Consiglio d’Europa vs. Italia?

 

La reazione di stupore del Presidente Sergio Mattarella alla reprimenda del Consiglio d’Europa rende bene l’idea dei criteri opinabili con cui l’Organismo internazionale ha messo sotto la lente il nostro Paese. Il rapporto (a questo link in lingua italiana) stilato dalla Commissione contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) raccomanda all’Italia di adottare un Piano d’azione nazionale contro il razzismo prendendo ulteriori misure per “combattere il discorso d’odio da parte di personalità pubbliche”; ed accusa le nostre Forze dell’ordine di “profilazione razziale”.

Si tratta, a parere di chi scrive, di valutazioni sociologiche di tipo accademico che non considerano nè la realtà della fenomenologia criminale italiana costituita in parte da reati commessi dai privati contro Pubblici ufficiali (si pensi ai controllori ferroviari) e Forze di polizia impegnate nelle loro funzioni, né il modus operandi delle stesse Forze rodato da ottant’anni di vita democratica e soggetto all’ordinaria giurisdizione penale.

La valutazione del Consiglio d’Europa giunge quindi inaspettata, anche se vi è un significativo precedente. Nel 2018 la signora Michelle Bachelet, Alto rappresentante delle Nazioni Unite per i diritti umani nel suo discorso di insediamento, fece infatti la seguente dichiarazione: “Abbiamo intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e razzismo contro migranti, persone di origini africane e rom“.

Detto questo, va considerato che l’Italia è stata sin dalla prima ora un convinto sostenitore del Consiglio d’Europa che, assieme a Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia concorse a fondare nel 1949 per promuovere la democrazia, proteggere i diritti umani e Stato di diritto. All’Organizzazione attualmente aderiscono volontariamente tutti i Paesi dell’Europa geografica, compresi Turchia ed Ucraina (la Russia è stata esclusa nel 2022).

L’imparzialità di quello che rappresenta un unicum nel panorama mondiale delle istituzioni internazionali non può essere messa in discussione anche perché i report emessi riguardano una vasta gamma di possibili violazioni commesse da tutti i Paesi membri. Solo che andrebbe forse meglio valutata la situazione italiana quale Paese di primo approdo sulla rotta migratoria dall’Africa e dai Balcani che in trent’anni di immigrazione irregolare ha soccorso in mare -con i soli propri mezzi e con il sostegno delle Ong- più di un milione di persone accogliendole dignitosamente.

Al riguardo, non va dimenticato comunque che lo stesso Consiglio d’Europa ha in passato esortato la Turchia ad impegnarsi nella lotta al traffico di essere umani condannando anche la Grecia e la Polonia per respingimenti violenti di migranti, nonché la Spagna per l’uccisione nel 2022 di 20 migranti che cercavano di entrare nell’enclave di Melilla.

 

 

Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf

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