Il contrattacco russo nella regione di Kursk

 

Mentre le truppe di Mosca continuano ad avanzare su tutti i settori del fronte nella regione ucraina di Donetsk, il 10 settembre i reparti russi hanno scatenato una controffensiva tesa ad avviare la riconquista dei territori della regione russa di Kursk occupati dalle truppe di Kiev con l’offensiva scatenata il 6 agosto scorso.

Nonostante gli ucraini avessero distrutto tutti i ponti sul fiume Sejm i russi sono riusciti a far affluire al fronte da altre strade o attraverso ponti di barche un buon numero di artiglierie e mezzi corazzati provenienti da diverse regioni russe, oltre ad almeno tre reggimenti di truppe scelte appartenenti alla 106a Divisione aviotrasportata e a due brigate di fanteria di Marina.

Forze integrate da mezzi corazzati e reparti di droni che hanno affiancato le unità cecene Akhmat e quelle composte anche da truppe di leva che avevano fronteggiato inizialmente l’offensiva ucraina insieme alle guardie di frontiera.

Dopo aver stabilizzato la situazione impedendo agli ucraini ulteriori avanzate, le forze russe hanno attaccato il nemico inizialmente sul fianco sinistro dello schieramento ucraino, tra Snagost e il confine, con un assalto guidato da un reggimento di fanti di Marina della 155a Brigata provenienti da Vladivostok (Flotta del Pacifico) e dal 51° reggimento aviotrasportato riconquistando in meno di 48 ore dieci centri abitati e respingendo un paio di contrattacchi della 54a e 103a brigate ucraine, secondo quanto riferisce il ministero della Difesa russo.

La stessa fonte ha quantificato in oltre 12 mila i morti e feriti ucraini da quando sono iniziate le operazioni nella regione di Kursk.

Di questi, secondo il maggiore generale Apty Alaudinov, alla testa delle operazioni e comandante delle unità cecene Akhmat, circa 7.000 sarebbero stati colpiti nel solo distretto di Sudzha, sede di una stazione di pompaggio di Gazprom che rifornisce il gasdotto che raggiunge l’Europa dopo aver attraversato l’Ucraina e che continua a funzionare nonostante gli aspri scontri nella zona.

“Le forze nemiche hanno subito gravi perdite e cominciano a realizzare che sarà difficile mantenere il controllo di questo territorio”, ha affermato il generale. Ieri pomeriggio Mosca ha reso nota la lista delle località liberate nella regione di Kursk: Apanasovka, Biakhovo, Vishnevka, Viktorovka, Vnezapnoe, Gordeevka, Krasnoottyabrskoye, Obukhovka, Snagost e Desyatyi Oktabr.

Le mappe che pubblichiamo più o meno coincidono nel mostrare i successi del contrattacco russo nonostante la diversa origine: in alto quella del canale Telegram Deep State filo-ucraino, qui sotto quella del canale russo RVvoenkory e più in basso quella dell’ISW statunitense.

L’analista militare russo Jurij Podoljaka ha evidenziato l’11 settembre che “per tutta la scorsa settimana il 51° reggimento della 106a divisione aviotrasportata ha accuratamente preparato la testa di ponte per un attacco a Snagost, un villaggio chiave in quanto nodo stradale locale”.

Nella giornata di ieri i militari russi sono entrati a Snagost costringendo alla ritirata l’esercito ucraino. Allo stesso tempo, più a sud la 155a brigata di fanteria di Marina ha attaccato a Gordeevka. Queste prime operazioni hanno tagliato i rifornimenti alle forze ucraine ad Apanasovka, Vnezapny, Viktorovka e Byakhovo.

Gli ucraini, sempre secondo il resoconto di Podoljaka ripreso in Italia da Agenzia Nova, sono stati respinti anche da Byakhovo, Vnezapny e Viktorovka. Nella giornata di ieri Podoljaka ha riferito di un attacco da parte dei fanti di Marina e delle truppe aviotrasportate: “i primi sono entrati a Obukhovka mentre i secondi si dirigono verso Lyubimovka”, un centro abitato precedentemente preso da Kiev e da cui dipende il rifornimento dell’intero raggruppamento ucraino schierato tra Korenevo e Malaya Loknya.

Informazioni non ufficiali sull’andamento dei combattimenti sono state diffuse  anche dal canale Telegram Mash le cui fonti hanno riferito che l’avanzata russa comprendeva un’area di circa 150 chilometri quadrati e che l’esercito russo si era avvicinato anche a Sverdlikovo, nei pressi di Sudzha.

Questa mattina i russi hanno annunciato progressi nei distretti di Korenovo e Glushkovsky con la liberazione di altri 4 centri abitati: Krasnooktyabrsky e Apanasovka liberati dai paracadutisti mentre Byakhovo and Obukhovka dai fanti di Marina.
A complicare la situazione delle truppe ucraine contribuisce anche l’assenza di postazioni fortificate e linee difensive definite che lasciano i reparti di Kiev esposti ai bombardamenti aerei e d’artiglieria russi in grado di sviluppare un volume di fuoco decisamente superiore a quello messo in campo dagli ucraini.

Il ministero della Difesa russo ha riferito di intensi bombardamenti aerei contro “raggruppamenti di uomini e armamenti di 12 brigate delle Forze armate ucraine” nella regione di Kursk. Le operazioni si sono svolte nei pressi di Borki, Biakhovo, Guevo, Vishnevka, Daryino, Zelenyi Shlyakh, Kolmakov, Kositsa, Lyubimovka, Malaya Loknya, Makhnovka, Martynovka, Novaya Sorochina, Novoivanovka, Obukhovka, Orlovka, Snagost e Uspenovka.

L’aeronautica russa ha attaccato anche posizioni ucraine “dove si trovavano mercenari stranieri” e alcune brigate di riserva nella regione ucraina di Sumy. In particolare, gli attacchi hanno preso di mira le aree nei pressi degli insediamenti di Akhtyrka, Belopolje, Bitica, Glukhov, Semenovka, Stepanovka, Sumy, Svessa, Pavlovka, Pustogorod, Radyanskoye, Rossosh e Yampol.

Nel tardo pomeriggio di ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammesso che “i russi hanno iniziato una controffensiva” nella regione di Kursk, senza fornire dettagli ma aggiungendo che “tutto procede secondo il piano ucraino”.

Secondo gli analisti ucraini del canale Telegram Deep State la situazione per le forze armate ucraine nella regione di Kursk sarebbe critica di fronte alla controffensiva russa.

Oltre a disporre anche su questo fronte di truppe esperte, i russi possono contare su un incessante bombardamento delle posizioni nemiche grazie ad artiglieria e a una massiccia copertura aerea che opera quasi indisturbata non solo perché gli aerei lanciano ordigni guidati di precisione da decine di chilometri di distanza ma anche perché le difese aeree schierate dagli ucraini nella regione di confine di Sumy per offrire copertura alle truppe in territorio russo vengono sistematicamente rilevate dai droni e attaccate con missili balistici Iskander.

Un nuovo attacco russo, questa volta sul fianco destro (orientale) del fronte ucraino, si è sviluppato ieri a sud di Sudzha verso il confine russo dove sembra che gli ucraini abbiano dovuto cedere terreno perdendo il controllo di 4 villaggi nell’area di Guyevo.

L’impressione è che gli attacchi russi puntino a raggiungere o comunque minacciare le strade che permettono agli ucraini di rifornire le truppe schierate più a nord, costringendole a ritirarsi dal settore di Malaya Loknya già sotto pressione per i contrattacchi russi.

Un reggimento della 810a brigata di Fanti di Marina russi, ritirati dalle retrovie del Donbass, potrebbe attaccare Sudzha già nei prossimi giorni avviando quella che potrebbe risultare la battaglia più aspra.

L’ultimo resoconto del ministero della Difesa russo reso noto la mattina del 13 settembre, riferisce che dal 6 agosto l’Ucraina ha perso circa 12.800 militari sul fronte di Kursk, oltre a 108 carri armati, 44 veicoli da combattimento di fanteria, 86 veicoli corazzati trasporto truppe, altri 691 veicoli blindati, 418 autocarri, 93 sistemi di artiglieria, 26 l lanciarazzi multipli (di cui 7 Himars e 5 M270 prodotti dagli Stati Uniti), 8 sistemi missilistici antiaerei, 25 mezzi elettronici di difesa, 7 radar controbatteria, 2 radar di difesa aerea e un mezzo di sminamento Ur-77.

Numeri che è impossibile confermare o smentire per l’assenza di osservatori neutrali sul terreno.  Sul fronte di Kursk gli ucraini hanno schierato almeno 6 brigate più reparti indipendenti su un’area di circa mille chilometri quadrati che costituisce circa un trentesimo dell’estensione della provincia di Kursk.

Una ulteriore brigata è schierata sul confine e altre si trovano nelle retrovie nella regione di Sumy: nel complesso si tratta delle riserve composte dai reparti meglio addestrati ed equipaggiati che secondo diversi osservatori sarebbero stati più utili per arginare la penetrazione russa nella regione di Donetsk, anche tenendo conto delle precarie condizioni delle truppe sui fronti del Donbass di cui ha riferito  il 9 settembre l’emittente televisiva americana CNN riportando le dichiarazioni di sei ufficiali, intervistati con garanzia di anonimato, secondo i quali molti reparti sono stati “decimati” e vi sono problemi di morale e diserzioni sempre più frequenti.

“I rinforzi sono scarsi ed esigui, e molti soldati sono stanchi e demoralizzati”. Gli ufficiali hanno tutti affermato che “le diserzioni e le insubordinazioni stanno diventando un problema diffuso, specie tra le nuove leve”, che spesso vengono reclutate a forza nelle città ucraine.

“Non tutti i soldati mobilitati lasciano le loro posizioni, ma la maggioranza lo fa. Quando i nuovi soldati arrivano, vedono quando sia difficile la situazione. Si trovano alle prese con i numerosi droni, pezzi d’artiglieria e mortai nemici”, ha dichiarato uno degli ufficiali. “Vengono assegnati a una posizione e se sopravvivono, non tornano più. Lasciano le loro posizioni, rifiutano di andare a combattere, o trovano il modo di lasciare l’esercito”.

 

Foto: Alexey Konovalov/TASS, RIA- Novosti, Ministero Difesa Russo e Ministero Difesa Ucraino

Mappe: RV Voenkory, ISW e Deep State

 

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