da trasporto C-17. Sulla base secondo Ekman ci sono meno di 100 soldati russi che una volta finito di addestrare le truppe nigerine lasceranno il paese. Ipotesi da verificare considerando i sempre più stretti rapporti tra la giunta nigerina e Mosca.

Quanto al prossimo ritiro da Agadez, il generale Ekman ha detto ai giornalisti dell’Associated Press e della Reuters che verranno abbandonasti gli edifici prefabbricati ma non molte attrezzature che verranno rimosse e portate via, come 18 generatori da 4.000 libbre (1.800 chilogrammi) del valore di oltre 1 milione di dollari ciascuno.

A differenza del ritiro dall’Afghanistan, ha detto che gli Stati Uniti non stanno distruggendo attrezzature o strutture mentre se ne vanno. “Il nostro obiettivo nell’esecuzione è lasciare le cose nel miglior stato possibile”, ha detto. “Se uscissimo e lasciassimo tutto in rovina o uscissimo con dispetto, o se distruggessimo le cose mentre andiamo, precluderemmo opzioni” per le future relazioni di sicurezza”.

Nel vertice dei capi di stato di Mali, Burkina Faso e Niger tenutosi oggi a Niamey riunendo i leader degli stati membri della Alleanza degli Stati del Sahel (AES) è stata annunciata a costituzione della “Confederazione degli Stati del Sahel”.

I firmatari “hanno deciso di muovere un passo verso una maggiore integrazione”, si legge in una nota congiunta che annuncia la firma del trattato istitutivo della Confederazione sottoscritto dal leader della transizione nigerina Abdourahamane Tchiani, dal presidente di transizione del Burkina Faso Ibrahim Traore e dall’omologo maliano Assimi Goita.

Il programma prevede  l’istituzione di una Banca per gli Investimenti dell’Alleanza degli Stati del Sahel, condividere le risorse in settori quali agricoltura, acqua, energia e trasporti.la creazione di un fondo di stabilizzazione e il rafforzamento della lotta contro i movimenti jihadisti.

Oggi i leader hanno dato ad Assimi Goita l’incarico di presiedere l’Alleanza degli Stati del Sahel, per il periodo di un anno. “Vorrei ribadire la nostra ferma intenzione a fare dell’AES un modello di cooperazione regionale, di solidarietà per lo sviluppo, e anche un modello di integrazione sub-regionale, in omaggio ai principi della Carta di Liptako-Gourma”, ha detto Goita citando l’atto fondativo dell’AES.

Le tre nazioni del Sahel sono sostenute militarmente, politicamente ed economicamente da Russia, Cina e Turchia che recentemente hanno fornito anche ingenti quantità di armamenti, accentuando il distacco non solo dalla Comunità Economica degli stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS o CEDEAO) mas anche dall’orbita occidentale.

Dopo aver cacciato truppe, ambasciatore e aziende francesi, il Niger ha revocato la licenza di estrazione dell’uranio alla compagnia canadese di risorse minerarie GoviEx, attiva nello sfruttamento di un grande giacimento di uranio nel nord del paese. “Il governo della Repubblica del Niger ha notificato a GoviEx, con una lettera del Ministero delle Miniere, che non detiene più i diritti sul sito di Madawela, che è passato di proprietà pubblica”, ha affermato la società in un comunicato.

Pechino ha annunciato ieri che donerà 26 milioni di dollari al Burkina Faso per sostenere la popolazione.

Foto AFRICOM e AES

 

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