Italia, Musk e Ue: che partite si stanno giocando
di Carola Frediani (da Guerre di Rete)
Nessun accordo. Per ora. Ma c’è un’istruttoria in corso: e comunque non ci sono alternative ai servizi offerti dall’azienda di Musk.
È questa la sintesi di quanto detto in conferenza stampa della presidente del Consiglio Meloni in merito al possibile contratto con SpaceX da 1,5 miliardi di euro per fornire comunicazioni satellitari al governo e ai militari. Istruttoria che – secondo l’agenzia Bloomberg, che per prima aveva dato la notizia e il cui articolo mi sembra sia rimasto centrale per inquadrare la vicenda – sarebbe stata in fase avanzata.
Chiariamo subito che Bloomberg non ha scritto che l’accordo fosse chiuso. Ha però affermato che il progetto fosse già stato approvato dai servizi segreti italiani e dal Ministero della Difesa. E che i negoziati, in corso dal 2023, osteggiati da alcuni funzionari italiani e arenatisi fino a poco tempo fa, avrebbero ripreso ad avanzare dopo il recente incontro a sorpresa di Meloni con Trump in Florida.
“SpaceX ha illustrato al governo una sua tecnologia per comunicare in sicurezza a livello nazionale e planetario, che per noi significa garantire comunicazioni sicure con le nostre sedi diplomatiche e i nostri contingenti militari all’estero”, dice Meloni rispondendo a una domanda (qua lo spezzone video di quella parte della conferenza). Ma “non è stato firmato alcun contratto con SpaceX”, “siamo banalmente in una fase di istruttoria”, come avviene con altre aziende che si propongono.
“Neanche io ho ancora le idee chiare” in merito, aggiunge: sembra riconoscere cioè che affidare a un privato quelle comunicazioni non sarebbe uno scenario “ottimale”. Nello stesso tempo Starlink sarebbe “il soggetto più avanzato“ ovvero, dice, “non ci sono alternative pubbliche” al momento. “E potremmo aprire un dibattito sul perché l’Italia e l’Europa non siano arrivate in tempo, anche se oggi l’Europa ci sta lavorando, per cui un domani i soggetti pubblici ci saranno”.
Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, in Parlamento, aveva riferito di non aver firmato o concluso accordi con SpaceX; e tuttavia aveva di fatto confermato la necessità della Difesa di comunicazioni satellitari a livello globale e di “dover integrare le capacità attuali” con quelle dei satelliti in orbita bassa. E che SpaceX avrebbe i requisiti e le capacità necessarie (mentre il progetto europeo, Iris2, avrebbe tempi di realizzazione che vanno oltre il 2030, dice Crosetto). E che “la cifratura e l’instradamento dei dati sensibili” potrebbero essere gestiti dall’Italia con tecnologie proprietarie (qui il video per ascoltarlo).
Malgrado tutti (media, governo, opposizione) in qualche modo concordino nel considerare la trattativa in corso (per alcuni in fase avanzata), e malgrado il governo assicuri della necessità di dotarsi dei servizi offerti dal possibile contratto, i termini, le ragioni, e i dettagli di questi servizi sono rimasti vaghi.
Tocca tornare a quello che diceva Bloomberg: l’accordo vorrebbe fornire all’Italia una gamma completa di servizi telefonici e internet crittografati per il governo. “Il piano prevede anche servizi di comunicazione per le forze armate italiane nell’area del Mediterraneo e il lancio dei cosiddetti servizi satellitari direct-to-cell in Italia da utilizzare in caso di emergenze come attacchi terroristici o disastri naturali”.
Le domande sull’accordo per i servizi di comunicazioni governative
Ma anche dopo giorni, conferenze stampa e dichiarazioni non è stato possibile capire meglio cosa comprenda questa gamma completa di servizi. Inoltre da dove nasce quest’esigenza, con queste tempistiche? Ovvero quali sono i limiti attuali delle comunicazioni governative e militari che si vogliono superare con l’adozione dei servizi Starlink/SpaceX nei prossimi cinque anni (calcolando che nel 2030 dovrebbero partire i servizi del progetto europeo Iris2 [che per inciso andrebbe scritto IRIS² e pronunciato Iris Square]?
E che, come vedremo, un altro progetto collegato, GovSatCom, specifico per le comunicazioni governative, dovrebbe essere alle porte?
C’è da dire che da ben prima dell’articolo di Bloomberg, in Parlamento non sono mancate interrogazioni al riguardo. Anzi, da ottobre a dicembre ne è pieno, da diversi gruppi parlamentari di opposizione, perlopiù Pd, Italia Viva e Avs. Ad esempio già lo scorso ottobre, Enrico Borghi (senatore Iv e membro Copasir, l’organo del Parlamento di controllo sui servizi segreti) chiedeva al governo di riferire in Parlamento sulle ipotesi di coinvolgimento di Starlink anche per le comunicazioni criptate dei servizi di intelligence, delle ambasciate e della Difesa.
“L’utilizzo di satelliti privati per le comunicazioni sicure delle nostre Forze Armate, dell’intelligence e della rete diplomatica è una scelta dirimente, che non può essere oggetto di decisioni a prescindere da un essenziale e indispensabile mandato da parte del Parlamento, che fino ad oggi è stato completamente tenuto all’oscuro di questa vicenda.
Peraltro, la questione si deve inserire all’interno delle scelte che l’Italia ha già fatto in sede europea in materia di satelliti e di aerospazio, e non deve vedere fughe in avanti da parte del nostro Paese in assenza di una riflessione di reciprocità con i paesi amici e alleati”. “Per questo ribadiamo al Governo l’urgenza non solo di riferire in Parlamento, ma di definire con dettaglio quale sia la reale strategia italiana in materia di telecomunicazioni satellitari”.
Arriviamo al 13 novembre. Su La Stampa il giornalista Ilario Lombardo, sullo sfondo dell’attacco di Musk ai giudici italiani, fa riferimento a un eventuale futuro contratto del governo per collegare la rete Starlink a quella ministeriale e diplomatica, “tanto che le sedi diplomatiche italiane in Libano e Bangladesh avrebbero persino condotto due progetti pilota; l’idea del Governo sarebbe quella di rimettere alla rete Starlink la gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane, oltre alle stazioni mobili delle navi militari italiane”.
Trattativa che sarebbe stata bloccata però dall’inchiesta giudiziaria su Sogei, sostiene l’articolo.
Tutto questo passaggio finisce in un’interrogazione parlamentare del 19 novembre in cui i firmatari si chiedono perché “il Governo ha sempre negato che vi fossero alternative rispetto all’accesso a Starlink, senza valutare il progetto europeo” e chiedono di sapere “se i fatti esposti corrispondano al vero, e chi e a quale titolo abbia autorizzato i due progetti pilota richiamati e l’avvio dei negoziati con Starlink”.
E, come interessante retroscena, chiedono “se la ritrosia del Governo italiano” rispetto al progetto europeo derivi “da un’asserita prevalenza di imprese francesi e tedesche nel progetto”.
Il progetto europeo Iris2 e il ruolo dell’Italia
Il tipo di servizi offerti dal possibile contratto da 1,5 miliardi con Starlink sarebbero offerti anche dal progetto GovSatCom (o GOVSATCOM), l’iniziativa specifica del programma spaziale dell’Unione Europea che mira a creare un sistema di comunicazione satellitare sicuro che possa essere utilizzato dai governi europei per rispondere a catastrofi e a esigenze di sicurezza.
“Un elemento chiave del sistema GOVSATCOM è il Communications Hub. Questo sistema informatico riunirà le capacità di comunicazione satellitare commerciali e statali in un unico servizio a cui potranno accedere i governi europei”, scriveva European Spece Flight lo scorso settembre. “Il sistema dovrebbe diventare pienamente operativo entro la metà del 2027”.
Queste tempistiche sono state ribadite anche negli ultimi giorni ad Euractiv dal parlamentare europeo ed ex rapporteur su Iris2 Christophe Grudler (Renew, Francia), secondo il quale “l’accordo italiano sarebbe un “errore strategico”, aggiungendo che i contribuenti italiani pagherebbero due volte per i due sistemi”.
“Grudler – prosegue Euractiv – ha poi sottolineato che a partire dal 2025, il programma GovSatCom dell’UE fornirà la maggior parte dei servizi a cui l’Italia cerca di accedere attraverso l’accordo Starlink. Ha avvertito che l’impresa di Musk sostituirà l’industria italiana e costerà posti di lavoro, sovranità e autonomia strategica”.
EU GOVSATCOM, si legge sul sito istituzionale, fornirà un ampio portafoglio di servizi di comunicazione (ad esempio, voce, e-mail, chat, messaggistica, videoconferenze, video, accesso a sistemi informativi specifici) per gestire crisi. “I principali utilizzatori sono le squadre di protezione civile, le forze di polizia e di sicurezza interna, le forze militari, i soccorritori degli aiuti umanitari, le delegazioni locali dell’Ue e nazionali”.
“EU GOVSATCOM supporterà anche il funzionamento dei sistemi aerei a pilotaggio remoto (RPAS), sempre più utilizzati nelle missioni di gestione e sorveglianza delle crisi. Grazie alla fornitura di un collegamento di comunicazione satellitare sicuro e stabile, supporterà sia il controllo degli RPAS che il recupero dei dati acquisiti dal sistema”.
E ovviamente fornirà servizi alle reti diplomatiche, per le quali, “avere accesso a mezzi di comunicazione completamente indipendenti dagli Stati ospitanti è un requisito fondamentale”. Anche Spacenews a dicembre scriveva che il progetto GovSatCom dell’Ue avrebbe iniziato i servizi nel 2025 usando la capacità dei satelliti geostazionari operati dagli Stati Membri.
Mentre negli stessi giorni di dicembre la Commissione europea e l’Agenzia spaziale europea firmavano i contratti con un consorzio industriale per lo sviluppo di una costellazione di connettività sicura con un costo totale di 10,6 miliardi di euro [quindi non 10 miliardi solo dall’Italia, bene ribadirlo anche se ovvio, NdR]. Ovvero per lo “sviluppo della costellazione di infrastrutture per la resilienza, l’interconnettività e la sicurezza via satellite, cioè IRIS², composta da oltre 290 satelliti che dovrebbero entrare in servizio entro l’inizio del 2031.
IRIS² fornirà comunicazioni sicure ai governi europei per applicazioni civili e di sicurezza. Fornirà anche servizi satellitari commerciali, come la banda larga residenziale”.
Due partite diverse ma con gli stessi giocatori
Quindi c’è GovSatCom e c’è Iris2. E in generale è bene avere a mente che ci sono due partite distinte. Quella delle comunicazioni sicure per governi, militari, sedi diplomatiche e crisi; e quella della connettività a banda larga residenziale.
L’Europa con tempi diversi, e con ritardi accumulati sulla concorrenza, gioca entrambe le partite. Anche Starlink/SpaceX, concorrente diretto dei progetti europei, gioca entrambe le partite, puntando sia alle comunicazioni governative sia alla banda larga residenziale. E il governo italiano a sua volta ha almeno due diversi tavoli aperti su entrambe le partite con Starlink-SpaceX (continuo a usare i due termini in modo del tutto intercambiabile perché ormai in Italia così sono usati).
Anche sulla seconda partita, la banda larga, siamo pieni di interrogazioni e interpellanze parlamentari. Una in particolare collega i due diversi tavoli, le due partite. Scrivevano infatti a inizio dicembre i firmatari di un’interpellanza del PD: “la Commissione europea lavora da anni allo sviluppo e alla realizzazione di un sistema satellitare “a rete”, analogo a quello di Starlink e denominato “GovSatCom”, con l’intento di assicurare un’infrastruttura di comunicazione europea sicura, condivisa e al riparo di ingerenze esterne, nonché di evitare l’affidamento delle telecomunicazioni strategiche dell’Unione europea e dei suoi Stati membri ad infrastrutture totalmente private. L’Italia, attraverso la società Telespazio, partecipa al suddetto programma”.
Dal punto di vista invece della banda larga fornita agli utenti comuni, l’interpellanza ricorda che già oggi Starlink è autorizzata a fornire banda larga a bassa latenza in Italia (e che avrebbe 50.000 utenti). Ma che ora il sottosegretario all’innovazione tecnologica Butti ha affermato che Starlink sarebbe stata individuata come una possibile soluzione ai ritardi nell’attuazione del Piano Italia a 1 Giga, finanziato dal PNRR, per coprire anche le aree più remote e inaccessibili per la nostra banda larga, “in un arco temporale stimato tra i 6 e i 9 mesi”.
Facciamo un passo indietro. Va detto che questa partita, questo tavolo, si collocano (e si avvantaggiano) di un quadro di ritardo del piano infrastrutturale, e delle frizioni (raccontate qua dal Sole24Ore) fra Fibercop, controllata dal fondo statunitense Kkr, a cui è stato ceduto il controllo dell’infrastruttura di rete, e OpenFiber, controllata da Cassa depositi e prestiti.
L’interpellanza dunque si chiede se il governo “abbia attentamene ponderato i rischi relativi alla scelta di investire risorse del PNRR sulla proposta di Starlink, sul conseguente mancato completamento della rete a banda ultralarga nei termini di servizio per come stabiliti a livello europeo su tutto il territorio italiano, nonché le ricadute sull’assetto e sul funzionamento del mercato interno”.
Ma anche se “l’eventuale combinato disposto dato dall’assegnazione a Starlink della copertura delle aree grigie in relazione al Piano Italia a 1 Giga di cui al PNRR e della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane, oltre che delle stazioni mobili delle navi satellitari italiane, determinerebbe rischi per la sicurezza nazionale ed europea in ragione del controllo di infrastrutture strategiche da parte di una società estera, controllata da un soggetto che si appresta ad assumere un ruolo di rilevo nell’ambito dell’amministrazione del prossimo mandato presidenziale negli Stati Uniti d’America”.
Su tutta questa complessa vicenda (quella sul Piano Italia a 1 Giga è particolarmente ampia e non ho spazio ora per approfondirla) e su queste diverse partite restano più domande che risposte.
L’unica cosa chiara emersa finora è che gli eventuali contratti a Starlink/SpaceX, in particolare quello sulle comunicazioni GovSatCom, sarebbero un duro colpo per i progetti europei. Se dovessimo schematicamente elencare vincitori e perdenti, a vincere sarebbero SpaceX a livello commerciale, Musk a livello politico, il governo Usa a livello strategico. A perdere sarebbe il progetto europeo e le ambizioni di uno scatto strategico su economia spaziale e difesa comune.
E l’Italia, sarebbe tra i vincitori o i perdenti? Per rispondere forse occorreranno degli anni. Ma la risposta dipende anche da quanto si vuole credere e scommettere sul ruolo dell’Europa a livello economico e geopolitico. E da quanto si ritenga che un danno all’Europa sia un bene o un male per il nostro Paese.
Foto: Presidenza del Consiglio, X, Starlink, ESA e Commissione Ue
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