All’Ucraina 108 miliardi dalla UE che continua a comprare gas russo  

 

“L’Unione Europea è al fianco dell’Ucraina fin dal primo giorno della guerra di aggressione della Russia. Insieme ai nostri Stati membri abbiamo fornito un sostegno pari a circa 108 miliardi di euro. L’Ucraina prevarrà in questa guerra per la sopravvivenza. E l’Ue resterà al fianco dell’Ucraina e del suo popolo per tutto il tempo necessario” ha scritto ieri su X il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Nonostante l’impegno a sostegno di Kiev e quello assunto due anni or sono a fare a meno dell’energia russa, il cui export finanzia la guerra in Ucraina, Mosca resta a oggi il maggiore fornitore di gas all’Europa, davanti agli Stati Uniti.

La notizia più recente in tal senso riguarda le spedizioni di Gas naturale liquefatto (GNL) russo in Francia che sono più che raddoppiate (da 2 miliardi di metri cubi a 4,4) ne primo semestre di quest’anno secondo i dati resi noti da ICIS.

I successivi maggiori importatori, Spagna e Belgio, hanno registrato rispettivamente un aumento dell’1% e un calo del 16%, nelle forniture russe.

La francese TotalEnergies, il maggior acquirente europeo di GNL russo che possiede una quota del 20 per cento del progetto russo per il GNL nella Penisola di Yamal nel Circolo Polare Artico, ha fatto sapere che i contratti erano stati firmati prima dell’invasione dell’Ucraina e che non può interrompere gli acquisti finché i governi europei non impongono nuove sanzioni. Il Ministero delle Finanze e dell’Economia francese ha inoltre indicato che gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi nel Canale di Suez hanno spinto la Francia a riorientare le sue importazioni verso il gas russo, poiché le rotte del Medio Oriente sono diventate meno praticabili.

Motivazione che non spiega perché Parigi abbia perché importato meno gas liquido da Stati Uniti, Angola, Camerun, Egitto o Nigeria (fornitori che non richiedono il passaggio di navi gasiere attraverso lo Stretto di Bab el Mandeb tenuto sotto tiro dagli Houthi) preferendo quindi quello russo più a buon mercato.

Curioso notare quindi che mentre Emmanuel Macron manda armi, munizioni, denaro e combattenti francesi (volontari aderenti alla Legione Internazionale), Parigi punta sulla Russia per disporre di fonti di energia stabili, sicure e a prezzo conveniente; cioè le stesse condizioni garantite dalle forniture di gas russo all’Europa attraverso i gasdotti ucraini e il Nord Stream prima del conflitto in Ucraina.

Contraddizioni imbarazzanti non solo per Parigi ma per l’intera Europa considerato che le forniture di GNL russo verso l’UE sono cresciute del 7% nella prima metà dell’anno mentre continua il flusso di gas russo in Europa attraverso i gasdotti ucraini al ritmo medio di 37/38 milioni di metri cubi al giorno, come confermato da Gazprom.

Il GNL russo, generalmente venduto a prezzi scontati rispetto ai valori di mercato, viene utilizzato principalmente in Francia per l’esportazione verso paesi come il Belgio (aumentata del 10 per cento mentre la domanda di gas in Francia è crollata del 9% nei primi sei mesi del 2024 rispetto all’anno precedente: un dato che in misura diversa si registra in tutta Europa a conferma del pesante impatto sul comparto industriale delle politiche europee nei confronti della Russia dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

Mentre l’obiettivo della UE di eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili russi entro il 2027 sembra difficilmente perseguibile, tutte le grandi compagnie energetiche stanno ridimensionando progetti e investimenti nelle energie rinnovabili puntando invece sul  gas e in particolare sul GNL, settore che vede una grande crescita della domanda.

Come evidenzia l’agenzia di stampa EnergiaOltre “vincolata dalle promesse di restituire più denaro agli azionisti, Big Oil sta scommettendo sulla crescita del business di GNL molto più redditizio rispetto all’eolico, al solare o ai biocarburanti, dove i rendimenti per anni sono stati scarsi e, nonostante le crescenti aggiunte di capacità globale, non sono realmente decollati. Negli ultimi anni il commercio di GNL ha prodotto molti profitti per le major europee, mentre quasi tutte hanno dovuto subire perdite di valore sui progetti di energie rinnovabili in Europa e negli Stati Uniti”.

 

 

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