Budapest ha bloccato i tentativi di fornire armi ungheresi all’Ucraina
Il controspionaggio ungherese ha fermato i tentativi dei servizi segreti di altri Paesi di fornire armi di fabbricazione ungherese all’Ucraina. Lo ha dichiarato Gergely Gulyas, capo dell’amministrazione del primo ministro di Budapest Viktor Orban. “C’è stato effettivamente un tentativo di utilizzare le capacità dell’industria militare ungherese per inviare armi all’Ucraina, ma il controspionaggio ungherese lo ha scoperto ed è riuscito a fermarlo“, ha dichiarato Gulyas in una conferenza stampa trasmessa dalla televisione M1 il 30 ottobre.
Gulyas ha sottolineato che la posizione del governo sulle forniture di armi a Kiev “resta invariata”: la dichiarazione è giunta in risposta a una richiesta del quotidiano Magyar Nemzet di commentare le notizie secondo cui i servizi segreti stranieri – sia di Paesi membri della NATO sia esterni all’Alleanza Atlantica – avrebbero cercato di organizzare la fornitura di armi ed equipaggiamenti militari di fabbricazione ungherese a zone di combattimento in Africa e Ucraina.
L’Ungheria è l’unico stato membro della NATO a non aver mai fornito aiuti militari all’Ucraina (seguita poi dalla Slovacchia) e nei mesi scorsi ha annunciato che non parteciperà alla missione dell’Alleanza Atlantica in Ucraina tesa ad addestrare le forze di Kiev e a fornire loro armi ed equipaggiamenti.
Gulyás aveva spiegato che la missione della NATO in Ucraina comporterebbe addestramento militare armato e coordinamento delle consegne di armi, con una spesa pianificata di 100 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. “Questi piani richiedono la partecipazione di tutti gli stati membri della NATO e l’Ungheria è sottoposta a un’enorme pressione per sostenerli”, ha sottolineato il capo dello staff del primo ministro.
Anche il ministro ungherese degli Esteri, Péter Szijjártó, aveva sottolineato che l’Ungheria non desidera partecipare alla missione NATO in Ucraina. “L’Ungheria resterà fuori dalla folle missione NATO nonostante tutte le pressioni”.
L’ 8 novembre Orban ha dichiarato che “gli americani vogliono porre fine a questa guerra, soprattutto non intendono incoraggiarla. L’Europa non può finanziare questo conflitto da sola. Alcuni vogliono ancora inviare ingenti somme di denaro in questa guerra perduta, ma sempre più spesso tacciono o suggeriscono cautamente che dovremmo adattarci alla nuova situazione”.
A questo proposito il premier ungherese Viktor Orban e il tycoon “hanno avuto una serie di negoziati o incontri, sia a livello personale, sia al telefono e la guerra in Ucraina è sempre stata discussa tra loro. La strategia seguita dalla comunità transatlantica o dall’Unione europea è semplicemente fallita”, ha detto oggi il ministro Szijjártó, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera.
“L’esito delle elezioni presidenziali statunitensi crea una realtà totalmente nuova, non solo in Europa, ma nel mondo” e “la crisi politica in Germania, che è il Paese con l’economia più forte d’Europa, è un ulteriore argomento a favore: niente è più come prima”, afferma Szijjártó.
Alla domanda sul perché Budapest sia così fiduciosa nella seconda amministrazione Trump, il ministro degli Esteri ungherese ha risposto: “Abbiamo una chiara esperienza dei quattro anni che il presidente Trump ha trascorso in carica, e abbiamo l’esperienza degli anni con l’amministrazione democratica. Abbiamo davvero grandi aspettative. C’è sempre stata una comunicazione continua tra il mio primo ministro e Trump, indipendentemente dal fatto che fosse in carica o meno: il rapporto personale e l’amicizia tra i due serviranno come buona base”.
Quanto alla domanda se le relazioni ungheresi con la Cina possano essere un elemento di frizione con Trump, Szijjártó si è detto “abbastanza sicuro che nessuna delle nostre relazioni bilaterali sarà un punto di attrito. Per l’Ungheria i due partner commerciali più importanti, al di fuori dell’Ue sono gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese. Ci auguriamo quindi che Trump sarà in grado di risolvere le questioni, anche per quanto riguarda il commercio e la cooperazione economica, sulla base di negoziati”, ha affermato.
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