Il primo mese di offensiva a Mosul
Le forze irachene hanno forzato la porta d’ingresso di Mosul, ma la battaglia si prospetta lunga,in ragione della tenace difesa da parte dei combattenti jihadisti.
Un mese fa, il 17 ottobre, l’Iraq ha lanciato una vasta operazione militare per sloggiare lo Stato islamico da Mosul, seconda città del paese, conquistata dagli islamisti nel giugno 2014 e presto divenuta un vero bastione per l’Isis.
Le truppe di élite dell’Esercito e del Servizio anti-terrorismo iracheno della Polizia Federale hanno finora riconquistato alcune zone nella parte est della città, ma spiega Patrick Martin, esperto dell’Institute for the Study of War di Washington, “tanto più le forze irachene avanzano verso il centro, ovvero la zona sulla riva occidentale del fiume Tigri, più difficile si fa la situazione militare sul terreno: tunnel, ostaggi usati come scudi umani, auto bomba rendono molto difficile procedere”.
Gli Usa, alla testa della Coalizione internazionale che sostiene Baghdad e ha reso noto il suo bilancio del primo mese di operazioni a Mosul, sostengono che alcune centinaia di combattenti jihadisti sono stati uccisi nel primo mese di battaglia, mentre non si conosce il numero delle perdite tra gli iracheni che sarebbero 2.200 secondo l’Isis che rivendica la distruzione di 258 mezzi militari e 9 droni.
Secondo il portavoce del ministero dell’Interno di Baghdad, Saad Maan, oltre un terzo della parte orientale di Mosul è stata riconquistata e forze dello stesso ministero dell’Interno e militari si stanno avvicinando all’aeroporto, situato nella periferia sud della città.
Le forze curdo-irachene hanno giocato un ruolo significativo nei primi giorni dell’offensiva, ma dopo aver ripreso la cittadina di Bashiqa hanno sospeso la partecipazione ai combattimenti.
Sul fronte ovest sono presenti le Unità di Mobilitazione Popolari guidate dalle milizie sciite sostenute dall’Iran, che hanno riconquistato il centro di Tal Afar e altri villaggi della zona.
Per Michael Knights, del Washington Institute for Near East Policy, “complessivamente la resistenza jihadista a Mosul è molto più forte rispetto a quella opposta dall’Isis a Tikrit nel nord del paese e a Falluja nell’ovest, rioccupate dagli iracheni rispettivamente nel marzo 2015 e a giugno di quest’anno”.
Drammatica la situazione della popolazione civile presa tra due fuochi e spesso tenuta in ostaggio dagli islamisti.
Testimoni raccontano che gli jihadisti ammassano persone da usare come scudi umani, oltre ad aver passato per le armi un gran numero di abitanti.
Dichiarazioni che non possono però venire suffragate da testimoni e fonti imparziali che potrebbero quindi appartenere alla disinformazione e propaganda di guerra.
Secondo le organizzazioni umanitarie la battaglia in corso potrebbe determinare la fuga dalla città di circa un milione di profughi.
Dall’inizio dei combattimenti già oltre 56 mila persone hanno lasciato Mosul. Molte atre potrebbero essere fuggite verso territori controllati dall’Isis.
Meglio non dimenticare infatti che gran parte della popolazione sunnita irachena sostiene lo Stato Islamico.
Foto: AFP, AP e Reuters
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