Migranti: due test decisivi per la credibilità dell’italia

da Il Mattino del 2 agosto (titolo originale: Scafisti e Ong, dalle parole ai fatti”)

Nei prossimi giorni il governo italiano è chiamato a sostenere due test decisivi per risolvere la crisi determinata dai flussi migratori illegali dalla Libia e per dimostrare la volontà di garantire interessi e sovranità nazionale. Il primo riguarda l’efficacia della missione navale che verrà effettuata “in punta di piedi” in acque libiche dalle navi della Marina.

Una missione improntata al basso profilo mediatico (non ha neppure un nome perché è considerata la prosecuzione dell’operazione nazionale Mare Sicuro) per non rischiare di indebolire ulteriormente il premier Fayez al-Sarraj, il cui unico amico rimasto sembra essere l’Italia.

La missione di supporto tecnico e operativo deve dimostrare di poter aiutare concretamente le deboli forze navali libiche a espletare i loro compiti, cioè contrastare i trafficanti e fermare barconi e gommoni che salpano dalle coste della Tripolitania occidentale. Specie ora che Tripoli assumerà il controllo di un’area di ricerca e soccorso.

Un aspetto fondamentale per la credibilità operativa e politica della missione italiana che potrebbe favorire così la “chiusura” della rotta libica e la fine dei flussi di immigrati illegali diretti in Italia.

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Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha sottolineato che la missione è finalizzata alla protezione e difesa dei mezzi della Guardia costiera libica di cui cureremo riparazioni e supporto logistico. Le prime navi a intervenire saranno un’unità logistica e un pattugliatore che porterà nella base di Abu Sittah il personale destinato ad affiancare i libici nel comando delle operazioni navali. In ogni caso restano a disposizione nell’area del Mediterraneo centrale le navi dell’operazione Mare Sicuro, a cui ricorrere “se dovessero nascere nuove esigenze”.

Il ministro ha precisato che navi e militari italiani potranno difendersi con le armi se attaccati e potranno intervenire in aiuto alle navi libiche mentre il loro impiego sarà nelle aree dove i libici chiederanno aiuto, cioè “dove si concentrano le attività illegali”.

Di fatto la presenza italiana dovrebbe costituire un deterrente contro gli attacchi dei trafficanti, i cui motoscafi hanno in più occasioni sfidato la Guardia costiera di Tripoli, scoraggiandone azioni di disturbo e provocazioni.

Non meno importante, anche se non ufficializzato, è il ruolo strategico della presenza navale italiana a sostegno di al-Sarraj a contrasto dell’iniziativa diplomatica francese che ha rafforzato il generale Khalifa Haftar (non a caso espressosi contro l’intervento italiano) ed è chiaramente tesa ad aumentare l’influenza di Parigi nella nostra ex colonia.

CNN Libya cost Guard

Il secondo test decisivo per la credibilità di Roma riguarda la capacità di imporre alle sette Ong che non hanno firmato il codice di condotta impartito dal Ministero degli Interni di cessare le loro attività di sbarco dei migranti nei porti italiani.

Si tratta di Ong che non vogliono poliziotti italiani a bordo e rifiutano di rispettare diversi divieti: di trasferire i migrati soccorsi su altre navi, di transponder che segnalano la posizione della nave, di effettuare comunicazioni (con i trafficanti) che facilitino la partenza dei migranti. Così come non intendono rispettare l’impegno chiesto da Roma di non ostacolare la Guardia costiera libica, di comunicare la lista dei loro finanziatori e di rendere conto costantemente alla Guardia costiera italiana.

Di fatto sette Ong, pur con diverse sfumature, pretendono di poter continuare a fare ciò che vogliono sbarcando immigrati illegali in Italia.

Non è ancora chiaro quali provvedimenti verranno presi nei lorio confronti ma pare evidente che l’unica soluzione ragionevole che tuteli la sovranità italiana è riposta nell’invito alle navi delle Ong refrattarie alle regole di Roma a non avvicinarsi alle acque e ai porti nazionali.

IFRONTEX

Un provvedimento ancor più necessario dopo che il ministro degli Interni, Marco Minniti, ha ricordato in un’intervista che “le Ong considerano prioritario salvare persone in mare non garantire la sicurezza nazionale del paese che andrà ad accogliere quei migranti” aggiungendo che “nel momento in cui operano numerose navi civili, un paese serio prende tutte le misure per coniugare la salvezza della vita con le esigenze della propria sicurezza e con l’indefettibile obiettivo di combattere i trafficanti di esseri umani”.

Le due sfide, missione in acque libiche e rispetto delle regole da parte delle ong, sono strettamente connesse ma è chiaro che il successo nel fermare i flussi migratori illegali renderebbe superflue le flotte e le navi civili dedite ai soccorsi e al trasferimento dei migranti nei porti italiani.

Foto Marina Militare, MOAS, Frontex e CNN

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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