I cavi sottomarini nell’agenda internazionale ed italiana
La sicurezza e la resilienza dei cavi sottomarini quali infrastrutture critiche è sempre più presente nell’agenda internazionale.
Stati Uniti e Unione Europea, assieme ad altri Paesi tra cui Francia, Olanda, Giappone ed Australia hanno in particolare sottoscritto, a margine dei lavori dell’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite, il testo dei “New York Principles on Undersea Cables”.
Nel documento, che ovviamente non ha valore vincolante, si afferma che «Proteggere la sicurezza, la resilienza e L’integrità dei cavi sottomarini è fondamentale per le comunicazioni globali, la crescita economica e lo sviluppo».
Alla protezione degli interessi pubblici all’integrità dei cavi deve però associarsi la gestione dei rischi per la sicurezza da parte delle aziende private fornitrici delle apparecchiature sottomarine promovendo le migliori pratiche di sicurezza per la loro posa e manutenzione.
Circa le questioni giuridiche legate alla lacunosa disciplina internazionale, che non considera la distruzione intenzionale dei cavi un crimine internazionale, il documento siglato all’ONU si limita a richiamare l’osservanza del diritto internazionale applicabile come riflesso nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS).
Non viene quindi preannunciata alcuna iniziativa internazionale per modificare tale regolamentazione.
Non si fa cenno nemmeno alla cooperazione militare (la NATO aveva infatti escluso un intervento collettivo dopo gli attentati al Nord Stream2) per evitare o reprimere eventuali azioni terroristiche aventi ad oggetto l’integrità dei cavi nel presupposto, evidentemente, che ogni Stato abbia il diritto di adottare immediate contromisure coercitive in simili casi.
Il testo raccomanda di adottare opportune misure per rafforzare la resilienza dei cavi in modo da impedirne la distruzione.
La Dichiarazione è stata concertata dagli Stati Uniti con la Ue dopo che la Commissione Europea, lo scorso febbraio, aveva emanato proprie Raccomandazioni per migliorare sicurezza e resilienza dei cavi sottomarini, inclusa l’eliminazione graduale dei fornitori considerati ad alto rischio come quelli cinesi e russi.
Degno di nota è che gli Stati membri vengano invitati a nominare un’autorità responsabile per facilitare e coordinare le procedure per pianificare, costruire, gestire e riparare le infrastrutture dei cavi.
In definitiva, l’approccio seguito da Stati Uniti ed Ue pare, più che allarmistico, pragmatico e costruttivo nel senso che è incentrato sull’adozione di misure, a livello regionale e nazionale, volte a garantire l’integrità delle infrastrutture critiche.
Questa è proprio la visione che l’Italia sta ponendo a base dell’emanazione di una normativa dedicata. Un Disegno di legge del ministero per le Politiche del mare si propone infatti di stabilire un quadro giuridico per le attività pubbliche e private che si svolgono dalla superficie del mare ai fondali, prevedendo a questo fine l’istituzione di un’apposita Agenzia per la Sicurezza delle Attività Subacquee (Asas), che opererà sotto la presidenza del Consiglio.
Foto: Guardia di Finanza
Fabio CaffioVedi tutti gli articoli
Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf