In Siria ancora l'8 per cento delle armi chimiche
di Laurence Figà-Talamanca – ANSA
E’ passata disattesa anche l’ultima scadenza, quella di oggi proposta dalla stessa Damasco, per terminare la consegna dell’intero arsenale chimico del regime siriano, che dovrà essere distrutto all’estero in base al piano messo a punto dall’Opac dopo la strage di Ghouta dell’agosto scorso. Nelle ultime settimane le autorità siriane hanno accelerato il passo nei trasferimenti di agenti chimici al porto di Latakia, dove devono essere imbarcati sui cargo danese Ark Futura e norvegese Taiko che li porteranno fuori dal Paese e che non salperanno finche’ non avranno caricato la totalità del materiale. Ad oggi però manca ancora l’8% delle circa 1200 tonnellate dichiarate da Damasco, mentre era stato proprio il governo siriano a indicare la data del 27 aprile per completare la rimozione delle armi chimiche, dopo aver saltato le scadenze precedenti del 31 dicembre 2013 e del 5 febbraio inizialmente previste dal piano Opac. Inoltre, la Siria avrebbe dovuto distruggere entro il 15 marzo anche 12 siti di produzione di armi chimiche: si tratta di 7 hangar corazzati e 5 tunnel che ora vorrebbe convertire “a scopi pacifici” disattendendo l’accordo con la comunità internazionale.
Resta infine una minima percentuale di isopropanolo che Damasco ha già distrutto sul proprio territorio. “Il 7,8% di materiale chimico si trova ancora nel Paese, in un sito specifico”, ha confermato oggi da Damasco la coordinatrice della missione congiunta Opac-Onu Sigrid Kaag esortando ancora una volta il regime a “rispettare gli impegni assunti” che prevedono che l’arsenale chimico venga interamente distrutto entro il 30 giugno 2014. Per i siriani il sito in questione è però “inaccessibile” per problemi di sicurezza sulla strada tra Damasco e Homs da cui devono passare gli ultimi container. Molti analisti ritengono invece che Bashar al Assad voglia tenersi ancora una carta di riserva: non tanto per poter usare il residuo di armi chimiche nel conflitto contro i ribelli (che peraltro miete decine di vittime al giorno con armi convenzionali), quanto per il timore di finire “in balia degli eventi” una volta soddisfatte le richieste occidentali. Martedì 29 aprile una riunione straordinaria del Consiglio Esecutivo dell’Opac discuterà dell’avanzamento del piano, con un rapporto del direttore generale Ahmet Uzumcu, che sarà poi trasmesso anche al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
E’ possibile che Stati Uniti e Francia tornino ad alzare la voce con la Siria per non aver rispettato quei patti che fermarono i raid contro Damasco dopo l’attacco chimico di agosto. E che si valuti la possibilità di un coinvolgimento dell’Opac nell’accertamento delle accuse dei recenti attacchi con gas cloro, una sostanza tossica ma non classificata come “arma” e per questo non inserita nella lista Opac degli agenti chimici da distruggere. Al momento resta quindi incerto – anche se tuttora possibile – l’arrivo entro la prima metà di maggio a Gioia Tauro della Ark Futura per il trasbordo di 570 tonnellate di materiale di priorità 1 (il più pericoloso, tra cui gas mostarda e precursori del sarin) sulla nave Usa Cape Ray che le distruggerà a bordo in acque internazionali. Il resto delle armi chimiche di priorità 1 sarà invece distrutto in Gran Bretagna e Finlandia, quelle di priorità 2 in industrie chimiche civili in Usa e ancora Finlandia.
Foto: AP e DPA
RedazioneVedi tutti gli articoli
La redazione di Analisi Difesa cura la selezione di notizie provenienti da agenzie, media e uffici stampa.