RIVEDERE O CANCELLARE L'OPERAZIONE MARE NOSTRUM?
(aggiornato il 28 aprile ore 14,13)
Forse il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ragione nel sostenere che “in Italia si pone sempre il problema dell’immigrazione in campagna elettorale” ma, come lui stesso ha ammesso, “nel merito non c’é dubbio che c’è un problema. L’Operazione Mare Nostrum va verificata e aggiornata”. Le polemiche scoppiate dopo gli ultimi arrivi di massa di immigrati clandestini provenienti dalla Libia e raccolti in mare dalle navi militari nell’ambito dell’operazione attiva dall’ottobre scorso sono giustificate dai fatti ma esplodono con un ritardo sospetto per non attribuirle a mere esigenze di campagna elettorale. Non è certo la prima volta che negli ultimi sei mesi che ondate di immigrati vengono sbarcati sulle coste siciliane e poi distribuiti in tutta Italia dopo essere stati raccolti in mare da fregate, corvette, pattugliatori e navi da sbarco della Marina. Complice anche un inverno mite il flusso dalla Libia non si è mai fermato e la presenza della nostra flotta ha semplificato l’attraversata favorendo gli affari dei trafficanti nordafricani. Non è neanche la prima volta che gli immigrati, invece di mostrare riconoscenza e rispetto nei confronti dell’Italia, si abbandonano ad atti vandalici o fuggono dai centri d’accoglienza.
“Questa operazione Mare Nostrum è un’autentica follia e continuiamo a spese nostre a fare da taxi e camerieri per i trafficanti di clandestini. Si deve sospendere subito questa operazione che, come era stato facile prevedere, incoraggia tutte le bande criminali che approfittano del vuoto di potere in Libia causato da una guerra deleteria imposta da presunti interessi americani e francesi” ha detto Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e vice presidente del Senato aggiungendo che “siamo di fronte a un disastro che l’Unione Europea ignora e che il governo italiano ha sottovalutato colpevolmente”. Tutto vero ma non si tratta certo di una novità così come non stupisce che la Lega Nord cavalchi (ancora) il cavallo di battaglia della lotta all’immigrazione dimenticando però che nel 2011 il Ministro degli Interni Roberto Maroni diede il via libera all’accoglienza di 24 mila tunisini (per metà galeotti fuggiti dalle prigioni) che nulla avevano che fare con i profughi del conflitto libico.
In realtà i limiti di Mare Nostrum e l’assurdità di impiegare fregate lanciamissili da 60 mila euro di costo al giorno per raccogliere in mare immigrati e portarli in Italia era già evidente dall’avvio dell’operazione come Analisi Difesa sottolinea dall’ottobre scorso. All’epoca però tutti (anche nel centrodestra) diedero credito alle dichiarazioni del governo Letta circa gli obiettivi di Mare Nostrum che riguardavano non solo il soccorso ma anche la deterrenza.
Il Ministro degli Interni, Angelino Alfano, parlò di “rafforzare la protezione della frontiera” con la “deterrenza del pattugliamento e dell’intervento delle Procure” mentre il Ministro degli esteri, Mario Mauro, sostenne inizialmente che gli immigrati sarebbero stati portati in un porto sicuro non necessariamente italiano e poi rivelò che i profitti dai trafficanti finanziano anche il terrorismo islamico. Sei mesi dopo il bilancio dell’operazione è del tutto negativo se si esclude il fatto che la Marina ha scongiurato altri tragici naufragi come quello dell’ottobre di fronte a Lampedusa in cui morirono oltre 300 persone. Dopo i 43 mila arrivi dell’anno scorso ( il 224% in più del 2012) nei primi quattro mesi di quest’anno sono già 24 mila gli immigrati sbarcati tutti e solo in Italia mentre altri 700 mila (lo dice il ministro Alfano) sono pronti a imbarcarsi in Libia. Li accoglieremo tutti per poi lasciarli liberi di vagare per il territorio nazionale? Gli ordini impartiti alla Marina non hanno mai consentito di contrastare i traffici ma solo di favorirli e anche se un centinaio di scafisti sono stati arrestati i flussi non ne hanno risentito e del resto quei criminali non temono certo la giustizia o il carcere italiani. Le porte spalancate hanno aumentato i “clienti” dei trafficanti e ridotto i costi delle traversate mentre i piccoli cantieri navali sulla costa tra la Tunisia e la Tripolitania che un tempo realizzavano barche da pesca ora lavora alacremente per varare “legni” da mettere in mare riempiti all’inverosimile di immigrati.
Grazie a Mare Nostrum e al solito ipocrita buonismo italico siamo diventati l’unico Paese al mondo a non difendere i propri confini e ad aiutare chiunque possa pagare il “pizzo” ai trafficanti a superarli. L’Italia è anche l’unico Stato a utilizzare la flotta per favorire l’immigrazione clandestina e arricchire i criminali al costo dichiarato di 9 milioni di euro al mese. Certo l’emergenza immigrati ha portato anche qualche vantaggio alla Marina consentendole di far valere la propria importanza e ottenere nell’ambito della stessa Legge di Stabilità che in novembre stanziò 210 milioni per assistere gli immigrati un insperato (specie in tempi di spending review) finanziamento pluriennale di 6 miliardi di euro per rinnovare una flotta destinata “all’estinzione” poiché gran parte delle unità in servizio sono giunte ormai alla fine della vita operativa.
Continuiamo a lamentarci che l’Unione Europea non ci aiuta a gestire l’emergenza e i nostri “partner” si rifiutano di accogliere parte dei clandestini? Ci stupiamo ancora dell’inaffidabilità dei nostri alleati dopo che proprio loro scatenarono la guerra in Libia nel 2011 con l’obiettivo non secondario di colpire i nostri interessi?
Nell’attuale contesto cancellare Mare Nostrum ritirando la flotta non risolverebbe l’emergenza provocando una nuova concentrazione dei flussi su Lampedusa con il rischio di nuovi naufragi e tragedie. In base al principio che ogni Stato è sovrano sarebbe invece meglio assumere iniziative concrete per tutelare gli interessi nazionali ammesso che qualcuno abbia ancora una vaga idea di cosa significhi questa espressione. Con la forza navale mobilitata si potrebbe gestire un’operazione di respingimento che riporti in Libia gli immigrati, con la sola esclusione dei bisognosi di cure sanitarie, garantendo la sicurezza di un tratto di costa nel quale le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite potrebbero concentrare l’intervento umanitario. Una buona occasione per ricordare ai “partner” della Ue che in Libia c’è una missione europea (Eubam) per il controllo delle frontiere le cui attività non hanno finora lasciato tracce.
I Fucilieri di Marina e le navi da combattimento sono in grado di garantire un consistente deterrente e del resto noi italiani siamo riusciti a lanciare oltre 700 bombe e missili sui nostri “alleati libici” (in base al Trattato di amicizia firmato con Gheddafi) nel 2011 che ora non dovremmo farci troppi scrupoli a puntare le armi contro schiavisti e miliziani. Basterebbero pochi respingimenti gestiti in questo modo per dimostrare che l’Italia non si fa condizionare dai criminali e ottenere la cessazione o il ridimensionamento dei flussi migratori poiché nessuno pagherebbe più migliaia di euro o dollari per ritrovarsi al punto di partenza. Disponiamo inoltre degli strumenti necessari (intelligence, droni e forze speciali) a trovare e colpire i boss delle organizzazioni criminali che gestiscono i traffici di esseri umani. Strumenti che peraltro impieghiamo da anni contro i talebani afghani.
Certo occorrerebbe forzare Tripoli a dare il suo assenso anche se a questo proposito il Ministro degli Esteri, Federica Mogherini sostiene che “l’attuale governo libico non ha il pieno controllo del territorio ne’ può garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti e questo rende impraticabile ogni ipotesi di collaborazione finalizzata al rimpatrio dei migranti verso tale Paese”. La sua collega alla Difesa, Roberta Pinotti sostiene che in Libia “non abbiamo interlocutori istituzionali stabili e non si possono ipotizzare accordi per bloccare il flusso migratorio in partenza”.
Le stesse valutazioni potrebbero però portare anche a conclusioni opposte. L’assenza di interlocutori credibili o stabili a Tripoli imporrebbe infatti di assumere iniziative anche unilaterali per tutelare gli interessi nazionali. Del resto gli statunitensi entrano in Libia a loro piacimento per catturare o uccidere uomini di al-Qaeda e nessuno si pose problemi morali quando la NATO bombardò la Libia per sette mesi pur di far cadere il regime di Gheddafi o quando anche Roma fornì in segreto armi ai ribelli libici aggirando l’embargo decretato dall’Onu.
E poi siamo così sicuri che in Libia non ci prendano ancora una volta per il naso? E’ vero che il Parlamento di Tripoli non ha ancora nominato un nuovo premier dopo la fuga di Alì Zeidan e le dimissioni (sotto minaccia) di Abdullah al Thani ma l’esercito libico (che addestriamo pure noi italiani) ha ripreso il controllo di due dei 4 porti petroliferi in mano ai ribelli della Cirenaica consentendo di riprendere il lucroso export di petrolio. I libici hanno battaglioni per presidiare i terminal energetici ma non riescono a controllare i porti utilizzati dai trafficanti di esseri umani? La riunione tenuta il 28 aprile da Renzi con i vertici dei servizi segreti, dei corpi di polizia e i ministri degli Interni e della Difesa per verificare e aggiornare Mare Nostrum ha costituito l’ennesima occasione perduta per un cambio deciso di linea e per un impiego dello strumento militare teso a risolvere i problemi, non ad aggravarli.
L’incontro si è invece concluso con la prospettiva che “l’Italia tornerà con determinazione” a chiedere, in vista del semestre di presidenza dell’Ue e del prossimo Consiglio Ue, “piu’ impegno da parte delle Nazioni Unite e dell’Unione europea” nel contrasto all’immigrazione clandestina. Il governo Renzi invece di assumersi precise responsabilità tenta di “scaricarle” sulla comunità internazionale. Facile prevedere che Onu e Ue continueranno a infischiarsene.
Foto: Marina Militare
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.