Raid USA contro i jihadisti in fuga da Sirte

Il Pentagono sta preparando una nuova ondata di raid aerei contro dello sedicente Stato islamico (Is) fuggiti dai combattimenti a Sirte, in Libia. L’obiettivo è evitare che possano lanciare un contrattacco contro le forze libiche fedeli al consiglio presidenziale guidato da Fayez al-Serraj.

I raid scatteranno sulla base delle informazioni di intelligence raccolte dagli aerei di sorveglianza che sorvolano Sirte e le zone a sud della città e che hanno permesso all’Us Africa Command di individuare diverse centinaia di miliziani.

I consiglieri antiterrorismo del presidente in carica, Barack Obama, sono favorevoli ad attaccare i combattenti che hanno lasciato la città, dove c’è ancora una forte resistenza jihadista limitata a un solo quartiere, ma vogliono che prima venga approfondito il lavoro di analisi delle informazioni per evitare che nei raid vengano colpiti i civili.

“Questi miliziani stanno fuggendo dai combattimenti. Non ce ne sono molti. Perché non si dovrebbero eliminare?” ha dichiarato un funzionario Usa che ha preferito restare anonimo.

I mezzi disponibili per condurre azioni di questo tipo sono i droni (UAV) Reaper basati a Sigonella e gli elicotteri AH-1Z  Super Cobra e UH-1Y della nave da assalto anfibio San Antonio al largo delle coste libiche  ma potrebbero venire impiegati anche gli F-16 di Aviano dopo che Roma, nell’agosto scorso, ha dato il via libera all’impego delle basi italiane per i raids statunitensi in Libia.

 

Il numero dei combattenti dell’IS attivi in Libia è imprecisato: prima dell’attacco a Sirte se ne stimavano tra i 6mila e gli 8 mila: negli scontri in città ne sarebbero stati impegnati circa un migliaio: quindi, se le stime erano corrette, quelli rimasti sono ancora molte migliaia.

Il possibile incremento delle operazioni in Libia è nel solco dell’escalation militare che la Casa Bianca ha autorizzato negli ultimi mesi e che ha portato all’eliminazione di alcuni leader dell’Is e di al-Qaeda in Siria e all’inizio di campagne militari contro le roccaforti jihadiste in Iraq e Siria, in particolare a Mosul.

Il Pentagono ha anche ampliato le operazioni in Somalia, Yemen e l’Afghanistan.

 

La resistenza dei militanti dell’Is in Libia potrebbe coinvolgere maggiormente gli Stati Uniti in un conflitto che rispecchia la tipologia di operazioni condotte da USA e Cpalizione contro gli insorti islamici in Afghanistan, Medio Oriente e Africa contro bande armate che possono cercare rifugio in aree remote o mescolarsi alla popolazione.

Obama è stato riluttante a impegnare nella lotta un numero significativo di forze di terra. Una posizione che, considerate le sue dichiarazioni in campagna elettorale, Trump sembra voler confermare.

(con fonte Aki/Adnkronos)

Foto US DoD

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