Trump incontra Zelensky che i Repubblicani accusano di interferenze elettorali

 

“Ho avuto un grande incontro con il presidente Zelensky. Se sarò eletto la guerra fra Russia e Ucraina finirà rapidamente. Se non lo sarò la guerra non finirà mai ed entreremo gradualmente nella terza guerra mondiale. La compagna Harris non sarà mai in grado di mettere fine alla guerra. Nulla cambierà se non che la morte e la distruzione peggioreranno”. Lo  ha detto Donald Trump sul suo social Truth dopo l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

In incontro dai toni cordiali dopo che Trump aveva definito il suo ospite un “venditore”, sottolineando come dopo ogni suo viaggio negli Stati Uniti avesse incassato aiuti militari per miliardi di dollari.

Oggi invece  Zelensky ha definito “molto importante” incontrare Trump. “Contiamo molto – ha aggiunto – sul sostegno americano, a prescindere da chi vincerà le elezioni, è per questo che ho incontrato tutti i candidati”. Trump ha promesso di “lavorare molto per trovare un accordo tra le parti”, poi ha ribadito il suo “buonissimo rapporto con il presidente Vladimir Putin”.

Mentre in Europa e Stati Uniti da anni si lanciano reiterati allarmi per le supposte “interferenze russe” nelle elezioni, il Partito repubblicano degli Stati Uniti ha rivolto ieri aspre critiche al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, accusandolo di essersi prestato alla campagna elettorale del Partito democratico in vista delle elezioni presidenziali del 5 novembre.

Come ha riferito un ampio articolo dell’Agenzia Nova, il presidente della Camera Mike Johnson è arrivato a chiedere formalmente il licenziamento dell’ambasciatrice Ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, mentre una commissione della Camera dei rappresentanti ha avviato un’indagine parlamentare sulla recente visita di Zelensky ad una fabbrica di armamenti nella Pennsylvania, Stato che potrebbe determinare l’esito delle imminenti elezioni presidenziali, ipotizzando un’interferenza elettorale da parte del capo dello Stato ucraino.

Il presidente della Commissione di vigilanza e contabilità della Camera – il deputato repubblicano del Kentucky James Comer (R-Ky.) – ha annunciato l’avvio dell’indagine ieri mattina, sostenendo che la tappa di Zelensky ad una fabbrica che fornisce munizioni al Paese dell’Europa orientale sia stata a tutti gli effetti un evento elettorale organizzato dai collaboratori della vicepresidente Kamala Harris, candidata dei Democratici alla Casa Bianca.

La visita aveva suscitato dure polemiche da parte dei Repubblicani già il 24 settembre, dopo che in quell’occasione Zelensky aveva rivolto pubblicamente critiche al senatore dell’Ohio J.D. Vance, candidato repubblicano alla vicepresidenza Usa noto per le sue posizioni scettiche in merito all’opportunità di proseguire lo sforzo economico e militare a sostegno dell’Ucraina.

Zelensky ha effettivamente visitato lo stabilimento della Pennsylvania affiancato da esponenti di primo piano del Partito democratico, tra cui il governatore Josh Shapiro, anche se come evidenziato proprio dal Partito democratico, è consuetudine che i governatori partecipino a eventi di questo genere. Johnson e Comer, tuttavia, hanno sottolineato che Shapiro è una figura vicinissima a Harris, tanto da essere stato in prima fila tra i potenziali candidati democratici alla vicepresidenza USA.

“Lo stabilimento produttivo si trovava in uno Stato chiave conteso (in vista delle elezioni presidenziali), è guidato da una tra le figure politiche più vicine a Kamala Harris e non ha incluso nemmeno un singolo esponente repubblicano perché – volutamente – nessuno è stato invitato.

Il tour era palesemente un evento elettorale di parte pianificato per aiutare i Democratici, e ha chiaramente costituito un’interferenza elettorale,” ha scritto Johnson in una lettera inviata ieri proprio al presidente ucraino Zelensky. Nella lettera, Johnson ha sollecitato “il licenziamento immediato l’ambasciatrice Ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova”, sostenendo che quest’ultima non possa più “servire equamente ed efficacemente come diplomatica in questo Paese”.

Dall’ambasciata Ucraina a Washington non è giunto sinora alcun commento. I Democratici, invece, hanno affermato che le prese di posizione di Johnson e Comer dimostrino la volontà dei Repubblicani di abbandonare un “importante alleato degli Stati Uniti”.

“Mentre il presidente Zelensky combatte per la libertà e lo stato di diritto a nome delle democrazie di tutto il mondo, Donald Trump e i suoi servili seguaci Maga si schierano ripetutamente con Vladimir Putin” ha dichiarato in una nota il deputato Jamie Raskin, principale esponente democratico della Commission e di vigilanza della Camera.

Foto:  Presidenza Ucraina

 

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