Anche i missili Storm Shadow britannici colpiscono il territorio russo
Dopo i missili balistici ATACMS impiegati il 19 novembre nell’attacco contro un deposito di munizioni a Kerchov, nella provincia russa di Bryansk, ieri alcuni missili da crociera Storm Shadow forniti da Londra a Kiev sono stati lanciati contro un centro per il comando e controllo ubicato in un bunker sotterraneo nella regione di Kursk.
Lo ha reso noto il quotidiano Guardian mentre il portavoce del primo ministro, Keir Starmer, ha rifiutato di commentare la notizia e ha dichiarato che Downing street non rilascia dichiarazioni in merito a questioni operative. Anche Bloomberg, citando un funzionario occidentale, ha scritto che gli Storm Shadow sono stati utilizzati per colpire il suolo russo.
L’attacco è stato portato a termine da velivoli Sukhoi Su-24M dell’aeronautica militare ucraina, riferiscono i media ucraini che parlano di un “numero considerevole di missili” utilizzato nell’attacco in quest’area del Kursk, nei pressi del villaggio di Maryine, anche se alcune esplosioni potrebbero essere state provocate dal fuoco antiaereo.
L’agenzia di stampa RBC Ukraine ha reso noto che circa 500 militari nordcoreani sarebbero morti nell’attacco con missili Storm Shadow nella regione di Kursk.
Come gli ATACMS, anche gli Storm Shadow vengono gestiti in Ucraina da personale britannico e vengono lanciati verso gli obiettivi col supporto dei satelliti militari americani. Aspetti che permettono a Mosca di valutare l’impiego di queste armi contro il suo territorio come un coinvolgimento diretto di Washington e Londra nel conflitto.
Pur se “uscente”, l’Amministrazione Biden sembra voler continuare a rafforzare il supporto militare all’Ucraina. Ieri è stato annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev da 275 milioni di dollari che includerà razzi per i veicoli MLRS HIMARS, proiettili da 155 e 105mm, missili anticarro Javelin, pezzi di ricambio e anche mine antiuomo.
“Le mine terrestri che cercheremmo di fornire loro sarebbero mine terrestri non persistenti, che possiamo controllare quando si auto-attivano, si auto-distruggono e questo le rende molto più sicure rispetto a quelle che producono gli ucraini”, ha spiegato il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin.
Washington tenterebbe così di rallentare le truppe russe, che negli ultimi mesi hanno continuato ad avanzare verso est in Ucraina. Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha affermato di aver preso questa decisione a causa del modo in cui la Russia ha cambiato le sue tattiche sul campo di battaglia, inviando prima le truppe piuttosto che “forze meccanizzate”.
Considerato che non saranno le mine antiuomo a fermare l’offensiva russa, non si può escludere che l’obiettivo statunitense sia di lasciare alle forze di Mosca ampi territori ucraini da bonificare dalle mine, armi peraltro ampiamente utilizzate fino ad ora dai belligeranti.
In un’intervista alla BBC, la direttrice di Human Rights Watch Mary Wareham ha affermato che la decisione statunitense ha segnato uno “sviluppo scioccante e devastante” per coloro che lavorano per sradicare le mine antiuomo. Va poi ricordato che fin dall’inizio del conflitto gli Stati Uniti hanno fornito a Kiev ingenti quantitativi di mine anti-uomo Claymore.
Per il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, “sulla base della tendenza dimostrata dall’amministrazione uscente degli Stati Uniti”, è evidente che gli USA “sono pienamente impegnati a continuare la guerra in Ucraina. Stanno facendo tutto il possibile per ottenere questo risultato nel tempo rimanente” dell’amministrazione Biden. “L’ipotesi di congelare il conflitto ucraino non è adatta alla Russia.
Il presidente – ha chiarito Peskov – ha già detto che qualche opzione per congelare questo conflitto non è adatta a noi. È importante per noi raggiungere i nostri obiettivi, che sono ben noti a tutti”.
Il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov ha annunciato ieri che la Russia ha iniziato a utilizzare i beni stranieri congelati in risposta a misure analoghe intraprese da USA ed Unione Europea.
“Facciamo esattamente lo stesso. Se i paesi occidentali hanno deciso di utilizzare i nostri beni e i redditi derivanti dai nostri beni, la Russia sta assolutamente attuando azioni adeguate” ha detto Siluanov all’emittente Rossiya 1.
Il ministro ha sottolineato che Mosca utilizzerà i beni congelati di investitori occidentali, partecipanti al mercato finanziario e aziende. Dopo l’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina, l’Ue e i paesi del G7 hanno congelato quasi la metà delle riserve valutarie della Russia, per un totale di circa 300 miliardi di euro.
Di questi, oltre 200 miliardi di euro sono detenuti nell’UE, principalmente nei conti di Euroclear, uno dei più grandi sistemi di compensazione e regolamento del mondo. In precedenza, il G7 aveva concordato di fornire all’Ucraina un prestito di 50 miliardi di dollari, da rimborsare con gli interessi derivanti dai beni russi congelati in Occidente.
Foto: Presidenza Ucraina e US DoD
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.