Sanzioni USA: Il produttore cinese di droni DJI fa causa al Pentagono
Il produttore cinese di droni DJI fa causa al Pentagono, accusando gli Stati Uniti di averlo inserito “erroneamente” nella lista nera delle società cinesi che aiutano lo sforzo bellico russo.
Negli ultimi anni la società DJI è stata nel mirino di Washington il ruolo dei suoi droni nel monitoraggio delle minoranze etniche in Cina e poi per la presenza di droni di sua fabbricazione in Ucraina, dove i suoi modelli ad uso civile sono stati militarizzati e impiegati dai russi come dagli ucraini che ne hanno acquistati lotti consistenti sul mercato civile.
“Il 18 ottobre, DJI ha intentato una causa contestando la sua errata designazione da parte del Dipartimento della Difesa statunitense come compagnia militare cinese”, ha annunciato la società in un comunicato ufficiale.
Nella sua dichiarazione, l’azienda afferma di aver tentato di “interagire con il Dipartimento della Difesa per oltre 16 mesi”, ma ora “ha scoperto di non avere altra scelta che chiedere l’intervento di un tribunale federale. DJI non è posseduta ne’ controllata dalle forze armate cinesi, e lo stesso Dipartimento della Difesa riconosce che DJI produce droni commerciali e di consumo, non droni militari.
E’ una società privata e non dovrebbe essere classificata come una società militare”, ha affermato l’azienda cinese leader mondiale del mercato dei droni. DJI, fondata nel 2006, è il più grande produttore di droni consumer al mondo e controlla anche un’ampia quota del mercato dei droni di fascia alta.
Come ricorda l’Agenzia France Presse (ripresa in Italia da AGI), da anni Washington attua misure contro le aziende tecnologiche cinesi adducendo per ragioni di sicurezza nazionale e il timore che le loro tecnologie possano essere utilizzate da Pechino per scopi militari.
Il mese scorso, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha deciso di vietare la vendita di veicoli in grado di connettersi a dispositivi che incorporano la tecnologia cinese, citando ancora una volta rischi per la sicurezza nazionale.
Allo stesso modo, le restrizioni all’esportazione di apparecchiature per la produzione di microchip mirano a impedire alla Cina di acquisire componenti sensibili che potrebbero essere utilizzati per armi e tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale.
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