Energia troppo cara in Italia: L’allarme di Confindustria
“Sale il prezzo del gas” e “l’elettricità è troppo cara in Italia” si legge nel focus del Centro Studi di Confindustria (CSC) reso noto il 17 gennaio. “Rincara il gas” con il prezzo in Europa (ttf) a gennaio salito ulteriormente, a 48 euro/mwh (da 45), toccando in alcuni giorni quota 50 euro. “Il continuo rincaro rispetto ai minimi toccati a febbraio 2024 (26 euro) ha portato l’aumento complessivo al +85,5%, sebbene i livelli restino ampiamente sotto i picchi anomali del 2022”.
Sale a inizio 2025 anche il prezzo del petrolio (77 dollari a barile, da 74) anche se, dopo il trend decrescente dello scorso anno, la quotazione resta sotto il picco della primavera 2024 (90 dollari).
“Perché il gas è più caro? Il rincaro è stato alimentato dalla chiusura da inizio anno del gasdotto che dalla Russia, attraverso l’Ucraina, portava gas in Europa, che era rimasto operativo nonostante i tre anni di guerra tra i due paesi”, si spiega.
“Ciò ha innescato il timore che, in quei paesi europei che ancora importavano dalla Russia (come Slovacchia, Austria), gli stock di gas non siano sufficienti per sostenere i consumi dell’inverno. Un timore simile, ma più moderato e meno diffuso, rispetto a quello innescatosi a inizio guerra nel 2022”.
Ma l’Italia è “’al sicuro sul gas”. Le importazioni “’sono diminuite in misura marcata dall’inizio del conflitto tra russi e ucraini (49 mmc nei primi 10 mesi del 2024, da 60 nello stesso periodo del 2021, -17,9%; dati Mase).
Ciò grazie alla forte riduzione dei consumi nazionali di gas in tali anni (48 mmc, da 59, -19,0%). Inoltre, con la significativa diversificazione dei paesi fornitori, ora l’Italia importa, proporzionalmente, di più da Nord Africa (18 mmc) e Azerbaigian (8 mmc), ma anche gas liquefatto in arrivo via nave, da Qatar e in parte dagli Usa, mentre l’import dalla Russia si è ridotto a volumi marginali. L’impatto sull’elettricità è immediato”, secondo Confindustria.
Il rincaro del gas, che avviene in diversi paesi dell’Europa, “fa lievitare immediatamente il prezzo dell’elettricità anche in Italia, sebbene questi timori da noi non abbiano fondamento. Nella borsa elettrica italiana, a gennaio 2025 è quotato a 139 euro/mwh in media, da 88 a febbraio 2024”.
Si tratta dunque di un rincaro pari al +57,9% in circa un anno. ”Elettricità storicamente più cara in Italia. Un confronto con le borse elettriche degli altri paesi Ue mostra che il prezzo in Italia ”è costantemente più alto del prezzo in Germania (108 euro a dicembre), Francia (98), Spagna (111). Secondo i dati disponibili il prezzo in Italia a inizio 2025 è maggiore anche rispetto a quello negli USA (61 euro/mwh) e in Giappone: ciò penalizza la competitività internazionale della nostra economia.
Se il rincaro si rivelerà persistente, c’è il rischio – secondo il CSC – che salgano in misura marcata i costi sostenuti dalle imprese italiane ed europee per l’energia, intesa come elettricità e gas, petrolio e raffinati (i combustibili). L’impatto maggiore si avrebbe nell’industria, già in difficoltà per altre ragioni, e in particolare sui settori energy intensive (chimica, minerali non metalliferi, metallurgia, carta). Solo alcune imprese sono protette da contratti di fornitura di medio-lungo termine, che rimandano il rincaro”, osserva Confindustria.
Per le famiglie, ”salirà meccanicamente l’inflazione, a parità di andamento dei prezzi core (cioè al netto di energia e alimentari)”.
L’energia, infatti, conta per il 10% circa nel paniere di beni e servizi con cui si costruisce l’indice dei prezzi (NIC). Quindi, secondo il centro studi, “l’impatto aritmetico di un rincaro energetico alla fonte, sulle materie prime, che di solito avviene nel NIC con un ritardo di un mese, è tradizionalmente molto rilevante. Senza considerare eventuali effetti a cascata dei costi energetici nella determinazione di altri prezzi. Una maggiore inflazione, erodendo il reddito reale, potrebbe frenare i consumi. Mercato elettrico da riformare”.
Questa situazione, secondo Confindustria, ”rende evidente, come già nel 2022, che il prezzo dell’elettricità in Italia è troppo basato sulla quotazione europea del gas. La correlazione tra i due prezzi è altissima (99% nel periodo gennaio 2019-25). È sempre più urgente allentare questo stretto legame, che è di natura regolamentare, per lasciare che il prezzo elettrico sia basato anche sui costi (minori) della generazione da fonti rinnovabili. Il limite europeo al prezzo del gas, invece, non è una soluzione perché, a fronte del rincaro in atto, è non stringente, essendo fissato troppo in alto (180 euro mwh)”.
(con fonte Adnkronos/Labitalia)
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