Attacco al Libano dal Golan: Israele ha un piano per circondare Hezbollah?
Le operazioni offensive israeliane nel Libano meridionale con le puntate offensive lungo la Blue Line potrebbero costituire solo un diversivo per attirare il grosso dei miliziani sciti a sud mentre l’operazione principale. tesa a riprendere il controllo della fascia di sicurezza libanese (tra la Blue Line e il fiume Litani che Israele controllò dal 1978 al 2000), le Israele Defence Forces (IDF) potrebbero scatenarla più a nord est.
Segnali in tal senso sono stati resi noti da un reportage dell’agenzia di stampa Reuters del 15, in cui diverse fonti forniscono notizie che sembrano indicare la volontà di Israele di espandere le operazioni terrestri contro Hezbollah lanciando un attacco dalle alture del Golan, territorio siriano occupato dagli israeliani dalla Guerra dei 6 giorni del 1967.
Negli ultimi giorni i genieri dell’esercito hanno rimosso i campi minati e stabilito nuove barriere sulla frontiera tra le alture del Golan occupate da Israele e la striscia demilitarizzata (DMZ) al confine con la Siria.
L’iniziativa sembra suggerire che Israele stia preparando il terreno per consentire la massima manovrabilità a forze meccanizzate che potrebbero attaccare Hezbollah penetrando per la prima volta in Libano all’altezza del fiume Litani, muovendo rapidamente verso il mare distante una quarantina di chilometri circondando le forze di Hezbollah schierate più a sud.
Le fonti citate da Reuters, tutte con garanzia di anonimato, sono un ufficiale siriano di stanza nel sud della Siria, un funzionario della sicurezza libanese e un funzionario della missione di osservatori dell’ONU (nella foto sotto)che monitora la DMZ (United Nations Disengagement Observer Force – UNDOF).
Tutte hanno confermato che Israele ha spostato verso il territorio siriano la recinzione della DMZ scavando altre fortificazioni nell’area congiuntamente con lo sminamento delle aree delle alture occupate e della stessa DMZ confinanti col Libano.
Un’azione militare che veda un attacco dal Golan e dalla zona demilitarizzata potrebbe consentire alle IDF nuove opportunità operative inclusa quella di punta direttamente al mare a nord di Tiro per tagliare fuori le forze di Hezbollah a sud del Litani da ogni possibilità di ricevere rinforzi e rifornimenti.
Operazioni più limitate permetterebbero comunque alle IDF di contrastare sul territorio libanese l’afflusso di armi ad Hezbollah proveniente dalla Siria dove l’Iran fa affluire i rifornimenti per la milizia scita.
Navvar Saban, analista di conflitti presso l’Harmoon Center con sede a Istanbul, ha affermato che le operazioni nel Golan, altopiano collinare di 1.200 kmq che domina anche il Libano e confina a sud con la Giordania, sembrano costituire un tentativo di “preparare il terreno” per un’offensiva più ampia in Libano.
I lavori del genio israeliano punterebbero quindi da un lato a sminare il confine libanese per favorire manovre offensive e dall’altro a fortificare il confine tra Golan e DMZ per proteggersi da eventuali attacchi dalla Siria.
Attività dei genieri intensificatesi nelle ultime settimane secondo un ufficiale dell’intelligence siriana, ma la notizia è stata confermata a Reuters anche da tre importanti fonti della sicurezza libanese.
I carri armati israeliani sono talvolta entrati brevemente in territorio siriano a est della DMZ monitorata dalle Nazioni Unite per fornire supporto di sicurezza ai mezzi dei genieri che installavano quella che sembrava essere una nuova barriera di sicurezza ai confini tra la Siria e la stessa DMZ.
Le fonti hanno affermato che lo sminamento si era intensificato in concomitanza con i primi attacchi delle IDF sul confine meridionale libanese il 1° ottobre e con l’intensificarsi degli attacchi aerei israeliani contro obiettivi in Siria dove secondo Tel Aviv vi sono depositi di armi di Hezbollah e di altre milizie scite filo-iraniane.
Una fonte di sicurezza libanese di alto livello ha affermato che dopo le operazioni di sminamento un’offensiva israeliana potrebbe consentire di “accerchiare” Hezbollah da est assumendo il controllo dell’intero territorio tra il Litani e la Blue Line nel quale sono presenti anche 10.500 caschi blu dell’UNIFIL (nella mappa sotto il dispiegamento).
Opzione rischiosa e certo sanguinosa ma senza alternative se Israele vuole assicurare una relativa tranquillità alla Galilea scongiurando il costante lancio di razzi e missili di Hezbollah, milizia che certo è consapevole delle possibili iniziative israeliane dal Golan.
Un funzionario del Dipartimento per il Peacekeeping (DPKO) delle Nazioni Unite a New York ha affermato che l’UNDOF aveva “di recente osservato alcune attività di costruzione svolte da milizie israeliane”.
A ulteriore conferma che si tratta di movimenti potenzialmente di ampio rilievo militare, il reparto russo schierato nel sud della Siria (nella foto sotto) avrebbe ritirato i suoi uomini da almeno un posto di osservazione che dominava l’area demilitarizzata, hanno affermato le due fonti siriane e una delle fonti libanesi.
Si tratta dell’avamposto di Tal Hara, il punto più alto nel governatorato meridionale di Daraa e un punto di sorveglianza strategico. I russi lo avrebbero evacuato in base ad accordi con gli israeliani per prevenire uno scontro, ha detto un ufficiale militare siriano. Le autorità di Damasco stanno del resto mantenendo un basso profilo in questa crisi. Reuters ha riferito a gennaio che Assad era stato scoraggiato dall’intraprendere qualsiasi azione militare a sostegno di Hamas e Hezbollah.
Un ufficiale dell’esercito siriano ha detto a Reuters che il comando siriano ha ordinato ai gruppi paramilitari siriani filo-governativi e alle milizie scite filo-iraniane di ritirarsi dall’area meridionale di Quneitra nel Golan entro 24 ore.
Ieri anche l’Osservatorio siriano per i diritti umani (ong con sede a Londra legata all’opposizione anti-governativa) ha fatto sapere che il presidente siriano Bashar al-Assad sta ponendo restrizioni a Hezbollah e alle altre milizie filo iraniane attive in Siria in quanto teme che il suo territorio possa essere utilizzato per sferrare attacchi verso Israele.
La decisione sarebbe stata presa ”in accordo con i russi” nel timore che la Siria venga trascinata nella guerra contro Israele. Assad teme inoltre nuovi attacchi israeliani sulla Siria, l’ultimo dei quali è stato sferrato ieri mattina contro la città di Latakia (probabilmente contro depositi di armi di Hezbollah) causando il ferimento di due civili e danni materiali, come ha riferito il ministero della Difesa di Damasco.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani sostiene che ”migliaia di miliziani filo-iraniani, compresi quelli di Hezbollah, si trovano in Siria e che Israele potrebbe approfittare della loro presenza per colpire e trascinare la Siria in una guerra nella quale nessuno ha alcun interesse”.
Le fonti hanno anche affermato che la quarta divisione dell’esercito siriano, sotto il comando del fratello di Bashar al-Assad, Maher, ha impartito ordini severi di non attaccare le alture del Golan per non “innescare” un conflitto con Israele. Le forze russe sono posizionate in 17 punti lungo il confine per ridurre l’attrito. Infine i siti delle milizie filo-iraniane vengono pattugliati da forze congiunte siriane e russe in diverse località della Siria. Per ”tenerli d’occhio” sostiene l’Ong.
La stessa fonte ricorda che lo scorso 5 ottobre IDF avevano attaccato un magazzino di stoccaggio missilistico appartenente a Hezbollah. Dall’inizio dell’anno i presunti attacchi di Israele contro il territorio siriano sono stati 113, sempre secondo l’osservatorio.
Foto: IDF, UNDOF, e Ministero Difesa Russo
Mappe: Reuters e UNIFIL
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.