F-35: luci e ombre europee

Novità di rilevo dal fronte europeo del programma F-35. A un anno dalla decisione della Danimarca di procedere all’acquisto di 27 esemplari della versione A (21 ordini più 6 opzioni da esercitare solo se i complessivi 3 miliardi di dollari stanziati dalla Difesa si riveleranno sufficienti), la Danish Audit Court ha emanato un primo rapporto sul programma, nel quale contesta le basi da cui il ministero della Difesa è partito nella scelta dello stealth di Lockheed Martin.

A parere della Corte dei Conti danese, incaricata fin da subito dal Parlamento di tenere sotto controllo questo procurement, la Difesa avrebbe agito senza presupposti chiari né corretti modelli d’analisi nel calcolo del life-cycle cost di questi aeroplani. Inoltre, le ore di volo richieste non sarebbero sufficienti a garantire i compiti affidati alle forze aeree danesi, complice l’esiguità della nuova linea da combattimento.

La Corte ha chiesto al ministero di riformulare in Parlamento entro fine novembre le basi della sua scelta, anche in vista dell’ottenimento dell’approvazione finanziaria del procurement.

Le notizie più sensazionali vengono però dalla Germania. Un alto ufficiale della Luftwaffe ha dichiarato sotto anonimato che l’aereo preferito per la sostituzione dei Tornado è il Joint Strike Fighter americano di quinta generazione. L’F-35 sarebbe l’aereo ideale per rispondere a requisiti quali la capacità di penetrare teatri non permissivi e condurre l’identificazione dei bersagli da lunga distanza e i successivi strike.

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Che Berlino abbia bisogno di un aereo da combattimento dell’ultima generazione è fin troppo evidente ma il punto sono i tempi: lo vorrebbe tra il 2025 e il 2030, troppo presto per pensare di sostituire i Tornado con quel Future Combat Air System di nuova generazione ancora in gestazione da parte di Airbus Germany.

La Reuter riferisce che Lockheed Martin vuole mandare un simulatore dell’F-35 in Germania, invitando militari, politici e giornalisti a sedersi ai suoi comandi. Un centinaio di F-35 con la Balkenkreuz dipingerebbe uno scenario del tutto nuovo. Innanzitutto gli offset industriali riservati dai prime contractor americani all’industria tedesca complicherebbero/danneggerebbero in qualche modo la ripartizione del lavoro fra i partner del programma.

In secondo luogo anche le lucrose e tecnologicamente importanti attività di supporto manutentivo-tecnico-logistico degli F-35 europei verrebbero soggette a una ridistribuzione delle opportunità di contratti.

Volente o nolente, un JSF coi colori della Luftwaffe inoltre rappresenterebbe una soluzione ad interim in attesa del fantomatico multiruolo franco-tedesco lanciato a luglio da Macron e dalla Merkel, un progetto al momento più politico che industriale ma sul quale l’adozione dell’F-35 potrebbe mettere un’ipoteca pesante se non mortale.

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A proposito delle attività MRO&U degli F-35 europei, una novità di rilievo viene anche dall’Olanda. La locale Terma, che s’è già aggiudicata quote significative di lavoro sul caccia americano, ha appena inaugurato un nuovo stabilimento per il supporto tecnico-industriale agli apparati di guerra elettronica.

Nell’occasione, il suo Chief Commercial Officer ha dichiarato che i nuovi impianti rappresentano “un assetto importante per le necessità di sostegno delle flotte europee di Joint Strike Fighter”. Con buna pace dei “sogni di gloria” delle infrastrutture italiane di Cameri.

Infine, Lockheed Martin ha recentemente consegnato i simulatori Full Mission (FMS) per l’F-35 a Israele, Italia, Giappone e Norvegia – i primi simulatori in assoluto consegnati a operatori internazionali dell’F-35.

“I simulatori sono elementi fondamentali per l’addestramento dei piloti nelle basi operative dell’F-35 in questi quattro paesi, dove serviranno per la qualificazione dei piloti, la formazione continua e la simulazione di missioni operative” si legge nel comunicato dell’azienda statunitense.

Lockheed Martin è impegnata nel supportare i partner del programma per il raggiungimento dei loro obiettivi di formazione” ha commentato Colleen Arthur, vice presidente F-35 Training di Lockheed Martin. “Lockheed Martin ha un’esperienza senza pari nella gestione delle attività di training quotidiane con l’F-35 e è lieta di continuare a collaborare con questi importanti alleati nello sviluppo dei rispettivi programmi di formazione”.

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Il comunicato di Lockheed Martin ricorda che “decine di piloti internazionali e addetti alla manutenzione sono stati addestrati negli Stati Uniti, mentre un gruppo ristretto di istruttori è stato formato dal Global Mobile Training Team (GMTT), un gruppo di esperti che organizza attività di training su richiesta e in loco a livello globale a supporto dei centri di addestramento dell’F-35 e delle unità operative.

Lockheed Martin supporta la formazione per la manutenzione dell’F-35 in Israele, Italia, Giappone e Norvegia. Questi Paesi hanno ricevuto o riceveranno materiale didattico, programmi di addestramento e un Aircraft Systems Maintenance Trainer (ASMT). Il programma F-35 si sta preparando alla fase di produzione a pieno regime e gli addetti alla formazione dei piloti e i manutentori saranno inviati presso altri clienti internazionali dell’F-35 a partire dal 2018”.

Foto USAF e Lockheed Martin

Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli

Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.

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