Mosul liberata
Mosul è stata liberata dalla presenza dell’Isis. L’annuncio ufficiale è stato fatto il 9 luglio dal primo ministro iracheno, Haider al-Abadi, che è arrivato vestendo una uniforme dell’esercito nella città al centro di una battaglia durata quasi nove mesi. “e si è congratulato con gli eroici combattenti e il popolo iracheno”.
Le truppe di Baghdad restano in realtà impegnate in combattimenti “violenti” contro gli ultimi miliziani del Califfato ancora presenti nella vecchia città’ di Mosul.
Del resto i jihadisti avevano promesso il giorno pima l’annuncio di al-Abadi di combattere “fino alla morte” con un messaggio diffuso dall’agenzia ufficiale del gruppo, Amaq, di cui ha dato notizia Site, il sito statunitense che monitora le attività jihadiste sui social media. Il messaggio è stato diffuso poche ore dopo che il portavoce delle operazioni delle forze irachene a Mosul, il generale Yahya Rassoul, aveva affermato “siamo vicini alla vittoria sull’IS a Mosul.
La Coalizione a guida Usa ha confermato che le forze armate irachene hanno ripreso il totale controllo di Mosul dall’IS definendo la caduta della città un colpo mortale per il Califfato.
La vittoria ha visto piovere su Baghdad congratulazioni da più parti e qualche rivendicazione del ruolo ricoperto dalle componenti straniere che hanno sostenuto finora l’Iraq.
Per Donald Trump si è congratulato con l’Iraq per la sconfitta del Califfato a Mosul precisando che l’IS ha i giorni contati.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha salutato la “Mosul liberata” sottolineando che “la Francia omaggia tutti coloro che insieme alle nostre truppe hanno contribuito a questa vittoria”, ha scritto su Twitter con un riferimento alle forze aeree ma anche al contingente terrestre (soprattutto forze speciali e semoventi d’artiglieria Caesar da 155 millimetri) che ha preso parte alle operazioni a Mosul.
Congratulazioni ad al-Abadi sono giunte anche da Teheran. “Congratulazioni all’eroico popolo e al governo dell’Iraq” ha dichiarato il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif che su twitter ha sottolineato: “Quando gli iracheni si uniscono non ci sono limiti a quanto possono raggiungere”. Significativamente è intervenuto uno dei personaggi piu’ carismatici ed influenti di Teheran, il generale Qassem Soleimani, comandante dell’unità ‘al Quds’, le forze per operazioni all’estero dei Pasdaran, i guardiani della rivoluzione islamica.
“L’Iran non è come gli Usa che prendono i soldi iracheni e poi si rifiutano di fornire armi nel momento del bisogno. Il ministero della Difesa (iraniano) ha fatto lavorare (le industrie per gli armamenti) per tre turni al giorno per costruire armi per l’esercito iracheno”. Non appena Abadi lo ha chiesto alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei “l’Iran ha schierato i suoi caccia-bombardieri Sukhoi 24 per loro”, ha ricordato Soleimani.
Le forze irachene, sostenute dalla Coalizione anti-Is a guida Usa, sono impegnate nella battaglia contro l’IS a Mosul dal 17 ottobre 2016quando è scattata l’offensiva nella parte orientale della città, riconquistata poi a gennaio. Alle operazioni a Mosul hanno partecipato migliaia di uomini delle forze di sicurezza irachene e milizie tribali sunnite mentre all’esterno del centro abitato hanno operario i peshmerga curdi e le milizie sciite alleate.
Il generale Stephen Townsend, comandante operativo (guida la Combined Joint Task Force) dell’Operazione Inherent Resolve, ha evidenziato alla BBC come la guerra non sia ancora finita sollecitando il governo di Baghdad “a riconciliarsi con la popolazione sunnita” per scongiurare che emerga una “Isis 2.0”.
Il generale ha sottolineato come ci siano ancora jihadisti Isis in Iraq, per cui è essenziale che l’esecutivo guidato da Haider al-Abadi dialoghi con la comunità sunnita per impedire al gruppo jihadista di rinascere: “Se dobbiamo evitare che emerga l’Isis 2.0, il governo iracheno dovrà fare qualcosa di piuttosto diverso. Dovrà tendere la mano e riconciliarsi con i sunniti e far sentire loro che il governo a Baghdad li rappresenta”.
A battaglia (quasi) finita resta poi drammatica la situazione umanitaria in città e nell’intera regione di Ninive dove si registrano circa un milione di sfollati.
Foto AP e Military Times
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