La Germania fa il pieno di GNL russo e AfD punta al ripristino dei Nord Stream
Il partito tedesco Alternative fur Deustscheland vorrebbe riparare i gasdotti Nord Stream fatti esplodere nel settembre 2022, il presidente polacco Andrzei Duda ne chiede il totale smantellamento per evitare possa venire ripristinato mentre la Germania incrementa l’acquisto di gas liquido (GNL) russo.
Nella “guerra del gas” in Europa abbondano i paradossi. Il 10 gennaio il leader di AfD, Alice Weidel, ha affermato che se il suo partito guiderà il prossimo governo tedesco ripristinerà l’operatività delle centrali nucleari e dei gasdotti Nord Stream.
L’ipotesi che Germania ed Europa riprendano a importare gas russo andrebbe invece scongiurata secondo il presidente polacco Andrzei Duda che al World Economic Forum di Davos ha affermato che il Nord Stream andrebbe smantellato.
Al momento non sembrano esserci progetti per riprendere le importazioni europee di gas russo via gasdotto anche se qualche segnale in tal senso si registra e altri potrebbero concretizzarsi qualora un accordo concluda la guerra in Ucraina. Il 28 gennaio l’agenzia energetica danese ha dichiarato di aver concesso a Nord Stream 2 AG, società tedesca della russa Gazprom, il permesso di condurre lavori di conservazione sul gasdotto Nord Stream 2 nel Mar Baltico, danneggiato dalle esplosioni del settembre 2022.
L’agenzia danese ha spiegato che i lavori di manutenzione sono necessari per ridurre i rischi ambientali e di sicurezza derivanti dal riempimento del gasdotto con acqua di mare e gas residuo. “I lavori mirano a preservare il gasdotto danneggiato installando tappi personalizzati su ciascuna estremità aperta del tubo per impedire ulteriori fuoriuscite di gas e l’introduzione di acqua di mare ossigenata”.
La società Nord Stream 2 AG ha completato il gasdotto da 11 miliardi di dollari nel 2021 per pompare gas dalla Russia alla Germania ma, a differenza del primo gasdotto Nord Stream, non è mai entrato in funzione a causa del conflitto in Ucraina e del congelamento dei rapporti con Mosca.
Lo stesso 28 gennaio, quasi un mese dopo lo stop imposto da Kiev ai flussi di gas russo diretto in Europa, il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov, ha reso noto che la Russia “è interessata” a continuare le esportazioni di gas verso l’Europa.
“Questo è commercio e la Russia è interessata alla continuazione di questo commercio. Sappiamo che l’Ungheria ha espresso alcune condizioni per l’estensione delle sanzioni, condizioni che erano legate alla posizione assunta dal regime di Kiev. A quanto pare, l’Ungheria ha ricevuto alcune garanzie e Bruxelles ha annunciato che il processo negoziale verrà ripreso. Monitoreremo da vicino questa situazione”, ha detto Peskov.
Poche ore prima la Ue aveva reso noto che negozierà con l’Ucraina per cercare di fare riprendere l’afflusso di gas attraverso il suo territorio, interrotto dal primo gennaio.
Trattative chieste a gran voce da Ungheria e Slovacchia, che usufruiscono maggiormente delle importazioni dalla Russia di gas attraverso il gasdotto sul suolo ucraino. Budapest del resto ha minacciato di porre il veto all’estensione per altri sei mesi delle sanzioni europee contro la Russia se la Ue non avesse fornito garanzie sulla sicurezza delle sue forniture energetiche.
Il premier slovacco Robert Fico ha annunciato che intende porre il veto agli aiuti finanziari dell’Ue all’Ucraina minacciando inoltre di bloccare le forniture di elettricità a Kiev e di tagliare gli aiuti finanziari ai rifugiati ucraini che vivono in Slovacchia. “Il nostro nemico è Zelensky. È lui che ha causato i problemi che abbiamo. Non sono suo amico perché sta danneggiando la Slovacchia”, ha detto Fico durante la riunione della commissione economica del Parlamento slovacco. La Slovacchia vuole continuare ad acquistare il gas russo e chiede che l’Ucraina lo trasporti attraverso il suo territorio.
Come ha ricordato Peskov, il gas russo è “molto più conveniente per gli acquirenti europei” rispetto a quello esportato dagli Stati Uniti. Una valutazione che evidentemente riguarda anche il gas liquido (GNL) dal momento che, sempre il 28 gennaio, un rapporto realizzato da Ong belche, olandesi e tedesche ripreso dal Financial Times, ha rilevato che la Germania continua ad acquistare quantità significative di GNL russo tramite altri Paesi della Ue, nonostante abbia bloccato le spedizioni dirette dalla Russia. Secondo il rapporto nel 2024 la compagnia energetica tedesca Sefe ha acquistato 58 carichi di GNL russo attraverso il porto francese di Dunkerque, un aumento di oltre sei volte rispetto al 2023.
L’importazione di quote crescenti di GNL russo sembra poter inficiare l’obiettivo della Ue di eliminare tutti i combustibili fossili russi entro il 2027, come stabilito dopo l’invasione dell’Ucraina. Se da un lato le importazioni di gas russo tramite gasdotto sono diminuite al 10% del totale nell’Unione Europea durante il 2024, dall’altro le importazioni di GNL russo via mare hanno raggiunto un record.
I ministri dell’energia di Belgio, Francia e Spagna, i cui porti ricevono il GNL russo, affermano che la maggior parte del gas viene successivamente inviato ad altri Paesi dell’Ue, come la Germania. Secondo il rapporto il GNL russo spacciato per proveniente da Francia o Belgio consentendo quindi di acquisire gas russo, più a buon mercato rispetto a quello di altra provenienza.
“Non ci sono restrizioni legali sulle forniture di GNL russo nella Ue – ha dichiarato un portavoce del ministero dell’Economia tedesco”.
Alcune fonti diplomatiche citate da Reuters il 29 gennaio hanno confermato che la Commissione Europea non ha proposto un divieto sul GNL russo nell’ultimo pacchetto di sanzioni, perché i Paesi membri hanno sollevato preoccupazioni sulla garanzia di alternative. “Il freddo invernale, il calo delle scorte di gas e la tempistica delle elezioni tedesche del 23 febbraio hanno ulteriormente frenato l’idea ” ha riferito un diplomatico.
Le importazioni di gas russo sono viste come fumo negli occhi non solo in Polonia ma anche nelle Repubbliche Baltiche. Il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, il 28 gennaio ha detto in un’intervista alla televisione di stato ERR che l’Europa deve urgentemente ridurre la propria dipendenza dal GNL russo attraverso un aumento delle importazioni dagli Stati Uniti o dalla Norvegia. Ricordando che l’Estonia ha interrotto le importazioni di GNL dalla Russia nel 2022, Tsahkna ha sottolineato che l’acquisto di energia da Mosca non fa che aumentarne il bilancio di Mosca alimentando lo sforzo bellico in Ucraina.
“Il nostro messaggio alla Germania e a tutti gli altri Paesi europei che ancora acquistano gas da Mosca è che, per il bene della sicurezza collettiva e per fermare e indebolire la macchina da guerra della Russia in futuro, dobbiamo scrollarci di dosso una volta per tutte la dipendenza dall’energia russa”, ha detto il ministro.
Proprio l’Ucraina però soffre di una grave carenza di gas. Il volume di gas negli stoccaggi è sceso vicino alla soglia critica del 10%, e Kiev ha urgente bisogno di iniziare ad importare quantità significative per soddisfare le sue esigenze, secondo quanto affermato su Facebook dall’ex direttore dell’operatore di transito ucraino, Serhiy Makogon, citato dall’agenzia Energia Oltre.
La produzione giornaliera di gas non può coprire tutte le esigenze dell’Ucraina nella stagione fredda, e il Paese pompa gas negli stoccaggi durante i mesi estivi per l’uso in inverno. “I nostri impianti di stoccaggio si stanno gradualmente, ma sicuramente avvicinando al livello di riempimento del 10%”, ha affermato Makogon, che ha guidato l’operatore di transito statale ucraino per oltre 3 anni, prima di dimettersi nel 2022. L’Ucraina ha smesso di segnalare il volume di gas negli stoccaggi, che sono stati obiettivo di costanti attacchi missilistici russi sin dall’inizio del conflitto.
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