In Ucraina aumentano renitenti alla leva e disertori

 

Sarebbero circa 800 mila i renitenti alla leva in Ucraina secondo le stime che il presidente della commissione Affari economici del Parlamento ucraino, Dmytro Natalukha, ha riferito al quotidiano Financial Times. Si tratta di persone che sono entrate in clandestinità divenendo irreperibili per sottrarsi alla chiamata alle armi cambiando indirizzo di residenza o trovando lavori in nero in modo da rendersi più difficilmente rintracciabili.

Il fenomeno aggrava l’ormai cronica carenza di truppe (soprattutto di militari in giovane età) e di truppe addestrate sofferta dalle forze armate ucraine anche a causa delle gravissime perdite che continuano a registrarsi lungo tutto il fronte dove la superiore capacità di sviluppare azioni offensive e volume di fuoco consente alle truppe di russe avanzare lentamente ma quotidianamente: oggi Mosca ha annunciato la conquista dell’ennesimo villaggio del Donbass, Novoselivka Persha, nella regione orientale di Donetsk, a una ventina di chilometri dalla città di Avdiivka, conquistata dalle forze russe in febbraio.

Sempre fonti russe riferiscono di 60 mila morti e feriti registrati tra le forze ucraine nel mese di luglio, in linea con i mesi precedente dove le perdite stimate dai Mosca sono sempre state tra i 50 mila e i 60 mila soldati ucraini uccisi o feriti. Numeri da prendere con le molle come quelli diffusi da Kiev e dai suoi alleati circa le perdite russe, stimate dal bollettino quotidiano emesso da Londra e attribuito all’intelligence britannica in mille morti e feriti al giorno. Secondo la stessa fonte, che ammette di riportare dati forniti dallo stato maggiore ucraino in maggio la media dei militari russi uccisi o feriti ogni giorno era stato di 1.262, a giugno di 1.140.

A voler credere a Kiev i caduti russi dall’inizio del conflitto sarebbero quasi 600 mila ma al di là dei numeri a cui è difficile credere e impossibili da verificare restano le valutazioni oggettive che inducono a ritenere che le perdite ucraine siano molto più alte di quelle dei militari russi, in vantaggio numerico, decisamente con più mezzi e munizioni e grado di sviluppare un maggiore volume di fuoco dei nemici.

Inoltre i militari russi sono sempre meglio addestrati degli ucraini, spesso inviati al fronte dopo poche settimane di addestramento sommario nel tentativo di tappare le falle in prima linea e riempire i ranghi di reparti in molti casi decimati.

La campagna d’arruolamento forzato in Ucraina (accolta con crescente ostilità dalla popolazione), prende di mira i dipendenti delle diverse aziende, tutti registrati e facili da trovare, anche se questi arruolamenti coatti nelle imprese sta paralizzando un’economia già provata dalle incursioni russe e dalla carenza di energia.

“Puoi mobilitare un milione di persone, ma se non hai le risorse per equipaggiarle, non puoi fare la guerra. Le forze armate resterebbero indifese se l’economia fallisse”, ha avvertito Natalukha. Dall’inizio dell’invasione russa del Paese, le imprese ucraine hanno già perso in media tra il 10 e il 20 per cento della loro forza lavoro, sia a causa degli arruolamenti, sia per l’emigrazione all’estero.

Come riferisce l’Agenzia Nova citando il Financial Times, le principali aziende nazionali hanno avanzato la proposta che le società paghino una tassa mensile di 20 mila grivnie (circa 450 euro) per dipendente come contropartita per non reclutarli. Secondo Natalukha, se il progetto andasse in porto esenterebbe circa 895 mila ucraini dal servizio militare e permetterebbe di raccogliere risorse per 200 miliardi di grivnie (quasi 4,5 miliardi di euro) da destinare alle forze armate.

Un’altra proposta di legge all’esame del Parlamento di Kiev prevede invece di escludere l’arruolamento per chi guadagna stipendi di oltre 36.500 grivnie (circa 815 euro). Per Nataluikha questo solleciterebbe l’emersione del nero, perché i lavoratori coinvolti dichiarerebbero i loro redditi e pagherebbero le tasse. I detrattori della proposta sottolineano però l’iniquità di una misura che manderebbe a combattere solo chi ha redditi più bassi.

Inoltre in tutte le nazioni europee dove all’inizio della guerra si sono rifugiati milioni di ucraini, sono pochissimi i maschi in età di leva che sono rientrati in patria per arruolarsi rispondendo all’appello di Kiev. In crescita anche i disertori: secondo l’Ufficio del Procuratore Generale sono stati aperti fascicoli su 63mila casi dall’inizio della guerra.

Nel 2024 vi son stati tra gennaio e luglio 18.600 casi di abbandono non autorizzato del proprio reparto e 11.200 casi di aperta diserzione: si tratta 29.800 casi contro i 23.100 del 2023 e i 9.400 del 2022 ma i numeri reali potrebbero essere molto più alti.

Foto: Anadolu e ministero Difesa Ucraino

 

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