“Brigata gay” contro il Califfato a Raqqa? Le SDF smentiscono

Dopo le unità combattenti femminili curde è la volta della “brigata gay” vendicarsi con le armi dei massacri subiti dallo Stato Islamico? Dal comando delle Syrian Democratic Forces fioccano le smentite.

“A Raqqa sventolano la bandiera rosa e nera e quella arcobaleno dell’Esercito di Liberazione e Insurrezione Queer”. A darne l’annuncio, con una foto su Twitter, è la formazione guerrigliera anarchica delle Forze guerrigliere popolari per la rivoluzione internazionale (IRPGF), che ha lanciato in Siria la creazione della prima unità “composta da compagni e compagne lesbiche, gay, bisex, transgender, queer e intersex, e da chiunque desideri abolire il genere binario e far avanzare la rivoluzione delle donne e una più ampia rivoluzione di genere”.

Il Queer Insurrection and Liberation Army (TQUILA) farà parte della Brigata Internazionale di Liberazione. Quest’ultima è la formazione che raccoglie i combattenti stranieri che hanno raggiunto la Siria del nord per combattere l’Isis insieme alle Unità di protezione del popolo (Ypg) dei curdi siriani integrata con milizie arabe sunnite nelle Syrian Demicratic Forces (SDF) sostenute dagli Stati Uniti.

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“Queste checche uccidono fascisti” è lo slogan scelto per il primo striscione del TQUILA, che in un comunicato scrive: “I nostri membri hanno guardato con orrore quando fascisti ed estremisti in giro per il mondo hanno attaccato la comunità queer e assassinato innumerevoli suoi membri”. Scrivono ancora i membri della formazione, riferendosi alla lotta delle donne curde: “La necessità e il desiderio di rafforzare le conquiste della rivoluzione femminile e di portare avanti la lotta queer ha motivato i membri della IRPGF a formare il ‘TQUILA'”.

Al di là dell’impatto mediatico non è stata precisata la consistenza numerica della “brigata gay” né quale tipo di esperienza militare abbiano i suoi componenti. Le SDF ne hanno comunque smentito l’esistenza con un comunicato che definisce “fake news” la notizia diffusa dai social e ripresa soprattutto dai media britannici. Le SDF, pur sottioineando “il rispetto per i diritti umani, inclusi quelli degli omosessuali” negano la presenza dell’unità militare composta da gay all’interno delle loro forze e  bollano la notizia come falsa.

 

(con fonti agenzie Dire, Askanews e SDF)

Foto Twitter

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