Il prisma mediterraneo
Alberto Cossu – Vision & Global Trends. Progetto Società Italiana di Geopolitica
In un momento storico in cui il Mediterraneo è attraversato da conflitti, dinamiche strategiche e criticità di carattere economico e relative alla sicurezza che ne mettono a dura prova il peso geo-strategico e la centralità nel sistema globale degli scambi economici, il volume “Il Mediterraneo nel prisma della Geopolitica mondiale” – curato da Tiberio Graziani e Michela Mercuri – (Geopolitica, vol XIII, n. 1, a. 2024, ISSN 2009-9193 – pp.469, Callive Edizioni Media&Books) propone un nutrita serie di saggi che permettono di leggere una realtà frammentata e complessa difficilmente riconducibile ad una sintesi.
Il Mediterraneo è un’entità geografica che può essere rappresentata come divisa in tre parti: occidentale, centrale e orientale. Questa tripartizione facilita il compito dell’analista il quale può con maggiore precisione rappresentare una realtà variegata e complessa che cambia anche in relazione alle aree geografiche che la costituiscono.
Il Mediterraneo orientale appare destabilizzato dal conflitto tra Israele e Hamas che, minacciando di allargarsi a tutta l’area vicino e medio-orientale, compromette la regolare funzionalità delle vie marittime commerciali, con il rischio di venire indebolito nella funzione di elemento di raccordo tra Indo-Pacifico e Oceano Atlantico. Gli effetti si sono fatti sentire tra gennaio e giugno di quest’anno (fonte SRM), i transiti medi giornalieri a Suez si sono ridotti a 37 passaggi dai 71dell’anno precedente, comportando allungamento delle distanze, aumento dei noli e del numero di navi in circolazione nonché di emissioni. Le navi più colpite sono le portacontainer le car carrier e le Lng. Nello stesso tempo si registra un aumento del traffico attraverso il Capo di Buona Speranza.
Comunque sia per il Mediterraneo, nonostante i conflitti in corso, si prevede (SRM) una crescita media annua di poco più del 3%, da qui al 2028, a fronte di una media mondiale del 2,5%. Il quadro potrebbe subire un repentino peggioramento nel caso in cui la guerra tra Israele e Hamas dovesse orientarsi verso un allargamento ad altri paesi.
In questo contesto, pesa molto il ruolo dell’Iran i cui obiettivi strategici e militari sono ben descritti da A. Roberta La Fortezza (La dottrina militare iraniana: dalla guerra del 1980-1988 all’attuale rete di proxy nel Mediterraneo allargato pp. 97-132): le quattro direttrici fondamentali della strategia iraniana sono la guerra asimmetrica, il programma missilistico, la sovrapposizione della minaccia interna ed esterna, ed infine l’utilizzo della proxy warfare, adoperata nei conflitti degli Hezbollah, di Hamas e degli Houthi, partner strategici, che rientrano, appunto, nella dottrina geopolitica dell’Unificazione dei Fronti. I
n questo l’Iran gioca un ruolo di notevole importanza tale da influenzare gli equilibri di buona parte del mediterraneo.
Nel Mediterraneo occidentale si registra una forte competizione da parte di alcuni stati rivieraschi (Turchia, Grecia, Francia) per assicurarsi le risorse energetiche presenti nell’area che si manifesta nella definizione delle ZEE. In particolare, la proiezione turca verso il bacino centrale ed occidentale del Mediterraneo costituisce un motivo di attrito con diversi attori come la Francia e l’Italia. Per un quadro puntuale della situazione si leggano gli articoli di Gino Lanzara (Economia, profondità strategiche e marittime dove la storia è un presente-passato imperiale: Turchia pp. 367-394) e Giuseppe Gagliano (La rivalità franco-turca nel Mediterraneo Orientale: geopolitica e guerra economica, pp.325-337).
Il Mediterraneo centrale è invece attraversato dal fenomeno dell’immigrazione (vedere l’articolo di Emidio Diodato e Andrea Broccoletti, Geopolitica del confine migratorio: il governo Meloni e la rotta del Mediterraneo centrale, pp, 69-96) che ha anche radici in un’area del Sahel che si sta progressivamente destabilizzando e che, in prospettiva, rischia di riflettersi sull’Europa mediterranea ed in primo luogo sull’Italia. Nello stesso tempo si nota un certo fermento nell’avvio di progetti infrastrutturali di una certa rilevanza nel settore energetico per esempio il South2 Corridor, una pipeline che collegherà il Nord Africa con l’Europa attraverso l’Italia per la fornitura di idrogeno, conferendo a Roma una centralità energetica di una certa rilevanza. Sulla centralità dell’Italia sia marittima che energetica è utile la lettura dell’articolo di Filippo Romeo (L’Italia come ponte europeo nel Mediterraneo. Progetti infrastrutturali e nuove visioni per una ritrovata cooperazione mediterranea, pp.133-150.
Il Mediterraneo occidentale manifesta segni di difficoltà. Il rapporto tra Algeria e Marocco si deteriora coinvolgendo anche Spagna e Marocco in relazione alla questione del Sahara occidentale. In questo contesto – già estremamente difficile – si inserisce la presenza di attori internazionali come la Cina, la Russia e l’India che cerca un varco verso i mercati europei, mentre la Turchia riafferma il suo ruolo di sentinella del Mar mediterraneo orientale e avvia un progetto di corridoio logistico con l’Iraq, in aperta competizione con IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor). Utile in questo senso la lettura degli articoli dell’analista indiano Vasu Sharma (India’s approach towards the Mediterranean: deconstructing the challenges and opportunities, pp. 151-171).
La frammentazione mediterranea sembra accentuarsi soprattutto in assenza di una dimensione politica in grado di produrre un coordinamento tra entità unite da una storia comune, ma divise da interessi differenti che non trovano una sintesi strategica condivisa.
In questo contesto è utile l’analisi di Phil Kelly (The Mediterranean Rimland: A Region Vulnerable to Shatterbelt Turmoil, pp. 339-365) che descrive tre possibili scenari per il futuro del Mediterraneo. Nel primo scenario, la stabilità attuale è mantenuta con interventi esterni limitati. Nel secondo, un rafforzamento della NATO e la sconfitta della Russia in Ucraina porterebbero ad una ipotetica maggiore stabilità. Nel terzo, una vittoria russa e l’incapacità della NATO di contenere interferenze esterne porterebbero secondo il geopolitico statunitense a una crescente instabilità.
Un tema centrale è la questione della sicurezza, con particolare attenzione al fenomeno della migrazione irregolare e alle strategie di contrasto e gestione adottate dai governi (Carlo Amenta, Paolo Di Betta e Calogero “Gery” Ferraro: Contrasting the Business of Smuggling Migrants: A Managerial Approach, pp. 7-30. Studi di caso come l’operazione Glauco in Italia dimostrano l’efficacia di una cooperazione internazionale nel ridurre i flussi migratori e combattere la tratta di esseri umani. Tuttavia, l’accordo tra Italia e Albania solleva preoccupazioni riguardo al rispetto dei diritti dei rifugiati.
Sempre sul tema della sicurezza, un’attenzione particolare è rivolta alla questione dei flussi di armamenti e dei trasferimenti di tecnologie militari nel Mediterraneo. A tal riguardo è utile leggere, anche per suoi risvolti metodologici, il saggio di Giuseppe Anzera I flussi di armamenti e lo sviluppo degli assi strategici nel contesto mediterraneo, pp. 273-306.
Il volume analizza anche le implicazioni geopolitiche della crisi energetica, con un focus sull’accordo energetico tra Italia e Algeria (Francesco Valacchi, Il caso Sonatrach in Algeria. Impresa statale o stato nell’impresa? Un ostacolo o un’opportunità per il potere algerino?, pp.173-185). Questo accordo, facilitato dalla potente compagnia petrolifera algerina Sonatrach, rivela come le dinamiche interne degli Stati influenzino le relazioni internazionali e le scelte energetiche. Il Piano Mattei, volto a rafforzare i legami tra l’Italia e l’Africa, si inserisce in questo contesto, sottolineando l’importanza strategica del Mediterraneo per l’approvvigionamento energetico europeo.
Un altro aspetto fondamentale è il ruolo del Mediterraneo nel commercio globale. L’espansione del Canale di Suez e lo sviluppo dei porti del Sud del Mediterraneo hanno trasformato il Mare Nostrum in una delle principali rotte marittime a livello mondiale. Questa nuova centralità geo-economica, del Mediterraneo, peraltro soggetta all’influenza di diverse variabili ha profonde implicazioni per la sicurezza marittima e per la competizione tra le grandi potenze come emerge dai diversi articoli che abbiamo commentato.
Il volume di Geopolitica si sofferma inoltre su un punto critico fondamentale del Mediterraneo che potrebbe rappresentare una svolta e ridisegnarne il ruolo nel conteso globale: la pace. Viene offerta una panoramica dettagliata del pontificato di Papa Francesco e dei suoi approcci diplomatici, ed il ruolo centrale che ha nel diffondere il messaggio di pace.
I suoi discorsi, come quello al Corpo diplomatico, evidenziano temi chiave, ovvero, la lotta contro la povertà, la costruzione della pace e la creazione di ponti diplomatici tra le nazioni. Papa Francesco, nell’attento studio di Laura De Gregorio (La diplomazia di Francesco nei discorsi al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede -2013-2024, pp. 187-210), promuove sia l’inclusione sociale dei poveri, vista come una categoria teologica, sia la pace sociale attraverso il dialogo. La diplomazia del Papa, riflessa nei suoi discorsi al Corpo diplomatico, sottolinea l’importanza del dialogo internazionale per promuovere e favorire la pace, senza interferire nelle decisioni degli Stati.
La Santa Sede, attraverso la Segreteria di Stato, collabora per porre fine ai conflitti e promuovere il bene comune. Il Sommo Pontefice vede la pace come un dono, una sfida e un impegno, realizzabile attraverso verità, giustizia, solidarietà e libertà. I suoi viaggi apostolici e la firma di accordi internazionali dimostrano l’impegno della Santa Sede nel rafforzare le relazioni internazionali, come nel caso del viaggio negli Emirati Arabi del febbraio del 2019 che ha posto le basi per un dialogo interreligioso che ha certamente influito sui processi di avvicinamento tra i paesi dell’area mediorientale, poi sfociati negli accordi di Abramo.
In conclusione, “Il Mediterraneo nel prisma della Geopolitica mondiale” offre una panoramica completa delle sfide e delle opportunità che caratterizzano questa regione. Il volume evidenzia come il Mediterraneo sia un crocevia di interessi contrastanti, dove questioni come la sicurezza, l’energia, la migrazione e il commercio globale si intrecciano in modo complesso. Il volume può essere un valido strumento di consultazione per comprendere le dinamiche geopolitiche contemporanee e le loro implicazioni per il futuro del nostro continente.
Scheda
Il presente numero di GEOPOLITICA – curato da Tiberio Graziani e Michela Mercuri – raccoglie articoli e saggi utili al progresso degli studi di geopolitica nell’ambito dell’area mediterranea, contribuendo a qualificare il dibattito in corso.
Contributi di: Carlo Amenta, Giuseppe Anzera, Gao Boyue, Andrea Broccoletti, Aubrey Chikonde, Alberto Cossu, Laura De Gregorio, Luca Del Monte, Paolo Di Betta, Emidio Diodato, Calogero Ferrara, Giuseppe Gagliano, Said Gulyamov, Phil Kelly, A. Roberta La Fortezza, Gino Lanzara, Letizia Lo Presti, Giulio Maggiore, Matteo Marconi, Filippo Romeo, Giuseppe Romeo, Gianluca Ruggiero, Fabio Massimo Parenti, Paolo Sellari, Vasu Sharma, Anna Ubaydullaeva, Francesco Valacchi, Liu Xuantong.
Questo numero di GEOPOLITICA gode del patrocinio di:
Società Italiana di Geopolitica – progetto di Vision & Global Trends
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