La Serbia conferma i piani di potenziamento militare

 

Pressata dai condizionamenti posti dall’Unione Europea che la rimprovera di mantenere stretti rapporti con la Russia, e dalla disputa irrisolta con il Kosovo, la Serbia ha confermato la determinazione a rafforzare le proprie capacità militari.

La Serbia “non attaccherà nessuno e non percepisce la Croazia come un nemico”, ha affermato il 29 novembre il presidente Aleksandar Vucic ospite dell’emittente Pink commentando le dichiarazioni del ministro della Difesa croato, Ivan Anusic, secondo cui la Serbia sarebbe “pericolosa per la Croazia” perché “produce e acquista armi in quantità straordinariamente massiccia”.

Vucic ha ribadito che “rispettiamo la Croazia, ha un esercito molto forte. Ma in base al cambiamento nella nostra dottrina militare le nostre forze armate devono essere più forti” rispetto all’arsenale “dei nostri vicini messi insieme”.

Vucic ha aggiunto che il Paese “continuerà ad armarsi” affinché “gli anni 1999 e 1995 non si ripetano”, con un chiaro riferimento agli interventi della NATO che portarono alla sconfitta delle forze serbe di Bosnia e di quelle di Belgrado in Kosovo.

Per quanto riguarda la situazione mondiale, in particolare sulla guerra in Ucraina, Vucic ha detto che le cose nel mondo “non vanno per il verso giusto. Le mie previsioni sono che tutto ciò che sta accadendo andrà sempre più fuori controllo”, ha affermato il capo dello Stato, il quale ha aggiunto che le notizie ricevute sulla situazione dei rifugi antiatomici nel Paese “sono devastanti. Dovremo agire il più presto possibile”, ha detto Vucic.

Vucic ha rilasciato intervista mentre imperversa l’ennesima crisi di confine tra Pristina e Belgrado dopo che il premier kosovaro, Albin Kurti, ha parlato di “attacco terroristico orchestrato dalla Serbia” per l’esplosione di un canale che alimenta le centrali elettriche di Zubin Potok, nel nord del Kosovo a maggioranza serba.

Accuse bollate come “irresponsabili e senza fondamento” dal presidente serbo Aleksandar Vucic che, in una dichiarazione, afferma che la Serbia nega inequivocabilmente qualsiasi coinvolgimento. “Il crimine è stato commesso da professionisti, criminali professionisti, che crediamo appartengono a bande organizzate ed orchestrate dalla Serbia, che ha l’interesse, l’ostilità e il desiderio per compiere tali crimini”, ha detto Kurti.

“Queste accuse infondate puntano ad offuscare la reputazione della Serbia e a minare gli sforzi tesi a promuovere la pace e la stabilità nella regione”, è la replica del presidente serbo.

Lo stesso 29 novembre si è tenuto a Belgrado un incontro fra le delegazioni parlamentari di Serbia e Russia, a conferma della volontà dei due Paesi di mantenere e intensificare buone e strette relazioni bilaterali. La difficile situazione geopolitica internazionale e la collaborazione interparlamentare sono state al centro di un incontro fra le delegazioni delle commissioni esteri del Parlamento serbo e del Consiglio della Federazione, la Camera alta del Parlamento russo, guidate rispettivamente da Marina Ragus e Grigori Karasin.

La parte serba ha ringraziato Mosca per il sostegno all’integrità territoriale della Serbia, contro l’indipendenza del Kosovo, e per il costante appoggio a Belgrado nei vari forum internazionali. Karasin da parte sua si è detto soddisfatto e ha espresso gratitudine per la posizione della Serbia contraria all’imposizione di sanzioni alla Russia, osservando come dal 2014 siano state più di 16mila le restrizioni applicate contro la Federazione Russa da parte della UE.

(con fonti Nova, Adnkronos e ANSA)

Foto: Presidenza Serba e Ministero Difesa Serbo

 

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