L’economia cinese contemporanea

 

di Alberto Cossu – Vision & Global Trends 

 L’opera di Alberto Gabriele, esperto delle Nazioni Unite di problematiche di sviluppo economico, “L’economia cinese contemporanea” (Diarkos 2024), offre un’analisi approfondita delle politiche di ricerca e innovazione che hanno caratterizzato la crescita economica della Cina negli ultimi decenni. Questi aspetti sono fondamentali per comprendere come la Cina sia riuscita a emergere come una potenza globale, non solo dal punto di vista economico, ma anche tecnologico. 

Gabriele analizza la diversità delle forme di proprietà in Cina, evidenziando come queste siano evolute nel contesto delle riforme economiche. Le “imprese non capitaliste orientate al mercato”, come le imprese rurali e municipali, giocano un ruolo cruciale nel panorama economico cinese. Queste aziende, pur non essendo completamente assimilabili alle imprese private occidentali, hanno contribuito significativamente alla crescita economica del paese. L’autore sottolinea che la varietà delle strutture aziendali è stata fondamentale per il successo della Cina negli ultimi decenni, sfidando le narrazioni tradizionali che tendono a semplificare la realtà economica cinese. 

Insomma, la nascita e lo sviluppo di un’ampia gamma di imprese non capitaliste orientate al mercato, insieme all’evoluzione degli assetti istituzionali che li hanno resi possibili, è stata il vero pilastro fondamentale della performance di crescita della Cina che dura ormai da quasi mezzo secolo. 

Fin dall’inizio delle riforme economiche, un punto di vista molto diffuso tra gli economisti era che l’obiettivo finale dell’intero processo di riforma dovesse essere quello di sbarazzarsi il più possibile dell’influenza dello Stato nell’economia, completando così la “transizione” e trasformando la Cina in una normale economia capitalista moderna. 

Si è invece realizzato molto schematicamente un processo di riforma guidato dallo Stato che si è articolato in tre fasi 

  1. dai primi anni Ottanta alla metà degli anni Novanta, prima apertura alla concorrenza e ingresso di nuove imprese nel mercato; 
  2. dalla metà degli anni Novanta al primo decennio del XXI secolo, “Afferra il grande e lascia andare il piccolo”;
  3. dal secondo decennio del XXI secolo, ristrutturazione e corporativizzazione di grandi imprese statali. 

Dalla riforma di Deng Xiaoping, avviata negli anni ’80, la Cina ha intrapreso un percorso di apertura e ristrutturazione economica che ha portato a un significativo incremento della sua competitività a livello globale. Le politiche di innovazione sono state al centro di questo processo, con il governo cinese che ha riconosciuto l’importanza della scienza e della tecnologia come motori di sviluppo economico. La strategia cinese si è concentrata su un modello di sviluppo che integra sia il settore pubblico che quello privato, promuovendo una sinergia tra le imprese statali e quelle private. 

I successi attuali della Cina in alcuni settori tecnologicamente all’avanguardia – si pensi agli autoveicoli elettrici, in relazione ai quali la superiorità tecnologica rispetto ai concorrenti occidentali è così evidente da indurre questi ultimi a rifugiarsi nel protezionismo – presuppongono ovviamente una politica industriale mirata. 

Infatti, la crescita cinese non è stata il risultato di una semplice apertura dei suoi mercati all’afflusso di capitali, ma di un’attenta guida statale dei meccanismi di mercato. La Rpc ha mantenuto forti controlli sui movimenti di capitale, non ha aperto il proprio mercato finanziario in modo selvaggio e prematuro, e ha consentito quasi esclusivamente afflussi di capitale internazionale in forma di investimenti greenfield, cioè investimenti reali in nuove strutture produttive. Le politiche industriali e tecnologiche del governo centrale, strenuamente difese nei duri negoziati che portarono la Cina a aderire all’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001, hanno dato un importante contributo, imponendo tra l’altro agli investitori stranieri la condizione di entrare in joint venture con le imprese nazionali prevalentemente statali. 

Uno degli strumenti principali utilizzati dal governo cinese per promuovere l’innovazione è stato il Piano quinquennale, che ha visto la luce per la prima volta nel 1953 e continua a essere aggiornato regolarmente. Il Piano quinquennale per la scienza e la tecnologia 2006-2020 è stato particolarmente significativo, poiché ha delineato obiettivi ambiziosi in termini di ricerca e sviluppo (R&D), mirando a trasformare la Cina in un leader mondiale nell’innovazione tecnologica. Questo piano ha previsto investimenti massicci in R&D, con l’obiettivo di aumentare la spesa per la ricerca fino al 2,5% del PIL entro il 2020. 

Inoltre, il governo ha implementato politiche fiscali favorevoli per incentivare le aziende a investire in innovazione. Ciò include sgravi fiscali per le aziende che investono in R&D e finanziamenti diretti per progetti innovativi. Questi incentivi hanno stimolato una forte crescita nel numero di start-up tecnologiche e nella creazione di centri di ricerca. 

Un aspetto distintivo della strategia cinese è la forte integrazione tra i centri di ricerca pubblici e le imprese. Questo approccio ha facilitato lo scambio di conoscenze e tecnologie tra le università, i centri di ricerca statali e le aziende private. Le università cinesi sono state incoraggiate a collaborare con l’industria, portando alla creazione di laboratori congiunti e programmi di ricerca applicata. Questa sinergia ha permesso alla Cina non solo di sviluppare tecnologie avanzate, ma anche di adattarle rapidamente alle esigenze del mercato. 

Ad esempio, nel settore dei veicoli elettrici, aziende come BYD e NIO hanno beneficiato enormemente della collaborazione con istituti di ricerca universitari, contribuendo a posizionare la Cina come leader globale nella produzione di auto elettriche. Questa cooperazione ha portato a innovazioni significative non solo nella tecnologia delle batterie, ma anche nei sistemi di gestione dell’energia. 

Alberto Gabriele sottolinea l’importanza del pragmatismo nelle politiche cinesi. Il governo cinese ha dimostrato una notevole capacità di adattamento alle circostanze mutevoli del mercato globale, correggendo rapidamente gli errori e modificando le strategie quando necessario. Questo approccio flessibile è stato cruciale per affrontare le sfide emerse durante il processo di industrializzazione e modernizzazione. 

Il metodo di procedere per “tentativi ed errori” è stato fondamentale nel processo decisionale cinese. Le autorità hanno spesso testato nuove politiche in contesti limitati prima di implementarle su scala nazionale. Questo metodo ha permesso alla Cina di apprendere dai propri errori senza coinvolgere l’intero sistema economico. 

Le politiche d’innovazione cinesi hanno prodotto risultati tangibili. La Cina è diventata il secondo paese al mondo per numero di brevetti registrati, superando paesi come gli Stati Uniti e l’Unione Europea in vari settori tecnologici. La rapida crescita delle aziende tecnologiche cinesi è un chiaro indicatore dell’efficacia delle politiche governative nel promuovere l’innovazione. 

In particolare, il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) ha visto un’esplosione nell’innovazione grazie agli investimenti statali e alla crescente competitività delle aziende locali. Giganti come Huawei e Alibaba hanno non solo dominato il mercato domestico ma hanno anche iniziato a espandere la loro influenza a livello internazionale. 

Nonostante i successi ottenuti, l’autore avverte che ci sono ancora sfide significative da affrontare. La crescente rivalità con gli Stati Uniti nel campo della tecnologia potrebbe portare a tensioni geopolitiche che influenzano le politiche d’innovazione cinesi. Inoltre, la necessità di passare da una crescita guidata dagli investimenti a un modello più sostenibile basato sull’innovazione continua dovrà essere una priorità per il governo cinese. 

La questione della proprietà intellettuale rimane un altro tema delicato; mentre la Cina sta migliorando le sue leggi sulla protezione dei brevetti, le preoccupazioni internazionali riguardo alla violazione dei diritti di proprietà intellettuale potrebbero ostacolare ulteriormente le sue aspirazioni globali. 

In sintesi, “L’economia cinese contemporanea” offre un’analisi dettagliata delle politiche d’innovazione che hanno guidato la crescita economica della Cina negli ultimi decenni. Evidenzia come l’integrazione tra settore pubblico e privato, insieme a un approccio pragmatico alle politiche industriali, abbia permesso alla Cina di emergere come leader globale nell’innovazione tecnologica. Inoltre, aiuta a riflettere su un assunto fondamentale che guida gli economisti contemporanei secondo il quale esiste una correlazione stretta tra sviluppo economico e natura delle istituzioni politiche. In questo senso la Cina sembra un caso che smentisce la teoria secondo la quale un modello autocratico o meglio, che non si attiene alla definizione di democrazia come viene declinata in Occidente, possa generare innovazione e sviluppo economico. 

 

 Autore ALBERTO GABRIELE 

Titolo ECONOMIA CINESE CONTEMPORANEA 

Editore: DIARKOS

Collana ECONOMIE 

Pagine288 – Prezzo24.00 – Formato14.00×21.00 cm 

EAN9788836163687  

 

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