I Gurkhas britannici resteranno nel Brunei?
Mentre le organizzazioni internazionali per i diritti umani sono sul piede di guerra per il decreto emanato dal Sultano del Brunei che introduce la Sharia (e relative pene quali flagellazioni, amputazioni e lapidazioni), ci si interroga sul futuro della guarnigione britannica incaricata della sua sicurezza e sulle mosse di Cameron. The British Forces Brunei, dopo il ritorno di Hong Kong alla Cina, è l’ultima presenza militare britannica in Estremo oriente e, con Diego Garcia, una delle due ad est del Canale di Suez. La guarnigione britannica è stanziata nel paese dal 1959, quando venne trasferita da Singapore per sedare una ribellione.
Con l’indipendenza del 1984, alle forze britanniche è stato chiesto di rimanere nel paese con un accordo rinnovabile ogni 5 anni. Tale accordo prevede assistenza e protezione su richiesta del Sultano che si fa quasi completamente carico del “vitto e alloggio” delle truppe di Sua Maestà. Inquadrata come riserva, questa forza è a disposizione per impieghi fuori area con altri reparti (come avvenuto in Afghanistan, Timor Est e Sierra Leone) ed ammonta a circa un migliaio di effettivi. Un battaglione di fanteria leggera (a rotazione triennale) tra i due del Reggimento fucilieri Gurkha. In supporto, vi sono poi piccoli contingenti che si occupano di ruoli amministrativi e logistici; tra questi una squadriglia di elicotteri Bell 212 dell’Army Air Corps. Il tutto articolato su quattro siti: il Campo Sittang, al centro del paese e altri 3 nei dintorni di Seria, estremità occidentale.
Oltre alla posizione strategica, il sultanato è anche sede di una delle più importanti strutture addestrative delle Forze Armate britanniche, la Jungle Warfare Training School. I Gurkha, soldati di origine nepalese arruolatosi nell’Esercito britannico, appartenevano in passato all’Esercito dell’India Britannica ed, ancora prima, alla Compagnia delle Indie Orientali. Feroci e coraggiosissimi guerrieri, sono famosi per l’onnipresente e caratteristico coltello dalla lama ricurva, il kukri. Per quanto riguarda le pressioni che Londra può esercitare utilizzando il suo supporto militare affinché si abbandoni la via della legge coranica nel paese, va detto che il Sultano già si avvale di una propria forza Gurkha di circa 2.000 uomini (tutti ex soldati britannici) e di altre guardie del corpo private.
Ad eventuali “perdite” potrebbe sopperire tranquillamente ricorrendo nuovamente al settore privato delle PMC e PMS: i soldi di certo non gli mancano, tantomeno i fornitori!
Al contrario, Londra rischierebbe ottime relazioni, una posizione strategica (praticamente a costo zero!) in un’area ricca di petrolio e gas, nonché un centro addestrativo di primaria importanza. Il gioco vale la candela?
Foto: Getty Images, British Army
Pietro OrizioVedi tutti gli articoli
Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.