Come cambia l’UAV russo Grom
La presentazione della nuova versione del drone d’attacco russo “Grom” (Thunder o Tuono) al Forum Army-2024, ben diversa da quella mostrata quattro anni fa in occasione del Forum Army-2020, offre uno spunto rilevante per comprendere le evoluzioni tecnologiche e strategiche del settore degli UAV in Russia.
Le dichiarazioni dell’analista militare Aleksei Zacharov ci forniscono una prospettiva critica che evidenzia punti di forza e debolezza, non solo nella progettazione tecnica del Grom ma anche nel contesto più ampio della sua efficacia strategica.
Il (nuovo) drone, frutto della collaborazione tra Kronshtadt e TsAGI, rappresenta un caso di studio interessante non solo per l’industria bellica ma anche per comprendere le dinamiche evolutive nel settore degli armamenti moderni.
La prima grande novità, come dicevamo anche sul nostro canale Telegram, è l’evidente differenza tra la nuova versione del Grom e quella mostrata nel 2020. Questo cambiamento non è solo estetico o superficiale, ma coinvolge anche aspetti profondi della progettazione che rispecchiano il cambio di leadership in Kronshtadt, come sottolineato da Zacharov.
Il passaggio della direzione aziendale da Nikolai Dolzhenkov a Kiryl Polyakov sembra avere aperto nuove linee di sviluppo spingendo la progettazione verso soluzioni più complesse e con un focus differente.
La collaborazione con lo TsAGI (Istituto Centrale di Aeroidrodinamica) per le prove in volo atte ad analizzare e ottimizzare le caratteristiche aerodinamiche, a quanto pare estremamente intense, dimostrano la chiara volontà di creare un prodotto avanzato dal punto di vista ingegneristico.
Questa attenzione agli aspetti aerodinamici suggerisce che il Grom non è più visto solo come un semplice drone d’attacco, ma come una piattaforma potenzialmente supersonica o quantomeno orientata verso prestazioni elevate. Nonostante questo, la discrepanza tra le capacità teoriche, indicate dagli esperimenti in galleria del vento, e la velocità ufficiale riportata (1000 km/h) crea una prima contraddizione.
Zacharov evidenzia a tal punto come questa discrepanza possa derivare da errori di comunicazione o da una volontà di mantenere il segreto sulle reali capacità del velivolo. Tuttavia, egli sottolinea come l’aspetto del drone suggerisca capacità superiori rispetto a quanto dichiarato ufficialmente, sollevando dubbi sulla coerenza tra la progettazione e la comunicazione resa al recente Forum Army-2024.
Un altro tema rilevante nelle osservazioni di Zacharov riguarda la visibilità radar del Grom: nella nuova versione, infatti, sembra che l’aspetto della bassa visibilità radar sia stato drasticamente messo da parte. Elementi come i riflettori angolari e le alette visibili contribuiscono a rendere il drone più facilmente individuabile dai radar nemici.
La configurazione aerodinamica e il design, sebbene avanzati, sembrano non supportare un tentativo significativo di rendere il Grom invisibile ai radar, almeno non nella configurazione attualmente mostrata al recente Forum Army-2024.
Zacharov sottolinea, però, un tentativo specifico di ridurre la traccia radar nella progettazione della presa d’aria superiore che presenta una configurazione a diamante tipica degli aerei stealth.
Ma a sua volta, questa scelta tecnica si scontra con altre caratteristiche del drone, come l’inefficienza in termini di perdite di flusso e la difficoltà nel gestire angoli di attacco elevati. Di fatto, ciò limita la manovrabilità del drone, compromettendo ulteriormente la sua capacità di operare in scenari complessi, dove l’agilità è essenziale per evitare la difesa aerea nemica.
Uno dei paradossi più evidenti segnalati da Zacharov è la combinazione tra la scarsa manovrabilità del Grom e la sua capacità di portare bombe a caduta libera. Questa contraddizione appare particolarmente acuta se si considera che tali armi richiedono precisione nel volo e manovrabilità per garantire un attacco efficace.
L’idea di un UAV poco manovrabile che si avvicina lentamente al bersaglio come un bombardiere della Seconda Guerra Mondiale, sembra anacronistica e vulnerabile rispetto alle moderne difese antiaeree, creando così un ulteriore punto debole nella strategia d’impiego del Grom.
Questa apparente incoerenza strategica solleva interrogativi sulla reale utilità operativa del drone. Se da un lato il Grom è progettato per operare come un UAV d’attacco ad alta velocità, dall’altro le sue capacità sembrano essere limitate da scelte di progettazione che compromettono la sua efficacia in scenari dinamici e ad alta intensità.
Nonostante le criticità emerse, il Grom presenta tuttavia alcune caratteristiche promettenti: la sua designazione come “gregario” per aerei con equipaggio e la sua capacità di svolgere missioni di ricognizione radiotecnica, lo rendono un UAV potenzialmente versatile. Tuttavia, come spesso accade con i sistemi multifunzionali, la sfida è riuscire a eccellere in più ruoli senza compromettere la qualità delle singole funzioni.
L’analista russo sottolinea come la multifunzionalità comporti difficoltà non indifferenti e il Grom non fa eccezione. Il tentativo di rendere il drone capace sia nelle missioni di attacco sia in quelle di ricognizione sembra complicare il progetto portando a soluzioni che non sono ancora del tutto definitive.
La configurazione del Grom sarebbe dunque ancora in fase di sviluppo e sperimentazione, il che potrebbe spiegare alcune delle contraddizioni presenti nel progetto attuale.
L’analisi dunque mette in evidenza l’ambivalenza del drone Grom: da un lato esso rappresenta un’innovazione interessante nel campo degli UAV con capacità potenzialmente avanzate. Dall’altro lato, però, la mancanza di coerenza tra il design, le funzioni dichiarate e le capacità reali solleva dubbi sulla sua reale efficacia sul campo.
Foto Kronstadt
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.