Pantere e Linci: qualche osservazione sul futuro della componente corazzata dell’Esercito  

 

Come noto le due brigate pesanti dell’Esercito Italiano, la corazzata Ariete e la meccanizzata Garibaldi, dispongono di carri (MBT) Ariete C1 e  di veicoli da combattimento per la fanteria (IFV) Dardo, entrambi mezzi ormai obsoleti ed afflitti da problematiche tecniche di vario tipo.

Il mutamento del quadro geo-politico determinato dal conflitto in Ucraina e lezioni che provengono da quel teatro hanno reso estremamente urgente l’ammodernamento delle nostre forze pesanti, come più volte suggerito da alti esponenti della Forza Armata e sottolineato dagli orientamenti ufficiali emersi in sede politica, per il tramite dei Documenti Programmatici Pluriennali della Difesa (DPP).

I piani dell’Esercito prevedevano pertanto l’ammodernamento di una parte della flotta di Ariete C1, da portarsi ad uno standard C2 con interventi in molti settori, da affiancare ad una analoga aliquota di carri di nuova costruzione, identificati nei Leopard 2 del gruppo tedesco-francesei KNDS, un modello già in produzione ed adottato da molti Paesi europei e NATO e destinato a fungere da gap filler in attesa del vero carro del futuro, che dovrebbe scaturire dal programma franco- tedesco MGCS ed al quale vorremmo aderire.

A fine 2023 Leonardo e KNDS sottoscrivevano pertanto un accordo di cooperazione nel settore terrestre in grado di soddisfare le esigente emergenti del nostro esercito, non solo nel settore degli MBT ma in prospettiva anche in quello degli IFV, ossia del programma AICS per la sostituzione dei Dardo.

Il Decreto Ministeriale A/R n. SMD 13/2023 denominato “rinnovamento della componente corazzata dello strumento militare terrestre” veniva presentato dal governo alle competenti commissioni di Camera e Senato nel gennaio successivo, e da queste approvato il 20 e 21 febbraio 2024.

Il documento in oggetto prevedeva l’acquisizione di Leopard 2 “nell’ultima versione attualmente disponibile sul mercato”, sottolineando inoltre che l’adozione di una piattaforma già in dotazione ad altri Paesi avrebbe assicurato “la piena sostenibilità logistica, un’affidabile catena dei rifornimenti ed un continuo sviluppa capacitivo”.

Quindi il requisito militare dell’Esercito e l’indirizzo governativo, approvato dalle commissioni erano chiari: un acquisto sostanzialmente off the shelf di un progetto maturo, un carro disponibile, già operativo, da introdurre in servizio in tempi ragionevoli e già in dotazione a Paesi alleati, al fine di ottenere la massima standardizzazione ed integrazione sia sul piano operativo che logistico.

Gli eventi successivi sono noti.

L’industria italiana si impegnava, non sappiamo con quale mandato governativo formale, in una trattativa serrata volta a definire una nuova versione del carro tedesco, denominata non ufficialmente Leopard 2A8IT, richiedendo profonde modifiche al mezzo, l’adozione di sensoristica nazionale, di una torretta fabbricata in Italia ed il possibile assemblaggio finale a La Spezia.

L’11 giugno uno scarno comunicato di KNDS sanciva la fine delle trattative con Leonardo per la definizione di un Leopard 2A8 “italianizzato” e ribadiva di non voler toccare lo standard Leopard 2 “salvaguardandone la configurazione” considerata matura e già adottata da 18 Paesi europei utilizzatori.

Il mancato accordo industriale veniva ribadito il giorno successivo anche da Leonardo, che in una nota faceva sapere che le trattative con KNDS per definire una configurazione comune per il programma Main Battle Tank per l’Esercito erano fallite.

Nemmeno un mese dopo, il 3 luglio, è arrivato l’annuncio ufficiale di un accordo tra Leonardo e l’altro colosso tedesco della difesa, Rheinmetall, per la creazione di una joint venture paritetica per la gestione di entrambi i grandi programmi di acquisizione dell’esercito, MBT e AICS, offrendo alla forza armata versioni nazionalizzate del carro Panther e dell’IFV Lynx.

Curiosamente è mancata, sinora, una presa di posizione ufficiale da parte governativa e dell’utente finale (l’Esercito) nei confronti di una svolta così radicale e dagli enormi risvolti politici, industriali ed operativi. Quanto meno una carenza nella politica comunicativa istituzionale.

L’annuncio dell’accordo del dicembre scorso tra Leonardo e KNDS era stato infatti accolto dal plauso immediato del ministro Crosetto, che però, ad oggi, non si è ancora pronunciato sulla nuova alleanza. Naturalmente è difficile immaginare che una svolta così radicale non abbia goduto del tacito sostegno ministeriale, ma non riusciamo comunque a dissipare del tutto il dubbio che all’origine dei nuovi accordi risultino determinanti gli interessi del comparto industriale e del suo posizionamento nel complesso gioco delle alleanze internazionali. Nulla di male in questo, anzi. Tuttavia riteniamo che i grandi interessi economici in gioco debbano essere sì tutelati, ma che a prevalere siamo comunque le necessità operative dell’utilizzatore e le sue tempistiche, oltre che le disponibilità finanziarie nazionali.

Intendiamoci, il carro KF-51 Panther e l’IFV KF-41 Lynx sono prodotti di eccellenza e rappresentano, nella situazione determinatasi, la scelta migliore, anche alla luce del futuro sempre più incerto del programma franco-tedesco MGCS.

Tuttavia le versioni di tali mezzi destinate alla nostra forza armata saranno radicalmente differenti dai prototipi del primo e dagli esemplari di serie del secondo in corso di consegna all’Ungheria.

I “Pantera” ed i “Lince” italiani, o comunque verranno denominati, saranno mezzi sostanzialmente nuovi, con sistemi di missione, componenti elettroniche e di armamento (forse anche di propulsione nel caso del Lynx) di produzione nazionale, con gli inevitabili riflessi che questo può comportare sui tempi di sviluppo ed i costi finali.

Dalla svolta e dal cambio di alleanze esce quindi grande vincitore il comparto industriale, che per molti anni a venire potrà gestire un flusso finanziario enorme in una cornice sostanzialmente autarchica, nonostante i continui appelli della politica alla cooperazione europea in materia di difesa ed alla razionalizzazione ed integrazione degli strumenti militari.

Il 60% delle attività saranno infatti realizzate in Italia e ciò comporterà grandi investimenti in molti settori. Qualche dubbio semmai potrà nascere sull’effettiva capacità della nostra industria di gestire, sostanzialmente in contemporanea, tre differenti programmi di sviluppo e produzione: Ariete C2 e le versioni italianizzate di Panther e Lynx: una sfida da far tremare i polsi!

Ne escono distorti ed inascoltati i requisiti, soprattutto temporali, dell’Esercito, che mirava ad una sostituzione relativamente rapida di Ariete C1 e Dardo con mezzi off the shelf, (rispettivamente Leopard 2 e CV-90 di BAE System o Lynx nella configurazione già sviluppata).

I tempi invece si allungano e le possibili incognite tecniche e finanziarie aumentano. Quello che è chiaro e che i nostri Carristi e Bersaglieri dovranno fare affidamento per molti anni a venire su mezzi del tutto superati. Forse i rischi provenienti dall’Est non sono così concreti…

Foto: Esercito Italiano

 

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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