L’Ucraina intende regolarizzare le compagnie militari private

 

L’Ucraina è sul punto di istituzionalizzare le proprie Compagnie Militari Private (PMC), o meglio, Compagnie di Difesa Internazionali (CDI) colmando un importante vuoto legislativo.

Un disegno di legge in materia è già stato presentato in Parlamento, con tanto di sostegno del Ministero della Difesa, ma anche la raccomandazione di necessari e significativi emendamenti da adottare.

Quello della creazione di PMC ucraine – de jure inesistenti, de facto realtà fiorenti e ben consolidate –  è un processo che si protrae, ormai, da anni tra proposte, accesi dibattiti e battute d’arresto. Le preoccupazioni manifestate da una parte della società ucraina, infatti, si contrappongono alle considerazioni di chi, invece, lo ritiene un passo urgente e necessario.

Le criticità ruotano, sostanzialmente, attorno alle necessità e capacità dell’Ucraina di regolamentare ed integrare efficacemente le PMC/CDI nel proprio sistema di difesa e sicurezza. Tutto ciò, approfittando delle esperienze di altri Paesi e, magari, evitandone gli errori.

Nonostante le rassicurazioni del proponente dell’ennesimo disegno di legge, il raggiungimento degli obiettivi è più facile a dirsi che a farsi.

 

Un’annosa vicenda

 Quella dell’istituzionalizzazione delle PMC ucraine è una questione irrisolta, fattasi particolarmente pressante all’indomani degli accordi di Minsk II.

Dovendo provvedere all’allontanamento di tutti i mercenari e volontari stranieri dal Donbas, l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko aveva incaricato Dmytro Yarosh, leader di Pravy Sektor – partito politico e organizzazione paramilitare di estrema destra – ed il colonnello generale Viktor Muzhenko di creare una forza che li inglobasse.

Il 3 aprile 2015, quindi, Yarosh aveva presentato un progetto di legge per fornire uno status legale a PMC ucraine con la collaborazione di Privat Group, gruppo aziendale facente capo all’oligarca Igor Kolomoisky. Il tutto, però, si è arenato.

Qualche anno più tardi – marzo 2018 – è toccato a Valery Kapuntsov, membro del partito di Poroshenko, proporre un disegno di legge su “Attività di Consulenza Militare”; salvo, poi, culminare in un nuovo fallimento. Altra proposta di legge “Sull’attività di consulenza militare” è stata registrata presso la Verkhovna Rada – Parlamento ucraino – all’inizio di febbraio 2020. La proposta, stavolta, veniva da Olha Vasylevska-Smagluyk, parlamentare di “Servitore del Popolo”, partito del presidente Volodymyr Zelensky.

Un ruolo importante nei sopraccitati fallimenti è sempre stato giocato dai militari, preoccupati della potenziale erosione del proprio monopolio dell’uso legittimo della forza e della perdita di uomini e reclute a vantaggio di entità private.

 

“[…] sulle Compagnie di difesa internazionali”

 Il 26 aprile 2024 Serhii Dmytrovych Hryvko, deputato di “Servitore del Popolo”, ha presentato al Parlamento ucraino il disegno di legge 11214 sulle “Compagnie di Difesa Internazionali”. Pubblicato sul sito del Governo ucraino, esso mira a regolamentare lo status legale e attività di quelle che risultano a tutti gli effetti delle PMC.

Le Compagnie di Difesa Internazionali vengono, infatti, definite entità commerciali costituite e registrate in Ucraina che, previo ottenimento di una licenza, forniranno servizi ed attività di difesa esclusivamente al di fuori dei suoi confini. Tali compagnie potranno essere  fondate solo da persone fisiche o giuridiche residenti in Ucraina.

Inoltre, verranno registrate e avranno una sede permanente solo in quelle regioni che confinano con Paesi riconosciuti da Kiev come Stati terroristi. I dipendenti da contrattualizzare saranno cittadini ucraini, stranieri e apolidi che abbiano compiuto 21 anni e prestato almeno un anno di servizio nelle Forze Armate, nella Guardia Nazionale o in altre formazioni paramilitari dell’Ucraina.

All’estero le Compagnie Internazionali di Difesa potranno fornire servizi come:

  • Organizzazione ed implementazione di misure volte a garantire la sicurezza di persone fisiche e giuridiche, loro dipendenti e attività.
  • Organizzazione ed implementazione di misure per la protezione di edifici, strutture, terreni, superfici acquatiche, veicoli, valute, titoli e altri beni mobili e immobili.
  • Addestramento tattico (teorico e pratico) di personale di Forze Armate e dell’Ordine di altri Paesi ed organizzazioni internazionali.
  • Addestramento tattico (teorico e pratico) del personale di società di sicurezza.
  • Sminamento di territori, edifici, strutture ed altri oggetti.
  • Consulenze in ambito di sicurezza, ordine pubblico, risoluzione pacifica dei conflitti e mediazione nei conflitti armati.
  • Servizi di difesa ai Paesi alleati dell’Ucraina secondo le modalità stabilite dalle legge.

Le Compagnie di Difesa Internazionali verranno, quindi, poste sotto la supervisione del Servizio Statale dell’Ucraina per le Compagnie di Difesa Internazionali; nuova agenzia governativa che vigilerà sul loro operato, registrazione di contratti e monitoraggio di armi, attrezzature e personale.

A sua volta, essa risponderà direttamente alla Direzione Principale dell’Intelligence del Ministero della Difesa.

  

Armi ed Equipaggiamenti

Il progetto di legge delinea anche armi ed equipaggiamenti di cui le Compagnie di Difesa Internazionali si potranno dotare. Nella fattispecie, tutte le tipologie di armi da fuoco leggere e munizionamento, nonché materiali e ordigni esplosivi a frammentazione e non.

Alle Compagnie di Difesa Internazionali sarà consentito anche l’utilizzo di veicoli blindati – ruotati e cingolati – con armamento non superiore a mitragliatrici pesanti o sistemi missilistici anticarro. Potranno impiegare anche equipaggiamenti, attrezzature e veicoli specialistici per lo sminamento, posa recinzioni e gettaponte, nonché sistemi per la guerra elettronica e ricognizione e droni.

La legge, inoltre, ne consentirà l’acquisto o noleggio da società straniere e da unità delle Forze Armate ucraine ed altre formazioni paramilitari. Il tutto dovrà, comunque, essere debitamente registrato e autorizzato dal Servizio Statale dell’Ucraina per le Compagnie di Difesa Internazionali.

 

Il “sì con riserva” dei militari

Il 13 giugno 2024 il Ministero della Difesa ha espresso il proprio sostegno al disegno di legge proponendo, tuttavia, alcuni emendamenti ai parlamentari ucraini per dissipare le sue riserve.

Il dicastero, infatti, ha sottolineato come l’attuale bozza del disegno di legge non sia in linea con la Costituzione dell’Ucraina, le leggi “Sulla difesa dell’Ucraina” e “Sull’intelligence” e contraddica i Protocolli aggiuntivi alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949.

Non terrebbe conto nemmeno delle raccomandazioni del Documento di Montreux che riporta obblighi in materia di diritto internazionale e principi pratici vigenti per gli Stati con riferimento alle attività delle Compagnie Militari e di Sicurezza Private; questo nonostante l’Ucraina sia uno dei 17 Paesi che hanno contribuito alla sua stesura.

Il Ministero della Difesa ritiene che l’adozione di un nuovo quadro giuridico per le attività di consulenza militare richieda l’integrazione delle buone pratiche internazionali con la legislazione nazionale. Per intraprendere questo percorso, quindi, propone di formare un gruppo di lavoro che include suoi rappresentanti e quelli di altri enti competenti per rivedere il disegno di legge prima della sua seconda lettura.

Nel frattempo lo stesso è stato esaminato anche dalla Guardia di Frontiera (16/05/2024, senza alcun commento), dal Ministero dell’Economia (17/06/2024, con commenti e suggerimenti) e dal Ministero delle Finanze (03/07/2024, con la richiesta di adeguamenti). Non è ancora stato esaminato, invece, dall’aula parlamentare, nemmeno in prima lettura.

 

Sostenitori e Oppositori

Sull’istituzionalizzazione di PMC, la società ucraina è divisa. Da una parte chi le considera un’assoluta necessità. Dall’altra chi vi si oppone apertamente o mostra, comunque, un certo scetticismo nei confronti della bozza di legge.

I sostenitori ritengono che l’istituzione di Compagnie di Difesa Internazionali ucraine creerebbe sicuramente nuove opportunità lavorative per decine di migliaia di reduci di guerra, fornendo loro impieghi remunerative, dignitosi e una riabilitazione sociale e psicologica alla vita civile.

Ciò, oltre a garantire una maggior stabilità sociale ed economica interna, porterebbe nuovi introiti alle casse dello Stato attraverso tasse e commissioni sull’attività delle Compagnie di Difesa Internazionali e loro dipendenti; questo anche se svolte esclusivamente all’estero.

Secondo Ihor Lutsenko, ex parlamentare ora in servizio nelle Forze Armate, se correttamente predisposta, la legge rafforzerebbe significativamente il dispositivo di difesa dell’Ucraina, grazie a cittadini ben addestrati ed esperti, in grado di attirare importanti investimenti nel campo della difesa. Vedasi il tentativo di Erik Prince, ex patron di Blackwater, di espandersi nel complesso militare industriale ucraino e di creare una PMC in cui far confluire migliaia di veterani ucraini nel 2020.

Addirittura, Lutsenko ritiene che, per massimizzare la loro efficacia, dovrebbe essere consentito alle Compagnie di Difesa Internazionale di operare immediatamente ed anche sul territorio nazionale, supportando le Forze Armate in guerra. Proprio come ha fatto il Gruppo Wagner, dimostrando capacità superiori a quelle delle truppe regolari russe.

Dal 2014 l’Ucraina ha avuto ampia dimostrazione dell’efficacia delle unità semi-autonome all’interno della sua struttura militare – battaglione Azov, il reggimento di droni “uccelli di Madyar” e la Terza Brigata d’assalto – sia in termini di capacità di reclutamento che di flessibilità operativa. La proposta di legge sulle PMC in Ucraina potrebbe, quindi, eliminare i limiti posti dagli attuali quadri giuridici e dalla burocrazia militare al loro potenziale.

Fedor Venislavsky, membro della Commissione Difesa e Sicurezza della Verkhovna Rada sostiene che la stragrande maggioranza dei parlamentari comprenda la necessità di adottare tale legge.

Tra i sostenitori di un’istituzionalizzazione delle PMC, numerosi anche gli scettici sulla bozza di legge che, a causa delle numerose lacune, richiederebbe una sostanziale revisione. Oleksandr Saienko, ex comandante di brigata e analista della difesa per la Commissione Indipendente Anticorruzione, ritiene che “tutto deve essere riscritto. Solo l’idea rimane valida”.

I detrattori, invece, parlano di un’idea alquanto impopolare per diverse ragioni. Innanzitutto, la saga del Gruppo Wagner russo ha generato un’immagine estremamente negativa di queste entità private nella società ucraina per le violenze e brutalità commesse.

Le Compagnie di Difesa Internazionali, poi, andrebbero ad erodere una percentuale più o meno consistente del bacino di reclutamento delle Forze Armate. Soldati e reduci ucraini sarebbero certamente ambiti dalle Compagnie Militari Private. Ciò genererebbe una feroce concorrenza, come accaduto in altri Paesi del resto, tra settore pubblico e private; quest’ultimo ha sempre goduto di una maggior attrattività, sia in termini di retribuzioni più elevate che di migliori condizioni di trattamento e servizio.

Una loro legalizzazione risulterebbe, quindi, controproducente agli interessi di Kiev. In passato l’esperto Alexander Taran aveva segnalato anche il rischio, vista la debolezza delle istituzioni ucraine e la corruzione dilagante nel Paese, di una trasformazione delle PMC in strumenti al servizio della criminalità – con attività e traffici illegali, violenze, estorsioni ecc. – o in eserciti degli oligarchi.

DBC Corp. (Donbas Battalion Corporation), ad esempio, oltre a detenere grandi quantitativi di armi e munizioni ed addestrare il proprio personale al combattimento, proteggeva attività ed interessi dell’oligarca Ihor Kolomoisky. Indagato ed incriminato in diversi Paesi per frode, l’ex governatore dell’Oblast di Dnipropetrovsk aveva mobilitato e finanziato di tasca propria un esercito privato a sua disposizione.

 

I pretoriani di Kolomoisky sono più volte intervenuti per impedire la rimozione di suoi uomini chiave da posizioni apicali in compagnie energetiche statali – UkrTransNafta nel 2015 e Centrenergo nel 2020 – da parte delle autorità ucraine o per orchestrare proteste contro la nazionalizzazione della sua Privatbank a fine 20219.

La dubbia fedeltà di questi contingenti privati al Governo centrale è sempre un serio problema; tanto da spingere l’ex presidente Poroshenko a dichiarare che nessun governatore avrebbe dovuto disporne e procedendo, non senza fatica, ad integrarli in unità dell’Esercito o della Guardia Nazionale.

  

Mercenari, contractor e PMSC ucraini all’estero

L’articolo 447 del codice penale ucraino vieta ai propri cittadini di prendere parte a conflitti armati e guerre per motivi economici, così come il finanziamento, reclutamento o addestramento di mercenari. Per i trasgressori sono previsti dai tre ai dieci anni di carcere.

Tuttavia, ciò non ha scoraggiato i numerosi ucraini che, da tempo ed in numero sempre crescente, operano in tutto il mondo come singoli mercenari, contractor ed anche come Compagnie Militari e di Sicurezza Private con sede all’estero. Secondo una fonte anonima addetta al reclutamento di personale, “l’Ucraina è uno dei primi cinque Paesi che forniscono personale alle varie PMC”.

Uno dei primi episodi di attività all’estero è stato quello dei piloti ucraini che combatterono nella guerra tra Etiopia-Eritrea del 1997-1999, evitando di scontrarsi in duelli aerei con i rivali russi in una sorta di tacito patto di non belligeranza.

Durante i combattimenti nel distretto di Abu Salim, Tripoli dell’agosto 2011, tra i circa 250 mercenari catturati dai ribelli vi erano anche 19 cittadini ucraini. Il Ministero degli Esteri di Kiev ha sempre negato si trattasse di mercenari al servizio di Gheddafi, bensì di tecnici impegnati nella riparazione delle strutture di estrazione petrolifera.

Voci sulla partecipazione degli ucraini alle ostilità in Libia erano circolate sin dall’inizio del conflitto. Il 22 febbraio 2011 fonti americane denunciavano la presenza di piloti ucraini ai comandi dei MiG libici che sparavano sui manifestanti; tuttavia, non è mai stata fornita alcuna prova concreta.

E ancora, nel febbraio 2012 il capo dell’ufficio politico del Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad, Mahmoud Ag Ali affermava che le autorità del Mali si servivano di mercenari ucraini per la manutenzione e l’impiego degli aerei militari che martellavano insediamenti, infrastrutture ed obiettivi civili nelle aree di Agabo, Intedeni, Uzen e Tessalit.

Anche nell’organizzazione della sanguinosa imboscata agli uomini del Gruppo Wagner del luglio scorso, in Mali Kiev si sarebbe servita di contractor di PMC ucraine presenti nell’area per supportare i ribelli Tuareg.

Secondo il Servizio di Sicurezza (SBU) dell’Ucraina, poi, tra il 2015 e il 2020 sarebbero stati almeno 125 gli ucraini reclutati dal Gruppo Wagner. Una vera e propria unità chiamata i “Carpaziani”, specializzata in operazioni sovversive e di sabotaggio.

Cittadini ucraini avrebbero preso parte anche a tanti altri conflitti: dall’Ossezia del Sud allo Yemen, passando per l’Iraq ed Afghanistan. Per quanto riguarda le Compagnie Militari Private, le prime realtà ucraine hanno fatto la loro comparsa attorno al 2011-2013.

Prima di allora, i professionisti ucraini venivano principlamente impiegati come manodopera di qualità e a basso costo da altre PMC occidentali. Tra le realtà ucraine Omega Consulting Group. Entrata nel mercato dopo l’inizio della guerra nel Donbass, ha fornito servizi di sicurezza, formazione e consulenza sia in Patria che all’estero.

Nel 2018 avrebbe aperto anche una filiale in Burkina Faso con l’obiettivo di aggiudicarsi contratti privati e governativi in una zona di convergenza e sovrapposizione di interessi russi, cinesi e occidentali.

 

Alcune considerazioni

Attualmente, in Ucraina sono legali solamente le Compagnie di Sicurezza Private (PSC). Per tale motivo tutte le compagnie private, sia che si tratti di militari o di sicurezza, cercano di apparire come quest’ultime agli occhi delle autorità e dell’opinione pubblica.

Il fatto poi che molte di esse operino in contesti di guerra rende, effettivamente, difficile capire se si tratti di PMC o PSC e se forniscono servizi di sicurezza – protezione e sorveglianza – o siano orientate ad operazioni militari – addestramento, supporto operativo o, addirittura, partecipazione diretta alle ostilità. Complice anche – e soprattutto – una mancanza di definizioni e classificazioni condivise ed universalmente accettate al riguardo.

L’Ucraina, comunque, ha un grande potenziale per l’istituzionalizzazione di proprie PMC. Per poterlo fare efficacemente, pero, è necessario tenere conto di una serie di aspetti rilevanti.

Innanzitutto, è fondamentale adottare uno specifico quadro normativo con leggi e regolamenti chiari. Da garantire, infatti, sono trasparenza e responsabilità delle PMC nell’esecuzione dei propri contratti e compiti al fine di consentire un sereno funzionamento e una considerevole riduzione di incidenti e violazioni varie.

Bisogna, poi, creare un sistema di controllo che preveda regolari ispezioni, relazioni ed attività di monitoraggio da parte delle autorità statali.

Le PMC ucraine dovranno essere sottoposte ad una precisa responsabilizzazione e rendicontazione nei confronti dello Stato. Entità con briglie troppo sciolte rappresentano una minaccia agli interessi dell’Ucraina, giacché qualunque loro errore o crimine potrà essere sfruttato per screditare il Paese ed attaccarlo nei consessi internazionali.

In tal senso l’Ucraina dovrà tenere conto anche dell’esperienza di vari predecessori come Stati Uniti e Gran Bretagna, ma anche della Russia. Oltre ad evitare errori, potrà così implementare le migliori pratiche di successo per l’impiego di Compagnie Militari Private.

Dall’esperienza russa potrà, per esempio, carpire l’importanza del sostegno istituzionale. Cosa che per le realtà ucraine non è mai stata scontata; anzi. Andriy Kebkalo, fondatore e direttore di Omega Consulting Group, ha denunciato una forte e cronica riluttanza del Ministero della Difesa ed altri dicasteri ad impegnarsi in un dialogo serio e collaborativo per la creazione di PMC di bandiera.

E ancora, l’importanza del “pacchetto Wagner”. Per crearsi la propria nicchia di opportunità in un mercato dominato da realtà occidentali ed anglosassoni, lo spettro di attività e servizi che le PMC ucraine dovranno fornire non potrà limitarsi a mere attività di difesa e sicurezza. Dovrà essere ben più ampio, includendo il supporto alle élite e Forze Armate e dell’Ordine locali, addestramento, fornitura di armi e tecnologie, supporto logistico, d’intelligence, opportunità commerciali ed anche Information Warfare per ottenere il supporto delle popolazioni locali.

Ciò rende, ancora una volta, necessario uno stretto supporto governativo, senza il quale le PMC ucraine sarebbero relegate a ruoli minori e marginali.

Solo affrontando tutti questi aspetti le PMC ucraine potranno diventare uno strumento efficace per rafforzare l’Ucraina, le sue capacità di difesa e sostenerne gli interessi nazionali all’estero, nell’ambito delle nuove realtà ed equilibri politici globali.

Foto: militari ucraini (Ministero Difesa Ucraino)

 

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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