Una base navale turca in Sudan?
Ankara potrebbe rendere permanente la sua presenza navale nelle acque del Mar Rosso, ora attraversate dalle unità navali turche dirette in Somalia (dove è attiva da settembre una base militare turca vicino a Mogadiscio costata 50 milioni di dollari) e impegnate nelle attività anti pirateria nell’Oceano Indiano.
Il 26 dicembre l’agenzia di stampa Reuters ha citato le dichiarazioni del ministro degli Esteri sudanese, Ibrahim Ghandour, circa un accordo per ripristinare i moli dell’antico porto ottomano di Suakin, sulla costa sudanese del Mar Rosso, per renderlo accessibile a navi militari e civili turche.
Suakin è stata una tappa della visita in Sudan del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il 24 dicembre scorso, che avrebbe garantito l’utilizzo del nuovo porto anche per attività turistiche e per il transito dei pellegrini a La Mecca, dall’altra parte del Mar Rosso.
L’accordo tra Sudan e Turchia avrebbe un valore di 650 milioni di dollari e di certo non verrà ben visto da Israele, dall’Egitto e neppure dai sauditi considerata la stretta alleanza tra Ankara e il Qatar.
Forse anche per questo i due governi hanno sfumato le dichiarazioni sul significato militare dell’accordo preferendo esaltarne il valore commerciale e turistico.
Situato 60 chilometri a sud di Port Sudan, Suakin (nella foto a simnistra) rappresenta solo un tassello di un più ampio programma di investimenti turchi nell’economia sudanese che include anche la costruzione di un nuovo aeroporto a Khartoum, per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari.
Foto Reuters
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