Come si evolverà la presenza delle forze statunitensi in Giappone

 

Giappone e Stati Uniti continuano a guardare con attenzione alla regione indo-pacifica con le rivendicazioni territoriali della Cina e i programmi di armamento della Corea del Nord rafforzati dai più stretti legami con la Russia.

Washington e Tokyo puntano ad approfondire la cooperazione in materia di difesa per adeguare la loro alleanza di fronte alle crescenti minacce alla sicurezza in Asia e il  28 luglio si è tenuto l’incontro bilaterale 2 + 2 a Tokyo in cui il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd J. Austin III, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno intenzione, attraverso un approccio graduale, di convertire le forze statunitensi dislocate in Giappone in quartier generale Interforze alle dipendenze del Comando Indo-Pacifico (INDOPACOM).

All’incontro erano presenti, oltre a Austin III, il segretario di Stato Antony Blinken, il ministro degli Esteri giapponese Yoko Kamikawa e il ministro della Difesa Minoru Kihara.

Austin in conferenza stampa ha fatto sapere che il quartier generale della forza congiunta avrà missioni e responsabilità operative ampliate, sarà comandato da un generale a tre stelle e fungerà da controparte del Comando operativo congiunto delle Forze di autodifesa giapponesi (JSDF-JOC). Il nuovo quartier generale dell’USFJassumerà, inoltre, anche la responsabilità primaria di coordinare le attività di sicurezza all’interno e intorno al Giappone, in conformità con il Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Stati Uniti e Giappone”.

Austin ha ribadito che “questo sarà il cambiamento più significativo per le Forze armate statunitensi in Giappone dalla loro creazione, e uno dei più forti miglioramenti nei legami militari con il Giappone in 70 anni”.

Il nuovo quartier generale della forza congiunta consentirà al personale dell’INDOPACOM di interagire quotidianamente con le controparti giapponesi sulle pianificazioni delle esercitazioni, delle operazioni, sull’intelligence e sulle informazioni condivise. I due paesi condividono già le informazioni marittime e l’intelligence specifica tramite la Bilateral Intelligence Analysis Cell, (BIAC).

Il BIAC ha la funzione di analizzare ed elaborare congiuntamente le informazioni raccolte dai mezzi di entrambi i Paesi a sostegno della sicurezza e della cooperazione reciproca e sosterrà il processo decisionale informato dei leader della difesa di entrambi i Paesi.

Durante l’incontro, è stato altresì ribadito l’impegno USA a difendere il Giappone con l’intera gamma delle capacità, comprese le capacità nucleari.

Tra i diversi temi trattati durante la riunione, non poteva mancare la questione Corea del Nord, inclusi i suoi programmi nucleari e missilistici, l’espansione dell’arsenale nucleare cinese, e i trasferimenti illegali di armi tra Corea del Nord e Russia.

I partecipanti alla riunione avrebbero, inoltre, discusso delle opportunità di coproduzione per espandere la capacità di produzione sia dei missili aria-aria a medio raggio avanzati che dei missili Patriot Advanced Capability-3 Missile Segment Enhancement.

Di recente, gli alleati hanno lanciato il programma DICAS (Defense Industrial Cooperation, Acquisition and Sustainment), che sarà fondamentale in questo senso, con l’obiettivo di promuovere gli sforzi di coproduzione di missili, rafforzare la resilienza della catena di fornitura, facilitare la riparazione di navi e aerei e rafforzare la ricerca sulle tecnologie emergenti.

Le Forze USA in Giappone (USFJ), il cui quartier generale è la base aerea di Yokota, sono composte da circa 54.000 militari in base a un trattato di cooperazione e sicurezza del 1960.

La riconfigurazione arriva nel momento in cui il Giappone modifica la sua posizione di difesa, allontanandosi dalla costituzione pacifista imposta dagli Stati Uniti all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, con un piano per portare la spesa per la difesa a circa il 2% del PIL entro il 2027 e acquisire capacità di contrattacco. A tal proposito, il nuovo Libro bianco per la difesa giapponese contiene per la prima volta un capitolo dedicato specificamente alle capacità e alla spesa della difesa.

Lo scorso dicembre, Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud hanno iniziato l’operazione di condivisione, in tempo reale, dei dati relativi agli allarmi missilistici sulla Corea del Nord. Pyongyang starebbe iniziando a diversificare i suoi sistemi di armamento per assicurarsi una maggiore capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione per rafforzare le sue capacità operative nucleari e missilistiche.

L’iniziativa non poteva non suscitare le ire di Pechino. La Cina ha accusato gli Stati Uniti e i suoi alleati di minacciare la pace e la stabilità regionale formando blocchi e alimentando le tensioni. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian ha dichiarato che la Cina invita Stati Uniti e Giappone ad abbandonare la mentalità da Guerra Fredda, a ridurre il ruolo delle armi nucleari nelle politiche di sicurezza nazionali e collettive e a intraprendere azioni concrete per sostenere la stabilità strategica e la pace e la sicurezza regionali.

Il giorno dopo l’incontro 2+2 tra USA e Giappone, il 29 luglio, i ministri degli Esteri del QUAD (Quadrilateral Security Dialogue), Australia, India, Giappone e Stati Uniti si sono incontrati a Tokyo per colloqui sulla sicurezza marittima e sulle difese informatiche. Ai colloqui, hanno partecipato l’australiana Penny Wong, l’indiano Subrahmanyam Jaishankar, la giapponese Yoko Kamikawa e l’americano Antony Blinken.

Dopo aver lasciato Tokyo, Blinken e Austin sono volati nelle Filippine, altro alleato asiatico, dove hanno tenuto colloqui sulla sicurezza. Da notare che il 27 luglio scorso Blinken aveva incontrato il suo omologo cinese Wang Yi in Laos.

Foto: Indo Pacific Command e Agenzia Kyodo

 

Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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