La Cina porta l’Oman nello spazio

 

Il lancio del satellite OL-1 dal Sultanato dell’Oman, avvenuto l’11 novembre 2024, è stato celebrato come un evento storico per il Paese. Presentato come il primo passo del Sultanato nel settore della tecnologia spaziale, nasconde in realtà un retroscena geopolitico che racconta molto di più sull’espansione cinese nel Medio Oriente.

Dietro la facciata della collaborazione tecnologica e dell’innovazione, il progetto OL-1 è il risultato di una strategia cinese che va ben oltre i confini dell’orbita terrestre. Al centro di questa iniziativa c’è una società con sede a Muscat, guidata da un dirigente cinese con un passato chiave in progetti legati alla Belt and Road Initiative (BRI). Questo non è solo un satellite: è un simbolo del modo in cui Pechino utilizza il suo potere tecnologico e finanziario per rafforzare la sua influenza geopolitica.

 

La Belt and Road si spinge nello spazio

La Belt and Road Initiative, da tempo vista come una strategia cinese per consolidare la propria presenza in Asia, Africa e Medio Oriente, sta ora colonizzando anche il settore spaziale. L’Oman, con la sua posizione strategica sul Golfo e le sue ambizioni di modernizzazione, rappresenta un partner ideale per Pechino. Il lancio del satellite OL-1 non è solo un successo tecnico: è una mossa per legare il Sultanato alla crescente rete di infrastrutture e alleanze costruite dalla Cina.

Pechino non è nuova a questo approccio. Utilizzando l’ingegneria tecnologica come leva diplomatica, ha già esteso la sua influenza in Africa e in altre parti del mondo emergente, offrendo tecnologia avanzata in cambio di accordi strategici. Il settore spaziale è solo l’ultimo tassello di questo mosaico. Con progetti come il satellite OL-1, la Cina non sta solo aiutando l’Oman a sviluppare capacità tecnologiche: sta piantando una bandiera nel cuore di uno dei mercati emergenti più promettenti.

 

Tecnologia cinese, leadership cinese

La società responsabile del progetto OL-1 è formalmente omanita, ma la sua anima è cinese. A guidarla c’è un dirigente che ha già lavorato a importanti iniziative della BRI nel Sultanato. Questa continuità è significativa: dimostra come la Cina utilizzi le stesse figure chiave per garantire il controllo e l’efficienza dei suoi progetti all’estero.

Il satellite stesso è stato costruito con una forte componente tecnologica cinese, e il razzo Lijian-1 Y5, utilizzato per il lancio, è un prodotto dell’industria aerospaziale cinese. Questo rende l’Oman più un cliente che un partner. Nonostante le dichiarazioni ufficiali che celebrano il progetto come un successo omanita, è evidente che il Sultanato sta camminando sulle orme di Pechino.

Il Medio Oriente è da tempo un obiettivo prioritario per la Cina. Con le sue risorse energetiche e la sua posizione strategica tra Asia, Africa ed Europa, la regione rappresenta un nodo cruciale per le ambizioni cinesi. Negli ultimi anni, Pechino ha investito pesantemente in infrastrutture, porti e telecomunicazioni nei Paesi del Golfo. Il settore spaziale è solo l’ultimo fronte di questa espansione.

L’Oman, che storicamente ha mantenuto una posizione equilibrata tra le grandi potenze, si trova ora a navigare in acque sempre più complesse. Collaborare con la Cina offre vantaggi tecnologici immediati, ma potrebbe anche legare il Sultanato a lungo termine agli interessi geopolitici di Pechino.

 

Cosa significa per gli Stati Uniti e l’Occidente?

Il coinvolgimento cinese nel settore spaziale omanita non passerà inosservato a Washington e nelle capitali europee. Gli Stati Uniti, che vedono il Medio Oriente come una regione cruciale per i loro interessi di sicurezza, potrebbero interpretare questo progetto come un ulteriore segnale della crescente influenza cinese.

L’Occidente, tuttavia, offre poco in termini di alternative. Le politiche americane, spesso concentrate sulla vendita di armi e sul contenimento dell’Iran, lasciano un vuoto che Pechino è ben felice di riempire con investimenti tecnologici e infrastrutturali. E mentre l’Europa è distratta da crisi interne, la Cina si muove con una strategia chiara e ben finanziata.

Il satellite OL-1 è molto più di un simbolo del progresso tecnologico omanita. È un segnale di come la Cina stia ridefinendo le regole del gioco nel Medio Oriente, utilizzando tecnologia avanzata come strumento di diplomazia e influenza. Per l’Oman, questo rappresenta un’opportunità, ma anche un rischio: legarsi troppo strettamente a Pechino potrebbe limitare la sua autonomia in futuro.

Mentre il razzo Lijian-1 portava il satellite in orbita, un messaggio chiaro veniva inviato al resto del mondo: la Cina non punta solo a dominare la Terra, ma anche lo spazio. E il Medio Oriente, ancora una volta, si trova al centro di una partita geopolitica che trascende i suoi confini.

Foto: Oman Observer e Ministero degli Esteri dell’Oman

 

Giuseppe GaglianoVedi tutti gli articoli

Nel 2011 ha fondato il Network internazionale Cestudec (Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) con sede a Como, con la finalità di studiare in una ottica realistica le dinamiche conflittuali delle relazioni internazionali ponendo l'enfasi sulla dimensione della intelligence e della geopolitica alla luce delle riflessioni di Christian Harbulot fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege). Gagliano ha pubblicato quattro saggi in francese sulla guerra economica e dieci saggi in italiano sulla geopolitica.

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