Nuova base permanente in Kurdistan: il comando Usa smentisce.

Il Pentagono avrebbe dato il via “già di un mese” alla costruzione di una nuova base militare “permanente” nella zona di al Zammar, distretto che si trova nella vicinanza di Mosul, ex roccaforte dello Stato Islamico (Isis) nel Nord dell’Iraq liberata dalle forze irachene lo scorso mese. A svelarlo è la tv satellitare curda Rudaw che cita diverse fonti, anche ufficiali secondo le quali nella nuova base Usa (la quarta nella regione autonoma del Kurdistan iracheno) sono state già inviate 300 “mezzi pesanti e 120 soldati”.

Secondo l’emittente la nuova base si trova nei pressi del villaggio Kariz nel distretto di al Zammar della provincia di Tal Afar, ultimo bastione dell’ Isis a ovest di Mosul. “I responsabili americano prima di dare il via alla costruzione hanno interpellato i proprietari dei terreni ed i notabili tribali del villaggio informandoli che saranno tutti risarciti”, come ha detto all’emittente Hassan Khallu, responsabile locale del partito Democratico del Kurdistan (PDK).

“La base si sviluppa su 50.000 metri quadrati dove si trova una pista con un piccolo velivolo oltre ad un elicottero.”

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Secondo Rudaw, si tratta della “quinta base militare americana” nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. “Gli Stati Uniti hanno concordato con il presidente della regione del Kurdistan, (Massud Barzani) ed il ministero dei Peshmerga la costruzione della base ed esiste un accordo ufficiale tra le due parti per la base che contribuirà a garantire la sicurezza”, come ha detto all’emittente curda una fonte militare.

“La nuova base in generale costituirà un punto di appoggio per la ripresa del controllo di Tal Afar” ha spiegato infine alla tv, il vice ministro dei Peshmerga curdi, Srist Lazkin.  Il Joint Operations Command statunitense in Iraq ha smentito l’apertura di una nuova base e ha negato vi siano proprie infrastrutture nel settore di Tal Afar ma la notizia giunge nel pieno delle polemiche tra le autorità curde e quelle di Baghdad e Ankara per il referendum per l’indipendenza che i curdi intendono effettuare il 25 settembre.

Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha avvisato ripetutamente di non gradire il referendum affermando che i piani per l’indipendenza curda potrebbero portare ad una guerra civile in Iraq.

L’impressione è che la presenza di forze americane permanenti in Kurdistan punti a scoraggiare incursioni militari turche o di Baghdad contro i peshmerga qualora, come probabile, il referendum sancisse la piena indipendenza del Kurdistan iracheno.

Curdi sul frinte di Mosul AFP Getty Images

La questione si inserisce in un contesto di piena ostilità turca al tentativi di far nascere una entità territoriale curda in Siria.

Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso “disappunto” di Ankara per il sostegno americano alle milizie curdo-siriane, considerate terroristiche dalla Turchia, in un incontro con segretario alla Difesa Usa Jim Mattis, ad Ankara per incontrare il suo omologo Nurettin Canikli e, appunto, Erdogan.

Secondo fonti presidenziali, Erdogan ha protestato con Mattis per il sostegno dato alle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg), principale componente delle Forze democratiche siriane (FDS), che hanno liberto dopo duri combattimenti i dintorni di Raqqa e il 60 per cento della capitale del Califfato.

La Turchia, membro della Nato, considera l’Ypg un’organizzazione “terorrista”, emanazione del Partito dei lavoratori curdi (Pkk). Secondo Erdogan, citato ieri da Hurriyet, 1.000 camion di aiuti americani arrivano dall’Iraq alle milizie curde del nord della Siria. Ankara teme che queste armi poi finiranno nelle mani del Pkk e verranno usate contro le forze turche.

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Nei giorni scorsi Erdogan aveva assicurato che la Turchia ostacolerà qualsiasi tentativo da parte di milizie curde di istituire uno stato curdo nella Siria settentrionale.

“Nonfnon permetteremo mai che un cosiddetto “Stato” sia stabilito dal PYD e YPG nel nord della Siria”, ha dichiarato Erdogan in un discorso a Ankara. “Vogliono istituire un corridoio terroristico nella Siria settentrionale che raggiunge il Mediterraneo” ha aggiunto il presidente. I gruppi curdi siriani hanno due “cantoni” nella regione nordorientale della Siria e la regione dell’Afrin a ovest.

Nell’agosto dello scorso anno, la Turchia ha lanciato un’operazione transfrontaliera nel nord della Siria, volta a cacciare dalla zona di frontiera sia i combattenti YPG che i jihadisti dell’Isis. Alcuni osservatori ritengono che Ankara potrebbe prevedere di estendere le sue operazioni contro lo YPG per cacciarlo dalla città di Afrin, dove Erdogan ha dichiarato che la sua presenza costituisce una “minaccia” per la Turchia.

Lo scorso 5 agosto, il presidente turco ha indicato che la Turchia stava progettando di ampliare le operazione con “passi nuovi e importanti” senza fornire ulteriori dettagli. Ieri lo stesso Erdogan ha detto che un’operazione congiunta con l’Iran contro i militanti curdi che “costituiscono una minaccia”, tra cui il PKK, è “sempre all’ordine del giorno”.

Una dichiarazione rilasciata dopo una visita ad Ankara avvenuta la settimana scorsa del capo delle forze armate iraniane, il generale Mohammad Hossein Bagheri. A loro volta le forze di sicurezza iraniane combattano l’affiliata irachena del PKK, il Partito della Vita Libera del Kurdistan (PJAK).

(con fonte Askanews/AFP)

Foto: AFP, Kurdistan 24, e US DoD

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