La Francia impiega anche le società private per addestrare le truppe ucraine

 

La Francia continua a supportare l’Ucraina, sia finanziariamente che attraverso la fornitura di armi e addestramento alle sue Forze Armate, come confermano anche le ultime notizie sulla cessione a Kiev di aerei da combattimento Mirage 2000 (nella foto sotto).

E proprio l’addestramento impartito dagli occidentali – che vede Parigi tra i primi contribuenti – risulta particolarmente gradito a Kiev per il livello qualitativo e la pressante necessità di truppe fresche e preparate. L’Ucraina, infatti, in difficoltà nel contrastare una travolgente offensiva russa in corso ormai da mesi, ha chiesto agli alleati di addestrare un maggior numero di suoi uomini.

Parigi ha risposto impegnandosi ulteriormente nello sforzo, coinvolgendo anche i contractor della Défense Conseil International (DCI). La gara d’appalto per l’esternalizzazione dell’addestramento, però, è stata annullata a causa di irregolarità e, successivamente, riaperta con importanti ritardi sulla tabella di marcia.

Tutto ciò, oltre alle particolari relazioni tra la società francese ed il Governo, ha acceso i riflettori su una nuova strategia d’influenza nazionale. A causa dei crescenti sentimenti antifrancesi in Africa, Parigi ha optato sempre più per una presenza indiretta sul continente, attraverso l’impiego di Compagnie Militari e di Sicurezza Private – PMSC.

Dopo aver procrastinato per più di 20 anni la necessità di dotarsi di un ecosistema di PMSC in grado di contribuire alla difesa e promozione dei suoi interessi, la Francia pare aver iniziato ad abbandonare il proverbiale corporativismo e riluttanza.

 

Gli aiuti francesi all’Ucraina

 Secondo quanto pubblicato dal Ministero delle Forze Armate francese, dal 24/02/2022 – inizio dell’Operazione Militare Speciale russa  – al 31 dicembre 2023 Parigi ha fornito all’Ucraina armi ed equipaggiamenti per un valore complessivo di 2,615 miliardi di Euro.

La Francia ha, anche, contribuito con 1,2 miliardi di Euro allo Strumento Europeo per la Pace (European Peace Facility, EPF) volto a consolidare le azioni dell’Unione Europea finalizzate a prevenire i conflitti, costruire la pace e rafforzare la sicurezza internazionale.

Complessivamente, quindi, si può parlare di oltre 3,8 miliardi di Euro; aiuti, comunque, inferiori a quelli donati da Paesi come Germania, Regno Unito e Svezia. L’Italia si attesterebbe sui 2,2 miliardi di Euro. Per quanto riguarda il 2024, in seguito alle critiche per aver fatto meno rispetto ad altri alleati, il presidente Macron aveva promesso di trasferire fino a 3 miliardi di Euro in aiuti militari all’Ucraina.

Tuttavia, il 14 ottobre il ministro delle Forze Armate, Sébastien Lecornu ha ridimensionato tale cifra per questioni di bilancio: “[…] sopra i 2 miliardi di euro, ma non sui 3 miliardi di euro”.

 

Addestramento “pubblico”

Oltre al supporto economico, la Francia ha fornito addestramento a più di 15.000 soldati ucraini dal 2022, sia nell’ambito della missione di assistenza militare dell’Unione Europea, EUMAM (in Polonia e sul proprio territorio) che attraverso accordi bilaterali.

Lo scorso giugno il presidente Macron, durante la visita in Francia di Volodymyr Zelensky in occasione dell’80° anniversario dello sbarco in Normandia, si era impegnato ad equipaggiare ed addestrare un’intera brigata dell’Esercito ucraino a partire da settembre.

Più nello specifico circa 1.500 soldati francesi della Task Force “Champagne” sono stati incaricati di addestrare 2.300 dei 4.500 effettivi della Brigata “Anna di Kiev”; unità che porta il nome della principessa Anna di Kiev, divenuta regina di Francia nel 1051 sposando il Re Enrico I.

L’addestramento impartito dalla Francia, della durata complessiva di tre mesi e ormai prossimo alla conclusione, ha integrato diverse competenze militari e gestionali, tenendo in considerazione l’intera catena di comando e capacità della brigata. Sviluppato in collaborazione con gli ucraini, mirava a ricreare condizioni quanto più fedeli a quelle dei reali campi di battaglia: con trincee, stress, rumore, impiego di droni ecc.

Il tutto si è articolato in più fasi: una iniziale di tipo tecnico, incentrata su armi, attrezzature e  formazione esecutiva, successivamente l’addestramento dei battaglioni di fanteria e, quindi, l’integrazione delle varie unità a livello di battaglione e di brigata.

L’obiettivo parrebbe essere stato raggiunto: la brigata è pienamente operativa e i suoi 3 battaglioni di fanteria, genieri, artiglieri ed altre specialità sono in grado di combattere e manovrare. Prima di essere inviata al fronte, inoltre, la brigata verrà equipaggiata con 128 veicoli corazzati per la fanteria, 18 obici semoventi da 155mm Caesar, 18 veicoli ruotati da ricognizione AMX-10RC, 10 autocarri pesanti TRM e 20 sistemi anticarro Milan.

Nel frattempo la Francia sta addestrando gli ucraini anche in altre specialità. Per esempio piloti e meccanici di F-16, ma soprattutto  degli aerei da caccia Mirage 2000-5 di cui il presidente Macron ha annunciato la consegna a Kiev per la prima metà del 2025.  A questo link la lista completa degli equipaggiamenti ceduti agli ucraini dalla Francia.

 

Addestramento “privato”

Per rispondere alle sempre più pressanti richieste di Kiev, Parigi ha deciso di aumentare il numero di soldati ucraini addestrati ogni mese da una a diverse centinaia.

Tuttavia, a causa di un numero insufficiente di istruttori e interpreti tra i propri ranghi, della necessità di rafforzare e migliorare l’addestramento fornito e consolidare una missione attraverso la quale ha addestrato più di 15.000 soldati ucraini, la Francia ha parzialmente esternalizzato tale compito.

Il 28 agosto 2024 il Ministero delle Forze Armate, sulla base dei risultati della relativa gara d’appalto, ha firmato un accordo quadro con la società francese Défense Conseil International (DCI) per l’addestramento di un’imprecisata quantità di soldati ucraini.

Della durata di 12 mesi e per un valore di 24 milioni di euro, il contratto iniziale ha preso i via il 1° ottobre e prevede l’estensione a un altro anno per un importo massimo di 48 milioni di Euro.

Presentato nel marzo scorso, il bando richiedeva ai concorrenti privati, “previo ottenimento delle licenze di esportazione per i servizi che lo richiedono”, la fornitura di addestramento secondo tre precisi moduli. Il primo riguardava l’implementazione tecnica e tattica e manutenzione dei sistemi d’arma forniti dalla Francia alle Forze Armate ucraine, tra cui gli autoblindo leggeri VAB e i veicoli corazzati da combattimento AMX 10 RCR.

Il secondo l’addestramento individuale e collettivo dei quadri e delle cellule costitutive di uno stato maggiore tattico di un’unità da combattimento (corazzata o di fanteria) a livello di battaglione. Comprese le tecniche relative all’impiego e alle missioni del battaglione ucraino, l’organizzazione, il funzionamento e le procedure del personale, l’addestramento specifico per ogni cellula, il metodo tattico a livello di battaglione, pianificazione, la redazione e diffusione di ordini, nonché la condotta delle operazioni.

Il terzo modulo riguarda il supporto all’addestramento fornito dai francesi attraverso servizi di interpretariato in lingua ucraina, francese, inglese o polacca: un facilitatore linguistico per ogni dieci soldati ucraini.

L’attività addestrativa avrebbe potuto svolgersi in qualunque scuola o centro di addestramento delle Forze Armate francesi, sia sul suolo patrio che in altri Paesi dell’Unione Europea o alleati. In nessun caso, comunque, il personale privato impiegato avrebbe potuto prendere parte ad operazioni militari o di combattimento.

Il numero di soldati ucraini affidati ai contractor di DCI, considerando il rapporto di 1 interprete ogni 10 soldati e che alla società francese sono stati richiesti 70 interpreti, dovrebbe essere di almeno 700.

 

 Una torbida gara d’appalto

 Quella per l’esternalizzazione dell’addestramento dei soldati ucraini è stata una gara d’appalto alquanto torbida. Il bando, infatti, è stato emanato, annullato e, quindi, ripreso e aggiudicato con oltre sei mesi di ritardo sul programma; tempistiche considerevoli agli attuali ritmi delle ostilità.

Il primo bando di gara, con numero di riferimento DAF_2023_001467,  è stato pubblicato sulla piattaforma online ufficiale dell’Unione Europea l’11 agosto 2023.

Come oggetto prevedeva la conclusione di un accordo quadro con un operatore privato in grado di fornire “addestramento militare specializzato e supporto all’addestramento per le Forze Armate ucraine”. Il tutto da eseguirsi in Francia, per un valore stimato di 39 milioni di Euro, IVA esclusa.

La data di apertura delle offerte era il 16 agosto, mentre la scadenza per la partecipazione il 15 settembre 2023.   Nel bando, però, compariva per due volte il nome della società francese DCI (pagina 17 – “proprietà intellettuale” e 18 “controllo delle esportazioni”). Ciò lasciava sospettare una sua prematura ed irregolare selezione come aggiudicatrice dell’appalto.

Il nome è stato ben presto rimosso e, il 23 agosto, è stata pubblicata una versione corretta del bando di gara, con una scadenza prorogata al 26 settembre.

L’accaduto, però, è stato deferito al tribunale amministrativo di Nancy da uno dei partecipanti alla gara d’appalto. La società francese Themiis, specializzata in formazione e consulenze strategiche, ha presentato ricorso per abuso di potere l’8 settembre 2023, ritenendo che “le condizioni del concorso viola[va]no i principi di imparzialità e di parità di trattamento tra i candidati” chiedendo, pertanto, l’annullamento della procedura di aggiudicazione ed un risarcimento di  5.000 Euro.

Con ordinanza del 12 settembre 2023 il tribunale amministrativo di Nancy ha trasmesso la richiesta al tribunale competente di Strasburgo. Nel frattempo, il 15 settembre una commissione dell’Esercito francese ha annullato il bando di gara “per ragioni di interesse generale”.

Il 25 settembre 2023 il giudice di Strasburgo ha respinto il ricorso in via abbreviata, divenuto irrilevante dal punto di vista giuridico, ma ha comunque condannato lo Stato, designato come «​parte soccombente», a pagare 3.000 euro di spese processuali.

L’11 gennaio 2024 il Ministero delle Forze Armate ha pubblicato un nuovo bando di gara con scadenza 26 febbraio 2024, con gli attuali termini, condizioni ed inizio dell’addestramento previsto – teoricamente – per il 1° giugno 2024.  Appalto che si è aggiudicata – regolarmente – DCI.

 

 Défense Conseil International

Défense Conseil International o DCI è una società francese di servizi internazionali di cui lo Stato francese, fino a marzo, deteneva quote per oltre il 50%.

E’ nata nel 2000 dalla fusione di quattro società distinte (COFRAS, NAVFCO, AIRCO e DESCO), ciascuna corrispondente a una branca delle Forze Armate francesi, in supporto ai principali contratti di esportazione della Francia in ambito di difesa e sicurezza.

L’obiettivo, infatti, era – ed è – l’esportazione del know-how ed expertise d’oltralpe verso i Paesi partner e alleati della Francia.

Più nello specifico, formazione ed addestramento militare, supporto tecnico e logistico, assistenza e consulenze nei trasferimenti di tecnologie e materiali, nonché simulazione e preparazione operativa. Tutto ciò, sia per quanto riguarda i domini più tradizionali – terrestre, navale e aereo – che quelli più avanguardistici come cybersecurity, guerra elettronica, intelligence economica, droni e spazio.

La società, dall’esperienza cinquantennale – ereditata dalle società incorporate, vanta partnership in più di 45 Paesi e 850 dipendenti dislocati in tutto il mondo. Dispone di 23 centri di formazione in Francia e forma 2.100 persone all’anno. Nel 2020 il fatturato è stato di 230 milioni di Euro.

Il presidente e amministratore delegato – attualmente Samuel Fringant – è nominato con decreto del Presidente della Repubblica. Tra il personale, invece, vengono selezionati per un buon 80% figure di alto livello provenienti dalle Forze Armate e servizi d’intelligence: Esercito, Aeronautica e Spazio, Marina, Gendarmeria, servizi segreti (DGSI e DGSE) e l’agenzia francese per gli appalti della difesa DGA.

Il 20 marzo 2024 lo Stato francese ha venduto il 21,56% delle sue azioni nell’ambito di una privatizzazione parziale. Dopo mesi di trattative il Gruppo ADIT, leader francese dell’intelligence economica, ha aumentato la sua partecipazione nella società al 66% (precedentemente era 11,11%) acquisendo il 33,33% di Sofema e, appunto, il 21,56% dello Stato.

L’operazione ha, così, creato un colosso francese del soft power da 500 milioni di euro di fatturato.

 

 Influenza nazionale privata

Per caratteristiche ed attività DCI agisce essenzialmente come un operatore del Ministero delle Forze Armate; un ponte tra la Francia, sue società del complesso militare-industriale e controparti straniere.

Attraverso i propri servigi, DCI sostiene lo sviluppo delle capacità delle Forze Armate e di sicurezza estere, offrendo loro soluzioni su misura: organizzazione ottimale delle forze, chiara definizione di dottrine e concetti operativi, addestramento del personale e manutenzione e disponibilità di mezzi ed attrezzature.

Così facendo contribuisce al prestigio internazionale della Francia e all’espansione della sua influenza. Questo attraverso la creazione di rapporti di fiducia durevoli con le istituzioni e, soprattutto, le élite dei Paesi partner.

Alla luce del sempre più diffuso sentimento antifrancese in Africa, Parigi sta cercando di ridefinire la sua presenza nel continente; in particolare in Paesi come Gabon, Senegal, Costa d’Avorio e Ciad. DCI può approfittare della situazione e del calo di truppe regolari francesi per fornire agli eserciti locali i suoi servigi; il tutto con una presenza più discreta ed indiretta.

Negli ultimi anni la maggior parte delle attività di DCI si è svolta in Medio Oriente, principalmente in Qatar e Arabia Saudita. Tuttavia, in un’audizione davanti alla commissione difesa dell’Assemblea Nazionale del 7 febbraio, Samuel Fringant ha lasciato trasparire un parziale riorientamento verso l’Africa.

Mentre nel 2018 DCI lavorava solo con tre Paesi africani per uno 0,1% della sua attività complessiva, nel 2023 i partenariati si sono estesi a 14 Paesi, per un volume  d’affari di 58,7 milioni di Euro. Contratti che riguardavano la formazione di piloti di elicotteri algerini, di meccanici aeronautici ruandesi, di marinai in Senegal e Costa d’Avorio, di operatori di droni in Benin ed anche l’ammodernamento dell’infrastruttura d’intelligence della forza multinazionale contro Boko Haram, con sede in Ciad. Quest’anno, quindi, l’attività di DCI in Africa potrebbe raggiungere il 15% del suo fatturato.

Oltra alle “preferita” DCI, presente e futuro dell’influenza francese in Africa sono nelle mani anche di altre realtà francesi.

Tra il 2015 e la fine del 2017 la società Corpguard ha ottenuto due contratti nell’ambito di un partenariato pubblico/privato con il Ministero della Difesa della Costa d’Avorio: il primo consisteva nella realizzazione di un audit di sicurezza su tutti i siti sensibili – armerie e depositi di munizioni – nella metà meridionale del Paese.

Il secondo, di portata molto più ampia (6,8 milioni di Euro), mirava a fornire alla Costa d’Avorio uno strumento militare che le permettesse di operare come elemento stabilizzatore e di peacekeeping nella regione. E’ stato così presentato un piano che in 9 mesi ha consentito di allestire 4 compagnie di fanteria, 1 centro operativo e di addestrare 1.235 uomini secondo gli standard delle Nazioni Unite.

Questo grazie all’impegno di 21 consulenti; tutti ex ufficiali o sottufficiali delle FFAA francesi. Il battaglione così costituito è stato, successivamente, inviato in Mali come parte della missione ONU MINUSMA.

E ancora, nell’aprile 2024 è emerso che la compagnia di sicurezza privata francese GEOS – Gruppo ADIT – era stata incaricata della sorveglianza del porto atlantico di Abidjan, Costa d’Avorio; importante hub logistico dell’Africa occidentale e seconda struttura marittima della regione. La Costa d’Avorio, confinante con Burkina Faso, Ghana, Guinea, Liberia e Mali, occupa un’importante posizione strategica per la Francia che vi schiera circa 1.000 soldati.

 

Verso attività operative in Ucraina?

Del possibile coinvolgimento di personale della DCI in attività militari  Ucraina ha riferito nei giorni scorsi la stampa francese in relazione alle consultazioni in corso tra Parigi e Londra circa l’eventuale invio di truppe o contractors.

 “Mentre il conflitto entra in una nuova fase di escalation, sono state riattivate le discussioni sull’invio di truppe occidentali e di società di difesa private sul suolo ucraino” ha scritto il 25 novembre il quotidiano Le Monde, citando “fonti concordanti”. Le nuove discussioni sarebbero riprese “nella prospettiva di un eventuale disimpegno americano nel sostegno a Kiev dopo l’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio 2025”.

Le Monde ricorda che il dibattito fu sollevato “con grande rumore” dal presidente francese Emmanuel Macron a febbraio e che “suscitò una viva opposizione da parte di alcuni paesi europei, Germania in testa”. “Tuttavia, lo scenario non è stato escluso ed ha al contrario ripreso vigore nelle ultime settimane”. Una “fonte britannica” confida a Le Monde che “discussioni sono in corso fra la Gran Bretagna e la Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l’obiettivo di creare un nocciolo duro fra alleati in Europa, centrato sull’Ucraina e la sicurezza europea in senso ampio”.

Le Monde parla di “proposte sul tavolo” al ministero della Difesa, come quella della società “Défense Conseil International” (DCI) che sarebbe “pronta a proseguire, in Ucraina, la formazione di soldati ucraini, come fa già in Francia e in Polonia. Potrebbe così, in caso di necessità, assicurare la manutenzione degli equipaggiamenti militari francesi inviati a Kiev. DCI avrebbe contattato per questo Babcock, una società omologa britannica già presente in Ucraina, per condividere le installazioni di cui essa già dispone”, ha riportato il giornale .

Considerazioni

 L’eccezionalità dell’esternalizzazione di parte dell’addestramento dei soldati ucraini non sta tanto nel fatto che siano dei contractor ad addestrarli, ma che questi appartengano a una PMSC francese e, soprattutto, che operi per conto dell’Eliseo.

Con la sopraccitata gara d’appalto, infatti, la Francia ha timidamente aperto alcune e delicate funzioni di sua esclusiva competenza ai privati. Finora, le uniche eccezioni su larga scala  hanno – quasi sempre ed esclusivamente – riguardato la sorveglianza delle installazioni militari (in particolare, primo livello di controllo in entrata e in uscita), i loro servizi mensa e lavanderia, qualche ambasciata oppure attività antipirateria.

Se il mondo anglosassone, in particolare quello americano, è sempre stato particolarmente attivo nell’esternalizzazione dei servizi di difesa e sicurezza, non si può dire lo stesso per la Francia e l’Europa più in generale.

Basti confrontare il numero delle PMSC anglosassoni e francesi. Due società francesi contro 18 britanniche e 9 statunitensi tra le aderenti all’ICOCA, tanto per citare uno dei pochi elenchi ufficiali esistenti, seppur non esaustivo, di un’ampia galassia perlopiù non imbrigliata in alcuna associazione di categoria.

La debolezza del settore delle PMSC in Francia può essere, sostanzialmente, ricondotta a tre fattori strutturali: un quadro giuridico e culturale inadeguato, mancanza di sostegno statale ed una debole connessione con gli intermediari finanziari (banche e assicurazioni).

Sul piano giuridico la legge dell’aprile 2003, relativa alla repressione del mercenariato, ha fortemente paralizzato ogni riflessione dello Stato e dell’opinione pubblica sull’esternalizzazione dei servizi di sicurezza e di difesa; relegandoli esclusivamente a retaggi dell’era del famoso mercenario Bob Denard.

Inoltre, secondo Peer de Jong, vicepresidente senior di Themiis, altro fondamentale ostacolo allo sviluppo di Compagnie Militari e di Sicurezza Private francesi (Entreprise de Services de Sécurité et de Défense – ESSD),  è il corporativismo dei ministeri della Difesa e degli Interni che sentono minacciati i propri ruoli, poteri e prerogative dai privati.

Un corporativismo che è ben incarnato – perlomeno, fino alla sua recente privatizzazione – da Défense Conseil International (DCI) in quanto operatore para-pubblico e interlocutore diretto della politica estera dello Stato francese.

Da più di 20 anni la Francia ha riconosciuto, ma procrastinato, la necessità di dotarsi di un ecosistema di Compagnie Militari e di Sicurezza Private in grado di contribuire alla difesa e alla promozione dei suoi interessi, di alleviare il fardello interno ed esterno delle istituzioni, di partecipare alla riconversione dell’ex personale militare e di competere con i concorrenti stranieri che stanno divorando costantemente le sue tradizionali sfere di influenza.

Non solo competitor anglosassoni, ma, soprattutto, altri ancora più spietati come Russia e Gruppo Wagner/Afrika Corps o la  Turchia.

Mancando di un sostegno statale, le realtà francesi sono state costrette per lo più a svilupparsi in maniera autonoma, indipendente o attraverso il supporto di organizzazioni internazionali come l’UE o Paesi stranieri più lungimiranti. Questo mentre i contratti col Governo degli Stati Uniti, invece, rappresentano spesso il 75-90% del fatturato delle PMSC americane che, a loro volta, sono di proprietà di grandi azionisti specializzati in venture capital, ad esempio Apollo Global Management per Constellis (che a sua volta possiede Academi, la ex Blackwater).

Allo stesso modo, le aziende britanniche si sono sviluppate con un forte sostegno da parte dei settori bancario e assicurativo. Il risultato delle società francesi, in definitiva, è stata una capacità di sviluppo relativamente debole, una crescita organica complicata e, di conseguenza, una perdita di influenza nazionale sul mercato globale.

Da questo scenario esulano, tuttavia, eccellenze come Themiis, Amarante International, Geos e Corpguard che sono riuscite ad uscire dalla stagnazione del settore grazie ad un solido azionariato e a sviluppare strategia di crescita importanti.

Poiché la Francia desidera mantenere la propria influenza in Africa, pare stia iniziando ad affidarsi a società private, referenziate e affidabili, per puntellare, se non addirittura sostituire,  quella presenza e canali di cooperazione ufficiali ormai controproducenti. I partenariati pubblico-privato svolgono, quindi, sempre più un ruolo di amplificatori di influenza e prevenzione e reazione rapida all’insegna di un’impronta istituzionale più ridotta, discreta e politicamente vantaggiosa per lo sviluppo di strategie a lungo termine.

Ben venga quindi, come riferito da Benoit Bordat, deputato della Costa d’Avorio, la privatizzazione di DCI: “Di fronte ad attori stranieri sempre più dominanti sul mercato globale, è tempo che la Francia crei leader chiave nella difesa privata in grado di competere su scala internazionale”.

Con il supporto finanziario e strategico di ADIT, DCI sarà in grado di rafforzare la presenza francese sulla scena internazionale, esplorando al contempo nuovi orizzonti, in particolare in Africa e nell’Europa dell’Est; in Ucraina, ad esempio, nella ricostruzione del Paese e delle sue FFAA, oppure sostenendo gli investimenti in ambito difesa di Polonia e Paesi Baltici.

La privatizzazione di DCI ed una maggior apertura ed impiego di PMSC (o ESSD) pare essere la nuova via da seguire per Parigi, rompendo quei dogmi ideologici  che finora hanno ostacolato l’accesso a varie sfere d’influenza e mercati.

Foto: 155 Brigata Ucraina in addestramento in Francia (Ministero Difesa Ucraino e Ministero della Difesa Francese)

 

 

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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