Continua il ritiro russo dall’entroterra siriano

 

Mentre i militari russi dispiegati sul territorio siriano continuano a defluire verso le basi principali a Latakya e Tartus resta incerto il futuro della presenza militare nella nazione araba. “Non c’è fino a ora una decisione finale. Siamo in contatto con i rappresentanti delle forze che controllano la situazione nel Paese. Tutto sarà deciso attraverso il dialogo”, ha affermato ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a chi gli chiedeva se era vero che Mosca aveva deciso di trasferire in Libia le forze schierate nelle due basi siriane.

Ipotesi non da escludere considerata la ampia presenza russa in almeno tre aeroporti libici controllati dalle forze dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar, ma che richiederebbe la possibilità di utilizzare una parte del porto di Tobruk (o altri porti della Cirenaica) come base navale per garantire le stesse infrastrutture presenti a Tartus.

Secondo i servizi segreti militari ucraini (GUR) la Russia continuerebbe a svuotare i suoi depositi in Siria, utilizzando aerei da trasporto per rimpatriare personale, armi, munizioni e attrezzature, come riporta RBC Ucraina citando fonti dell’intelligence che confermano le colonne di truppe russe che si ritirano verso le basi di Hmeimim e Tartus.

Gli aerei militari da trasporto russi hanno continuato il servizio navetta dalla Siria agli aeroporti sul territorio della Federazione, in particolare quelli di Makhachkala, Chkalovsk e Nizhny Novgorod. “Per trasferire armi, equipaggiamento e personale, la Russia ha utilizzato un Il-76MD del 196° reggimento e 2 An-124-100 del 224° reggimento dell’aviazione da trasporto militare oltre a 2 Il-76MD del ministero degli Interni” ha reso noto il GUR.

Un numero di aerei cargo che sembra indicare il rimpatrio o il trasferimento altrove di truppe e mezzi oggi non più necessari in Siria, dove Mosca schierava qualche migliaio di militari sul territorio al fianco delle truppe dell’Esercito Arabo Siriano fedele un tempo a Bashar Assad.

Cinque aerei cargo non inducono a valutare l’abbandono delle due grandi basi militari che richiederebbe invece l’impiego di diverse navi e tempi lunghi anche in caso di un accordo politico in tal senso tra Mosca e i nuovi governanti di Damasco.

Negli ultimi giorni almeno 400 soldati russi sono stati ritirati dalla regione di Damasco, dove erano in servizio presso il comando della Quarta Divisione a Qudsayya mentre altre centinaia dalle regioni di Homs, Aleppo e Hasaka con colonne la cui sicurezza è stata garantita dalla Turchia e assicurata dai miliziani Hayat Tahrir al-Sham (HTS).

Come ha raccontato il Financial Times, anche i soldati russi di stanza presso l’ambasciata hanno lasciato il paese la scorsa settimana e sono in corso trattative per evacuare altri soldati in tutto il paese.

Gli inviati militari russi hanno incontrato esponenti di HTS presso il quartier generale dei miliziani all’hotel Four Seasons di Damasco, per negoziare il passaggio sicuro del convoglio che via terra ha lasciato Damasco alla volta della base aerea di Hmeimim, dove i soldati sono poi stati imbarcati sui velivoli cargo alla volta della Russia.

Kamal Labadid, membro dell’ufficio politico di Hayat Tahrir al-Sham, ha confermato al Financial Times che la Russia non sta lasciando Hmeimim (nella foto satellitare qui sotto), ma sta ritirando il personale da altre basi sparse sul territorio. Del resto, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, è probabile che Mosca abbia ottenuto garanzie da Ankara circa le sue basi, la cui presenza è prevista da un accordo bilaterale.

La vicenda è stata commentata dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Kaja Kallas che a Bruxelles ha affermato che “ci dovrebbe essere una condizione per la nuova leadership siriana: la liberazione dall’influenza russa” poiché quella russa in Siria, è “la base da cui conducono anche attività verso l’Africa e i vicini del Sud. Quindi questa è una preoccupazione anche per la sicurezza europea”.

Curioso che benché la UE non abbia ancora riconosciuto la nuova dirigenza siriana, né abbia aperto sedi diplomatiche a Damasco mentre fino a pochi giorni or sono Kallas ammetteva di non avere idea di cosa fosse accaduto con il cambio di regime, ciò nonostante, non esiti a porre condizioni. Peraltro di dubbia efficacia considerato che HTS e le altre milizie che hanno in mano la Siria rispondono alla Turchia, non certo alla UE.

@GianandreaGaian

Foto: Ministero Difesa Russo e Maxar

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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