Un nuovo UAV d’attacco russo-cinese?

 

Negli ultimi giorni sia Reuters che Bloomberg, citando fonti di intelligence e copie di documenti, hanno riferito di un accordo sino-russo riservato per la realizzazione di un nuovo drone da attacco (loitering munitions) denominato “Harpy”, da produrre con componentistica cinese in entrambi i Paesi.

“Harpy” (nome già utilizzato da una munizione circuitante prodotta in Israele da IAI) sarebbe ispirato al modello degli iraniani Shahed che la Russia usa già sistematicamente nel conflitto in Ucraina. Il progetto non è mai stato ammesso ufficialmente, ma il 25 settembre la Casa Bianca ha espresso la sua preoccupazione in proposito e criticando Pechino.

Secondo i documenti citati dall’agenzia, la principale “figura di riferimento” in Russia è l’Izhevsk Electromechanical Plant “Kupol” JSC (IEMZ Kupol), azienda facente capo al gruppo Almaz-Antey i cui prodotti principali sono i sistemi missilistici di difesa aerea.

Sempre secondo la Reuters inoltre, che cita un presunto rapporto di Kupol inviato al Ministero della Difesa russo, l’azienda di Izhevsk ha sviluppato e testato in volo un nuovo modello di UAV chiamato “Harpia-3”.

Non è da escludere – secondo l’analista russo Aleksey Zakharov – che possa trattarsi di uno sviluppo basato sull’UAV cinese ASN-301. Questa piattaforma assomiglia agli UAV Harpy della IAI (IsraelAerospace Industries), che sono stati forniti ufficialmente a Pechino oltre ad Azerbaigian (che li ha impiegati nell’ultimo conflitto in Nagorno Karabakh), Turchia, Corea del Sud, India e ovviamente Israele.

Non è quindi escluso che i cinesi abbiano semplicemente effettuato un’operazione di reverse engineering della piattaforma israeliana.

Un altro documento citato dalla Reuters afferma che Kupol ha riferito al Ministero della Difesa russo di essere in grado di produrre droni in gran numero in una fabbrica in Cina. A Kupol sono stati consegnati anche 7 UAV militari, due unità “Harpy-3” e cinque piattaforme di tipo sconosciuto. La consegna sarebbe avvenuta a Izhevsk così come confermato dai documenti amministrativi.

Il materiale in questione era accompagnato da specialisti cinesi e lo scopo della consegna sarebbe stato quello di continuare i test già in corso sul territorio russo, con la partecipazione dei cinesi. Secondo Zakharov – “è molto probabile che si tratti di test militari in condizioni di combattimento reali, cioè di attacchi a obiettivi ucraini”.

Le richieste di Reuters a IEMZ Kupol, Almaz-Antey e al Ministero della Difesa russo non hanno avuto risposta mentre il Ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che il governo di Pechino non è a conoscenza di tale progetto. La lettera afferma inoltre che Pechino applica misure di controllo rigorose sulle esportazioni di UAV. Ciò che è interessante in questa storia non sono tanto gli aspetti tecnici e organizzativi, quanto le possibili conseguenze politiche.

Se la consegna di UAV dalla Cina alla Russia fosse confermata potrebbero esserci ripercussioni considerando che finora sono stati forniti dalla Cina alla Russia i cosiddetti prodotti ”dual-use”, ovvero componenti impiegabili in ambito militare ma anche civile (dual-use). Fabian Hinz, ricercatore presso l’IISS (International Institute for Strategic Studies), ha dichiarato a tal proposito che la consegna di UAV dalla Cina alla Russia, se confermata, sarebbe uno sviluppo significativo

«Se si guarda a ciò che la Cina ha consegnato finora, si trattava per lo più di beni a duplice uso – componenti, sottocomponenti, che potevano essere utilizzati [anche] nei sistemi d’arma. Questo è ciò che è stato riportato finora. Ma ciò che non abbiamo visto, almeno nella fonte aperta, sono i trasferimenti documentati di interi sistemi d’arma.»

In ogni caso, anche se emergessero conferme circa la cooperazione per realizzare l’UAV russo-cinese, Pechino potrebbe confermare di non saperne nulla impegnandosi a indagare e punire eventuali violazioni del regime di controllo sull’export di armamenti.

Foto You Tube

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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