Ritiro o riduzione delle forze? I movimenti nella basi russe in Siria – AGGIORNATO

 

(aggiornato alle ore 18,00)

Dopo la caduta del regime di Bashar Assad la Russia potrebbe aver già dato il via al ritiro delle sue forze militari dalle basi in Siria di Tartus e Hmeymim (Latakya)? Per il momento si tratta solo di indiscrezioni, non sempre disinteressate, da fonti occidentali basate su immagini satellitari.

Ieri il Washington Post ha scritto che le autorità russe avrebbero iniziato a smantellare e trasferire a bordo di aerei cargo attrezzature e mezzi militari dispiegati nelle basi siriane. Alcune immagini pubblicate da Maxar Technologies, società specializzata in rilievi satellitari, mostrano due grandi aerei cargo An-124 all’aeroporto di Khmeymim (o Hmeymim) con la parte anteriore della fusoliera aperta, in modo da caricare a bordo attrezzature pesanti.

 

Cosa mostrano le immagini

Altre immagini, secondo il “Washington Post”, mostrano “elicotteri mentre vengono smontati per essere pronti al trasporto”. Si tratterebbe di elicotteri da attacco Ka-52 mentre il quotidiano statunitense ha precisato che la Russia starebbe anche “spostando” i suoi sistemi missilistici avanzati S-400 dispiegati in Siria.

La CNN ha precisato che un elicottero Ka-52 da combattimento è stato visto smontato, probabilmente a indicare che era in fase di preparazione per il trasporto così come un un’unità di difesa aerea S-400.   Michael Kofman, ricercatore senior presso il Carnegie Endowment for International Peace, ha affermato su X “è in corso un ritiro ma non è ancora chiaro se si tratti di un’uscita completa. Ci sono indizi e voci in tal senso, ma è meglio aspettare le prove”.

Le immagini di Maxar hanno mostrato anche la base navale di Tartus dove la situazione è rimasta sostanzialmente invariata rispetto alle foto scattate nei giorni scorsi che mostravano due fregate ancora al largo del porto.

Il Cremlino ha affermato che garantire la sicurezza delle basi militari e delle missioni diplomatiche russe in Siria è “di fondamentale importanza”, sottolineando che Mosca ha mantenuto i contatti con la nuova leadership a Damasco. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha rifiutato di fornire dettagli sul numero delle truppe russe presenti in Siria o sullo stato delle potenziali evacuazioni.

Oggi l’agenzia Reuters ha riferito che un aereo cargo russo è partito dalla base aerea di Hmeymim per la Libia citando un funzionario della sicurezza siriana di stanza fuori dall’aeroporto che ha aggiunto che nei prossimi giorni sono previste altre partenze di voli russi. Sempre oggi nella base di Hmeymim sono stati visti atterrare alla base un aereo cargo Ilyushin II-76 e un elicottero Ka-52 Alligator, probabilmente rischierato in precedenza nelle basi russe nell’entroterra siriano che vengono in queste ore abbandonate.

La base libica interessata al rischieramento di forze russe dalla Siria potrebbe essere quella dell’oasi di al-Kufrah (base aerea Matan al-Sarra, nell’estremo sud-est libico non lontano dal confine col Ciad, controllata dalle truppe russe e dell’Esercito Nazionale Libico (ELN o LNA) del generale Khalifa Haftar, dove viene segnalato l’arrivo di aerei da trasporto pesante russi.

Altre basi libiche dell’ELN/LNA già utilizzate dai russi (sia forze regolari sia  Gruppo Wagner) sono quelle di al-Jufra, a sud di Sirte e di al-Khadim, non lontano da Bengasi.

 

Le valutazioni di Berlino

Il 13 dicembre l’agenzia di stampa tedesca DPA ha reso noto un documento della Difesa tedesca in cui si evidenzia che la Russia stia facendo tutti i preparativi necessari per l’evacuazione completa delle sue basi militari in Siria. Anche Bild e Der Spiegel riferiscono, citando analisti militari tedeschi, che la Russia si sta preparando a evacuare completamente le sue basi militari dalla Siria. Le garanzie di sicurezza da parte dei nuovi governanti in Siria dopo la caduta di Bashar al-Assad, riportano i media tedeschi, si riferiscono probabilmente solo al ritiro delle forze russe “e non alla loro presenza permanente”.

Secondo l’analisi riportata dai media tedeschi, l’aeroporto militare di Latakia, in Siria – come finora il porto di Tartus – sarà utilizzato dalla Russia per mantenere un hub in Libia, nel Nord Africa, per rifornire le forze russe in Africa. La perdita dell’aeroporto di Latakia porterebbe probabilmente a una riduzione del trasporto aereo dalla Russia alla Libia, in quanto gli aerei sarebbero in grado di trasportare meno materiale a causa della rotta di volo più lunga.

Di conseguenza, il trasporto aereo di merci pesanti senza scalo sarebbe possibile solo se le licenze di transito turche fossero ancora in vigore. “Queste sono considerate in modo critico all’interno della NATO”, si legge nella nota.

È probabile che la perdita delle basi russe in Siria influisca sui processi logistici della Russia “da e verso l’Africa, almeno nel breve e medio termine, e che i trasporti di materiale pesante siano più limitati”. Tuttavia, l’attuale livello di impegno militare in Africa “non sarà influenzato in modo significativo in linea di principio”.

La base aerea di Hmeymim era stata ampliata nel 2017 dai russi che avevano realizzato una seconda pista ospitandovi nei momenti più intense della guerra siriana oltre una trentina di aerei ed elicotteri da combattimento.

Il porto siriano di Tartus è stato finora l’unica base permanente a disposizione della Russia nel Mediterraneo orientale. Sempre secondo l’analisi della Difesa tedesca, la sua perdita avrà probabilmente un impatto strategico negativo sulla presenza militare affidabile della Russia nel Mediterraneo orientale: i trasporti di materiale e il rifornimento di armi sarebbero possibili solo a determinate condizioni o non lo sarebbero affatto. Il rapporto afferma inoltre che senza un accordo con i nuovi governanti siriani, la Russia sarà probabilmente in grado di mantenere solo una “limitata presenza marittima nel Mediterraneo”.

 

I fatti

Al di là di ipotesi e illazioni al momento i movimenti in atto indicano che vi sono lunghi convogli militari russi che da diverse aree della Siria meridionale, centrale e orientale (Damasco, Homs e Hasaka) muovono verso le due basi sulla costa siriana poiché la loro missioni di supporto alle forze governative siriane è cessata con la caduta di Assad.

Ieri le forze russe hanno iniziato a ritirarsi dall’area di Hasiya, a sud di Homs, e si sono radunate nella base aerea e logistica di Hmeymim secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) che ha rilevato un convoglio costituito da circa 250 veicoli che trasportava persone di diverse nazionalità, tra cui russi, bielorussi e nordcoreani. Secondo la stessa fonte, il convoglio si è mosso sotto la diretta protezione delle milizie di Hayat Tahrir al Sham (Hts), il gruppo che ha guidato la sollevazione armata che ha portato alla caduta del regime dell’ex presidente Bashar al Assad.

Un elemento quest’ultimo che conferma i rapporti tra Mosca e la nuova dirigenza siriana e le garanzie di sicurezza offerte da Ankara alle forze russe per il loro ritiro nelle due basi costiere. L’ultimo accordo vigente fra Russia e Siria per le basi, siglato nel 2017, prevede la permanenza delle forze di Mosca per 49 anni da allora, cioè fino al 2066.

Secondo le stime del Military Balance a inizio 2024 si trovavano in Siria circa 4mila militari di Marina, Aeronautica ed Esercito.

Le forze terrestri comprendevano un comando di brigata con 3 battaglioni di polizia militare, una compagnia Genio, unità di forze speciali (Spetsnaz) con 10 carri armati T-72B3, 20 veicoli ruotati BTR-82A e BPM-97, 12 obici semoventi da 152mm 2A65 MSTA e 4 lanciarazzi campali 9A52 Smerch.

La componente navale include 5 unità di superficie,  incluse 2 fregate lanciamissili e un sottomarino classe Kilo oltre a una batteria di difesa costiera con missili antinave 3K55 Bastion.

La componente aerea è composta da 10 aerei da bombardamento Su-24M, 6 bombardieri Su-34 e 6 velivoli da combattimento Su-35 supportati da un aereo radar Beriev A-50, un aereo da intelligence e guerra elettronica Ilyushin Il-20 e 12 elicotteri da combattimento (Mi-24P e Mi-35M) oltre a 4 elicotteri per le forze speciali Mi-8MTSh.

La difesa aerea include una batteria di S-400 con missili SA-21 per la difesa a lungo raggio e una batteria con Pantsir-S1/S2 a corto e medio raggio.

 

Prospettive

La fine delle operazioni sul territorio siriano rende quindi superflui molti assetti russi presenti in Siria. Possiamo ipotizzare che per garantire la sicurezza delle basi possa essere sufficiente un solo battaglione di polizia militare mentre il resto delle forze terrestri, con gli elicotteri da combattimento mezzi corazzati e artiglierie potrebbe venire rimpatriati per l’impiego sui fronti in Ucraina o nella regione di Kursk oppure potrebbe venire trasferiti almeno in parte in Libia o in altre nazioni africane dove i russi mantengono una presenza militare.

Inoltre le immagini di Maxar riferite a S-400 e KA-52 parzialmente smontati per il trasporto non significano necessariamente la riduzione degli assetti russi in Siria poiché potrebbe trattarsi del rimpatrio di sistemi d’arma che hanno necessità di cicli manutentivi non effettuabili in Siria. Ovvio però che se i russi riusciranno a mantenere le due basi in Siria avranno minore necessità di mantenervi armi e mezzi sia difensivi che d’attacco.

Terminata la guerra siriana Hmeymim assumerebbe un ruolo soprattutto logistico come hub per il traffico militare tra Medio Oriente, Africa e Russia. Certo sarebbe necessario mantenere una difesa basata a terra dagli attacchi di droni/aerei/missili e probabilmente un reparto di caccia multiruolo Sukohi Su-35, mentre i velivoli da bombardamento Su-24 e Su-34 potrebbero venire riportati in Russia.

In ogni caso appare chiaro che la permanenza o meno delle basi in Siria e la consistenza delle forze schierate da Mosca è già stata oggetto di un negoziato e forse di un accordo tra Ankara e Mosca.

“Il presidente siriano, Bashar al Assad, dopo i negoziati con alcuni partecipanti al conflitto siriano, ha deciso di dimettersi dall’incarico e ha lasciato la Siria dando istruzioni di trasferire pacificamente il potere” aveva riferito il ministero degli Esteri russo nei giorni scorsi. “A seguito dei negoziati, Assad ha deciso di lasciare la carica presidenziale e ha lasciato il Paese, dando istruzioni per effettuare il trasferimento del potere pacificamente. La Russia non ha partecipato a questi negoziati”, ha precisato il ministero russo.

Del resto il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, ha ammesso ieri che la Turchia ha convinto Russia e Iran a non intervenire in Siria durante l’offensiva dei ribelli.

“La cosa più importante da fare era parlare con i russi e gli iraniani e assicurarsi che non intervenissero militarmente” ha detto Fidan. “Abbiamo parlato con i russi e gli iraniani, hanno capito e si sono resi conto che non aveva più alcun senso”. Una versione plausibile che non arriva però a spiegare quali contropartite abbiano incassato russi e iraniani.

@GianandreaGaian

Foto: Ministero Difesa Russo e Maxar

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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