L’Iran produrrà su licenza gli aerei da combattimento russi Sukhoi Su-30SM e Su-35?
Secondo il portale Telegram iraniano Mezuzah sono emersi resoconti sull’acquisizione da parte dell’Iran delle installazioni industriali per la realizzazione su licenza dei caccia da combattimento russi Sukhoi Su-30SM e Su-35.
Secondo questi rapporti, l’Aeronautica Militare iraniana (IRIAF) intende produrre tra 48 e 72 jet da combattimento Su-35, mentre il numero di Su-30SM da produrre non è stato ancora specificato ma che in prospettiva potrebbe essere più elevato tenendo conto dell’ampio numero di vecchi aerei da combattimento da sostituire nei prossimi anni.
Questa informazione sembra far seguito agli accordi bilaterali assunti durante il vertice BRICS tenutosi a Kazan, in Russia, dal 22 al 24 ottobre 2024. Fonti arabe riferiscono addirittura che due Su-35 arriveranno in Iran smontati e saranno assemblati successivamente in loco da specialisti russi.
Va rilevato che il Su-35 viene prodotto solo in Russia mentre il Su-30 viene prodotto anche in India: per questo la produzione (o l’assemblaggio) dei due velivoli in Iran costituirebbe una rilevante conferma dell’alleanza tra Mosca e Teheran già del resto emersa con la produzione in Russia dei droni-kamikaze Shahed 136 (Geran-2 in Russia.)
Il Sukhoi Su-35 (di cui Analisi Difesa si occupa nell’affaire iraniano da gennaio 2022, con diversi e continui tira e molla tra Mosca e Teheran) e il Su-30SM, sono classificati rispettivamente come caccia da combattimento supersonici multiruolo di “generazione 4+/++ ”.
Il Su-35 (Codice NATO “Flanker-E”) è un caccia monoposto, ultimo nato nonché il più prestante nella famiglia dei “Flanker”, dotato di capacità operative a lungo raggio. È spinto da due motori NPO Saturn 117S con vettori di spinta TVC (thrust vector control) con un incredibile rapporto spinta peso 1:1 che consentono al velivolo di raggiungere Mach 2,25 a 11.000 m di quota, con un’autonomia di 3.600 chilometri e una tangenza operativa di 18.000 metri.
Dispone inoltre di nuova avionica, ben 12 punti d’attacco disponibili per un’ampia panoplia di arma aviolanciabile fino ad un carico massimo di 8000 chili ed è dotato di un avanzato sistema radar capace di agganciare obiettivi fino a 400 chilometri.
Il Su-30SM (Codice NATO “Flanker-H”) è una variante della serie Su-30MK (classe di caccia multiruolo oggi presente nelle forze aeree di Algeria, India, Indonesia, Malaysia, Cina, Uganda, Venezuela e Vietnam), progettata dai tecnici Sukhoi ma sulla base delle richieste espresse dalla Difesa russa. Modifiche che includono specificatamente i sistemi radar, di comunicazione e IFF, nuovi sedili eiettabili, configurazione degli armamenti rinnovata e ulteriori modifiche ai sistemi elettronici, di fabbricazione russa a differenza degli apparati francesi o israeliani presenti sulle versioni MK.
Per il resto il Su-30SM (nella foto sotto un esemplare kazako), che ricordiamo essere un velivolo biposto, mantiene la stessa struttura del velivolo da cui deriva, incluse le alette canard e il sistema di propulsione AL-37FP con ugelli di scarico direzionabili indipendentemente lungo l’asse di beccheggio.
Questo caccia è stato adottato dall’Aviazione russa e dell’Aviazione della Marina russa ed è stato esportato anche alle Forze Aeree di Armenia, Bielorussia, Kazakistan e anche del Myanmar (Birmania), ma in quest’ultimo caso nella variante SME (E sta per esportazione).
Rapporti precedenti, come quelli riportati da Tasnim nel novembre 2023, hanno confermato l’acquisizione da parte dell’Iran di velivoli russi, tra cui elicotteri d’attacco Mil Mi-28, jet da combattimento Su-35 e jet da addestramento Yak-130 (quest’ultimi effettivamente consegnati agli inizi di settembre dello scorso anno e oggi di stanza presso l’8^ Base aerea tattica “Shahid Babai” a Isfahan, nell’Iran centrale). Proprio questi aerei di fatto sono destinati a facilitare l’addestramento dei piloti iraniani nell’impiego di jet da combattimento avanzati di fabbricazione russa, come il Su-35 o il Su-30SM.
Secondo Sardar Seyed Mehdi Farhi, viceministro della Difesa e del supporto alle Forze Armate della Repubblica islamica dell’Iran, queste acquisizioni fanno parte degli sforzi in corso per migliorare le capacità dell’Aviazione Militare del Paese, concentrandosi in particolare sugli aggiornamenti degli elicotteri e sui miglioramenti dei sistemi di volo notturno e avionici. Farhi a tal proposito ha menzionato il lavoro svolto dall’Helicopter Support and Renovation Company (Panha) dell’Iran negli ultimi tre decenni.
Questo sviluppo è in linea con le discussioni tenutesi a gennaio 2023 tra Igor Levitin, assistente speciale del Presidente russo e il primo vicepresidente iraniano, Mohammed Mokhbar. Durante questo incontro, Levitin ha espresso la disponibilità della Russia a perseguire una produzione congiunta di elicotteri con l’Iran.
Nel giugno dello scorso anno, il Comandante dell’Aeronautica Iraniana (IRIAF), generale di brigata Hamid Vahedi, in un’intervista dichiarava: – «Per quanto riguarda l’acquisto di caccia Su-35 [dalla Russia], ne abbiamo bisogno, ma non sappiamo quando raggiungeranno i nostri reparti. Ciò è legato alla decisione degli alti funzionari.»
Vahedi faceva poi riferimento alla costruzione di basi aeree sotterranee, come “Oryol 44”, progettate per proteggere i jet da combattimento del paese da potenziali attacchi, comprese le famigerate munizioni “bunker buster”, indicando inoltre che queste basi sono posizionate strategicamente per garantire sicurezza operativa e prontezza (ne esistono già per proteggere i siti che ospitano il programma nucleare e le basi e i depositi di missili balistici).
Vahedi poneva infine l’accento sulla modernizzazione della flotta iraniana di velivoli F-4 e F-14, concentrandosi sugli aggiornamenti radar e sull’estensione della gittata dei missili aria-aria e aria-terra.
La dotazione dell’Aeronautica della Repubblica Islamica dell’Iran (IRIAF) è difatti piuttosto datata: la maggior parte della sua flotta aerea è composta da F-14A, F-4 e F-5 di fabbricazione statunitense consegnati tra gli anni ’60 e ’70 durante il regno dello Shah Reza Pahlevi.
Successivamente Teheran ha acquisito MiG-29A dalla Russia e alcuni Dassault Mirage F-1 dell’ex Aeronautica irachena volati oltre confine durante la Guerra del Golfo Persico del 1991. La flotta include anche jet di produzione nazionale come l’HESA Saeqeh e il Kowsar.
Dopo la Guerra Iran-Iraq i rappresentanti sovietici si avvicinarono all’Iran con un’offerta per 72 MiG-29, 24 MiG-31 e 36 Su-24MK ma il paese che tentava di riprendersi dal logorante conflitto riuscì a malapena a racimolare fondi solo per 18 MiG-29 e 12 Su-24MK le cui consegne iniziarono a metà del 1990 quando gli Stati Uniti erano impegnati nella Prima Guerra del Golfo.
In seguito persino le proposte di vendita da parte di Mosca di caccia intercettori MiG-31, bombardieri Tupolev Tu-22M e due AWACS A-50 fallirono per la pressione degli USA sull’accordo commerciale.
Tra il 2015 e il 2016 (ovvero poco dopo l’accordo sul nucleare), Analisi Difesa ha riferito dell’attenzione di Teheran verso i caccia Sukhoi Su-30MK e Su-30SM ma ogni programma è sfumato senza poi concludersi in un contratto effettivo.
Ad oggi secondo il Military Balance le forze aeree iraniane schierano una forza da combattimenti composta da 15 F-5B Freedom Fighter, 54 F-5E/F Tiger II, 18 F-7M Airguard (Mig 21 di costruzione cinese), una decina di F-14 Tomcat, 35 MiG-29A/UB; oltre una dozzina di Azarakhsh e Saegheh (derivati dagli F-5E prodotti dall’iraniana HESA), 55 F-4D/E Phantom II, 12 Mirage F-1BQ/EQ (ex iracheni), 29 Su-24MK, una decina di Sukhoi Su-22M4/UM-3K e almeno 6 RF-4E Phantom II da ricognizione.
Negli ultimi anni l’Iran ha lavorato per acquisire i jet da combattimento Su-35 dalla Russia: sebbene ci siano stati diversi resoconti su consegne previste, i funzionari iraniani hanno successivamente negato queste affermazioni.
Ad aprile 2024 Teheran ha smentito le notizie che erano state diffuse dai media iraniani secondo cui 12 Su-35 sarebbero stati consegnati a breve; notizie che in seguito furono ritrattate dall’agenzia ufficiale iraniana Student News Network (SNN). Aspettative simili erano state segnalate all’inizio di gennaio 2023, indicando che i jet sarebbero arrivati entro marzo, ma le consegne sarebbero state posticipate.
Nonostante questi ritardi, la fiducia nell’eventuale consegna dei jet da combattimento Su-35 rimane forte, rafforzata dal successo dell’approvvigionamento effettivo da parte dell’Iran di addestratori Yak-130 e (nella foto sopra) di elicotteri Mil Mi-28 nel novembre 2023.
Queste aggiunte rappresentano un passo significativo nella strategia dell’Iran per potenziare le sue capacità aeree in mezzo a un controllo continuo e a una crescente attenzione alle sue partnership di difesa con la Russia.
Gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazioni per l’espansione della cooperazione tra i due paesi, in particolare nel contesto del conflitto in corso in Ucraina. L’Iran, tuttavia, ha negato di aver fornito armi alla Russia per l’uso nel conflitto. Indipendentemente da queste accuse, la crescente cooperazione di difesa tra Russia e Iran sta chiaramente plasmando le alleanze e le dinamiche militari nella regione dell’Asia sud-occidentale.
Foto: Sukhoi, IRIAF, Tasnim e Aeronautica Kazaka
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.